Sanità

Se la doccia non ti lava ma t’infetta

Acqua negli impianti pubblici e casi di legionellosi: nel mirino del Laboratorio cantonale palestre, wellness e hotel – Nel 2018 un campione su quattro non era conforme – Marco Jermini: «Problema risolvibile con un buon autocontrollo»
Massimo Solari
25.04.2019 06:00

BELLINZONA - Spesso non c’è sensazione più piacevole. Una bella doccia calda dopo ore di duro allenamento in palestra. O perché no, un idromassaggio rigenerante alla Spa per rilassarsi da una giornata particolarmente stressante in ufficio. Attenzione però: una gestione sbagliata dell’acqua distribuita potrebbe avere anche importanti conseguenze sulla salute dell’utenza. La legionellosi, una grave infezione polmonare causata da batteri del genere Legionella, prolifera infatti in sistemi idrici in cui l’acqua non si rinnova costantemente e la cui temperatura oscilla tra 25 e 45 gradi. Lo sanno bene i proprietari di alberghi, centri wellness, stabilimenti balneari, case per anziani e ospedali, che dopo l’estensione del campo d’applicazione della legge federale sulle derrate alimentari e gli oggetti d’uso dal maggio del 2018 sono chiamati a rispettare l’ordinanza sull’acqua potabile e sull’acqua per piscine e docce accessibili al pubblico. E lo sa bene il Laboratorio cantonale, al quale è stato affidato il compito di sorvegliare gli impianti pubblici affinché l’acqua destinata a entrare in contatto con il corpo umano soddisfi i requisiti igienico-sanitari previsti.

«Il Ticino è il cantone con il più alto numero di legionellosi della Svizzera, con un’incidenza di 4-5 volte superiore alla media nazionale» ricorda il direttore del Laboratorio cantonale Marco Jermini. Basti pensare che dei 567 casi dichiarati in Svizzera nel 2018, 95 sono emersi al sud delle Alpi. «Ma questo – precisa Jermini – è anche dovuto al fatto che da noi c’è maggiore sensibilità medica. L’EOC con il suo EOLAB è infatti Centro nazionale di referenza per la legionella. E a un’analitica più spinta sul paziente spesso corrisponde un numero maggiore di casi riscontrati». A seguito delle novità legislative ora anche la lente d’ingrandimento del Laboratorio cantonale si è posata sulla questione. «In Ticino – ammette Jermini – c’è un problema, che interessa soprattutto i centri fitness o wellness nonché gli alberghi. Ma generalmente è di facile risoluzione. Coloro che gestiscono questo tipo d’impianti devono rendersi conto che ricadono in un ambito legislativo diverso dal passato. E devono quindi avere un autocontrollo, effettuare delle analisi preventive a scadenze regolari». Ed è proprio sul regime di verifica interna nelle strutture che il Laboratorio cantonale vigila. «Le nostre ispezioni – spiega Jermini – mirano a valutare come l’azienda piuttosto che la struttura medicalizzata gestisce questo autocontrollo. Se ha fatto delle analisi che cosa ha trovato, come ha risanato l’eventuale presenza di legionelle o gestito la temperatura dell’acqua in regime preventivo». Su questo fronte, indica il rapporto 2018 del Laboratorio cantonale, sono stati effettuati controlli periodici in 13 stabilimenti accessibili al pubblico. E solo nel 46,1% dei casi (6 stabilimenti) tutti i campi di valutazione erano conformi. «Ma riceviamo anche parecchie segnalazioni dagli stabilimenti stessi. Il tema è sentito, la collaborazione tra pubblico e privato buona. E una volta compreso il giusto sistema di autocontrollo i problemi si risolvono in fretta» sottolinea Jermini. Per poi tuttavia aggiungere: «Procediamo anche a dei prelievi. Nel 2018 abbiamo analizzato 42 campioni e 10 non sono risultati conformi. Non è un gran bel dato. Tuttavia noi distinguiamo non conformità minori dalle contaminazioni gravi, che lo scorso anno sono state tre». Cosa significa? «Sopra le 10.000 legionelle (ndr. unità formanti colonia per litro) l’acqua è pericolosa» rileva Jermini: «Il braccio di rete idrica coinvolto va immediatamente chiuso e non può riaprire fino al ripristino di una situazione conforme». A dipendenza della virulenza la legionellosi può in effetti avere esito letale. Occhio a sgarrare dunque. Sentite Jermini: «Se come Laboratorio dovessimo intervenire su segnalazione del medico cantonale in una struttura dove un paziente ha contratto la legionellosi e, a seguito dei prelievi, riscontrare la stessa tipologia delle legionelle e non conformità gravi, può partire la denuncia Ministero pubblico». Il nostro interlocutore ribadisce ad ogni modo che «la maggior parte dei risultati negativi s’inquadrano in situazioni facilmente risanabili attraverso lo shock termico, che consiste nel portare l’acqua calda a temperature fino a 80 gradi per spurgare gli impianti». Al proposito Jermini constata però una criticità: «Il problema è che molte strutture sono state costruite con criteri di risparmio energetico. E tante caldaie non arrivano nemmeno a 60 gradi. Mai, insomma, l’acqua raggiunge temperature tali a prevenire il proliferare delle legionelle».

DA SAPERE

Il batterio

La legionellosi è una grave infezione polmonare causata da determinati batteri del genere Legionella. Questi agenti patogeni, naturalmente presenti in ambienti acquatici e umidi, proliferano particolarmente bene in sistemi idrici in cui l’acqua non si rinnova costantemente (acqua stagnante) e la cui temperatura oscilla tra 25 e 45 gradi (acquedotti, rubinetti, soffioni della doccia, vasche idromassaggio).

Le conseguenze

La legionellosi viene trasmessa tramite l’inalazione di goccioline d’acqua (aerosol) contaminate da determinate specie di Legionella e si manifesta in varie forme, da quelle completamente asintomatiche, a sindromi febbrili fino a polmoniti con rapido decorso ed elevata letalità.

Chi è a rischio

Le persone che fumano o hanno un sistema immunitario debole sono particolarmente predisposte alla legionellosi.

Come prevenire

La misura preveniva più efficace, in grado di impedire la proliferazione del batterio negli impianti sanitari, è quella di assicurare una temperatura dell’acqua calda di almeno 60 gradi all’uscita del serbatoio, di 55 gradi nel sistema di tubature e di 50 gradi all’utenza. La temperatura dell’acqua fredda, invece, deve restare al di sotto di 25 gradi.

La legionellosi viene trasmessa tramite l’inalazione di goccioline d’acqua (aerosol) contaminate da determinate specie di Legionella. (Foto Shutterstock)