Se i turisti non sanno che la Foce del Cassarate è pericolosa

Due cartelli di sensibilizzazione sul percorso che da viale Castagnola porta alla Foce (uno imbrattato e quasi illeggibile, l’altro che rischia di confondersi con le pubblicità del LongLake) e due per chi sceglie il sentiero interno al parco Ciani. Bastano a far capire che per fare il bagno alla Foce del Cassarate occorre prudenza? Difficile non porsi questa domanda camminando in zona e sapendo che domenica sera, in quel tratto di lago, si è consumata l’ennesima tragedia. Un indiano di 27 anni, residente in Germania, è improvvisamente scomparso nelle acque. I sub l’hanno trovato un’ora dopo a 6 metri della riva e a 4 di profondità. Il 2 luglio a perdere la vita è invece stato un cinquantenne eritreo, gettatosi nel Ceresio per soccorrere il figlio in difficoltà. E sfogliando gli archivi la lista si allunga. È vero, ogni caso ha la sua storia e le sue cause, ma i luganesi lo sanno: quella zona è insidiosa. E per questo fanno attenzione. I turisti no. Per loro quello è uno splendido pezzo di lago - in centro città e pieno di gente - in cui un piccolo fiume si getta dolcemente nel Ceresio. Ma non è proprio così.
Si è portata il salvagente
Ieri mattina abbiamo fatto un giro alla Foce per capire la situazione. Una premessa è d’obbligo. L’area è insidiosa, sì, ma il fatto che sia il punto più letale del Ceresio è legato anche e soprattutto a una questione di numeri. Essendo la zona più frequentata, è anche logico che sia quella in cui si registrano più annegamenti. Ma, detto questo, le insidie ci sono. Repentini cambi di corrente e di profondità dell’acqua, un fondale che in alcuni punti è instabile e lo sbalzo termico. I luganesi, appunto, lo sanno. Perché ogni anno qualcuno alla Foce perde la vita. I turisti no. E come potrebbero del resto saperlo? Emblematico in questo senso è il fatto che, durante il nostro giro alla Foce, una delle uniche ticinesi che abbiamo incontrato stesse entrando in acqua con un piccolo salvagente tra le braccia. «Di solito mi immergo solo fino alle ginocchia, ma se proprio devo spingermi oltre, ecco che almeno ho questo», ci spiega indicando appunto la piccola ciambella arancione che, in caso di problemi, la terrebbe a galla. Eccessiva prudenza? Probabilmente no. «Vengo spesso alla Foce e ne ho viste tante. L’anno passato abbiamo soccorso una turista araba che era entrata in acqua per rinfrescarsi, con tutti i vestiti, e poi era improvvisamente scomparsa».
«Grazie per avermelo detto»
Turisti ignari dei pericoli, dicevamo. Alla Foce ne abbiamo incontrati diversi. È vero, ci sono i cartelli che dicono di fare attenzione, ma non è detto che ci diano peso. Perché appunto la Foce, così frequentata e così in centro, non sembra pericolosa. Quei cartelli sembrano essere stati messi lì pro forma, un po’ come i bugiardini nelle scatole dei medicinali. «Non sapevo - ci spiega un turista nordamericano - che fosse così pericoloso. Sì, ho visto i cartelli, ma credevo fosse più che altro una cosa standard. Davvero ieri è affogato un giovane? Grazie per avermi avvisato, davvero. Ora farò attenzione».
«Mettetelo più vicino alla riva»
Avviciniamo un gruppo di turisti milanesi. Anche a loro chiediamo se, dalle informazioni trovate sul posto, hanno capito che per fare il bagno occorre fare attenzione. «Non avevamo intenzione di fare grandi nuotate - ci rispondono - ma grazie della dritta. I cartelli, attraversando il parco, effettivamente c’erano. Ma non sarebbe meglio posizionarli più vicino alla riva? Avrebbero più impatto». Osservazione condivisa anche da una ticinese, frequentatrice abituale della Foce. «Fosse per me metterei un cartello bello grande in mezzo all’acqua, perché davvero la gente non si rende conto dei pericoli. C’è chi resta al sole per ore, bevendo birra, e poi entra in acqua non sapendo nuotare. Non hanno idea di quel che rischiano». Incontriamo infine una giovane coppia svizzerotedesca, che non si era neppure accorta che l’area non è sorvegliata. «Ah non c’è il bagnino? E come mai è pericoloso fare il bagno? Il lago sembra basso e tranquillo».
È Daniele Bisang, presidente della Salvataggio Regione Sud, a spiegare i motivi che rendono la Foce insidiosa. «Il fondo è traditore. Si entra in acqua, si sente il terreno sotto i piedi, ma poi a un certo punto quel terreno non c’è più». Il fiume Cassarate erode e modifica continuamente il fondale. Ed è così che, all’improvviso, non si tocca più. «Chi non sa nuotare si trova in difficoltà e a volte, andando in panico, peggiora la situazione». E poi c’è il rischio di choc termico, soprattutto nelle giornate estive. L’acqua (il Cassarate nasce a 1.540 metri di quota) cambia temperatura in modo improvviso.
Lo scrivevamo sopra: i luganesi sanno che fare il bagno alla Foce può essere insidioso, i turisti no. Qualche cartello d’avviso potrebbe dunque non bastare. Chissà, forse potrebbero essere gli albergatori a fare sensibilizzazione in questo senso. Potrebbero avvisare i loro clienti: «Andate a vedere la Foce, che è molto bella, ma se entrate in acqua fate attenzione». «In effetti - conferma Daniele Bisang, presidente della Regione Sud della Società svizzera di salvataggio -è una buona idea. Si potrebbero coinvolgere albergatori e ristoratori della zona». In giugno la Salvataggio ha donato alla Città proprio un salvagente, installato al lido. E delle attività di sensibilizzazione - per esempio volantinaggi sul posto - vengono organizzate. Per Bisang però il grande successo della Foce, diventata anche a seguito della rinaturazione un «must» a Lugano per i turisti e non solo, impone probabilmente un cambiamento. «Credo sia il momento - ci spiega - di avere un bagnino».
«Se non un bagnino - aggiunge Boris Donda, presidnete della commissione cantonale Acque Sicure - dei pattugliatori. Sono misure che si possono discutere con il Municipio. Nulla è escluso: proposte e analisi in questo senso vengono fatte continuamente». «Delle valutazioni - conferma la municipale Karin Valenzano Rossi, responsabile dell’area Sicurezza - si stanno facendo ed è normale che vengano fatte. La prevenzione, in ogni caso, resta fondamentale».
Discussione riaperta
Da anni si discute di mettere dei bagnini alla Foce. Per alcuni la misura avrebbe l’effetto contrario: incentiverebbe la balneazione in un luogo sensibile.
L’esempio: Lugano Marittima
Nel 2019 però, visto che con Lugano Marittima l’area era frequentata da 2.000 persone al giorno, vennero ingaggiati bagnini e pattugliatori.
Il divieto che non c’è più
In passato il Municipio aveva posizionato dei cartelli di divieto di balneazione. Erano illegali: è solo il Cantone a poter legiferare.
La proposta dal Legislativo
Il gruppo PS in Consiglio comunale ha recentemente chiesto un potenziamento della sensibilizzazione.