«Se in città il traffico fosse più scorrevole, i costi del servizio sarebbero inferiori»

Signor Zai, sarà capitato anche a lei di vedere un bus completamente vuoto sulle strade di qualche valle discosta e chiedersi: perché?
«Ogni linea di trasporto pubblico è frutto di valutazioni e adeguamenti costanti sulla base dell’offerta di corse da una parte e dell’evoluzione della domanda e quindi dell’utilizzo effettivo dall’altra. L’obiettivo è garantire la mobilità sull’intero territorio cantonale ottimizzando l’impiego delle risorse. È chiaro che può capitare di vedere un bus completamente vuoto. Ma magari nell’altra direzione era pieno di studenti e pendolari».
Perché non utilizzare mezzi più piccoli?
«L’impiego di mezzi più piccoli non permetterebbe di risparmiare. Bisogna considerare che negli orari di punta i bus grandi servono, perché l’utenza c’è. Costa meno utilizzare questi stessi bus anche nelle fasce orarie più calme piuttosto che avere una flotta separata di bus piccoli, ciò che significherebbe doversi dotare di ulteriori depositi e spendere di più in manutenzione».
Qualcuno dice che in certe valli costerebbe meno pagare il taxi ai rari passeggeri.
«Una decina di anni fa era stato calcolato un costo tra 40 e 60 franchi per ogni passeggero su linee molto periferiche. Sicuramente il costo non è diminuito. Il problema è che parliamo di contesti dove i taxi non ci sono».
Si potrebbero creare, sull’esempio del Verzasca Mobile
«Le valutazioni fatte finora indicano che in contesti come la Verzasca il servizio on demand non potrà quasi mai costare meno del trasporto pubblico. Inoltre deve essere prenotato in anticipo, ciò che limita la libertà dell’utente rispetto al bus di linea».
Come si spiega che la linea di bus che meglio di tutte si autofinanzia in Ticino sia quella tra Bignasco e San Carlo, in Val Bavona?
«Si spiega con il fatto che la Val Bavona non è abitata tutto l’anno e che quindi la linea viene coperta solo durante la stagione estiva. Ci sono quattro collegamenti al giorno per direzione, ben frequentati dai turisti. Se invece la Val Bavona fosse abitata in modo permanente, occorrerebbe garantire il servizio tutto l’anno e quindi il grado di copertura dei costi scenderebbe significativamente».
È per questo motivo che la linea Airolo-Nante è la più deficitaria di tutte?
«Nante è un piccolo paese ma abitato tutto l’anno. Tra l’altro non raggiunge i cento abitanti e quindi la linea non soddisfa i criteri per essere cofinanziata dalla Confederazione ».
E quindi chi copre i costi non coperti?
«Il Cantone per il 72,5%, i Comuni per il 27,5%».
Il Comune di Airolo?
«No, per le linee regionali tutti i Comuni ticinesi, secondo una chiave di ripartizione che tiene conto della rispettiva forza finanziaria, del numero di abitanti e dell’offerta ».
Quindi Chiasso finanzia la Airolo-Nante?
«Tecnicamente sì. Ma anche Airolo finanzia la Muggio-Scudellate. Tutti i contributi dei Comuni finiscono in un calderone unico e vengono ridistribuiti. Lo si può considerare un meccanismo di solidarietà».
Come si spiega che persino certe linee molto frequentate, come quelle in centro a Lugano, non riescano ad autofinanziarsi?
«L’autofinanziamento del trasporto regionale e urbano è un obiettivo che in Ticino difficilmente si può pensare di raggiungere. Anche a livello nazionale, solo poche linee in centri come Zurigo riescono a coprire i costi. A Lugano inoltre c’è un ostacolo, che è quello della velocità».
La velocità? In che modo la velocità influenza i costi di esercizio?
«A Lugano i bus sono in media abbastanza pieni. Il problema è che spesso e volentieri rimangono bloccati nel traffico e quindi impiegano più tempo a percorrere il tragitto. Questo significa che nella pianificazione servono più bus rispetto a una situazione in cui il traffico sia scorrevole. Se non ci fossero colonne avremmo bisogno di meno bus e quindi i costi di produzione sarebbero inferiori».
Dunque, se ci fossero più corsie preferenziali avremmo anche un beneficio economico?
«Certo. Poi è chiaro che non è facile realizzarne di nuove. Tuttavia, ci sono anche altre misure che possono essere messe in atto, per esempio una regolamentazione semaforica che favorisca i trasporti pubblici».
