Se parliamo del bello la frontiera non esiste

Separati da un confine, uniti dalla volontà di valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale. Con questo scopo, nel 1975, per volontà di Elena Croce (figlia di Benedetto) e dell’amica Giulia Maria Mozzoni Crespi, nasceva il Fondo per l’Ambiente Italiano, FAI. Quello che in molti forse non sanno è che l’ente ha radici anche sul nostro territorio: da circa undici anni, il FAI è presente in Ticino con FAI Swiss, fondazione di diritto svizzero con sede a Lugano.
Concentrato sugli studenti
Mario Botta, Alfredo Gysi e Marco Solari. Questi i presidenti onorari del FAI Swiss. La fondazione è dunque a trazione ticinese, come ci conferma la presidente Simona Garelli Zampa spiegando che il FAI Swiss è nato in modo autonomo, senza scopo di lucro, e che conta tredici volontarie, «tutte molto unite». L’organizzazione svizzera comunque resta sempre legata alla «sorella» italiana, con cui ha creato un vero e proprio ponte culturale, anche se le due fondazioni si distinguono nel loro modo di operare. A differenza del FAI, il fondo svizzero non ha delle proprietà: si focalizza sulla divulgazione. L’eccezione, ovviamente, non manca. «Villa Fogazzaro Roi è un caso a sé» aggiunge Zampa. «Nel 2012 abbiamo acquistato la storica dimora perché collocata sul nostro lago, anche se poco al di là del confine. È appartenuta allo scrittore Antonio Fogazzaro e fu là che scrisse Piccolo mondo antico. Quest’anno è stata sottoposta a un restauro, e l’anno prossimo riaprirà al pubblico».
Le sculture del bosco
Dal 2019 il FAI Swiss è attivo anche nelle scuole ticinesi con un progetto che ha ricevuto 50 mila franchi dal Cantone. Si chiama Apprendisti Ciceroni e nasce in Italia alla fine degli anni ‘80, ma giunge in Ticino solo nel 2018, anno in cui Palazzo delle Orsoline lancia il concorso «Patrimonio per tutti». Da allora, Anna Sciancalepore, ex professoressa e membro del FAI Swiss, ha collaborato con gli insegnanti di tutto il Ticino permettendo ai giovani di scoprire i beni culturali delle loro città. «Nel caso di Lugano, ad esempio, ci eravamo resi conto che spesso i ragazzi passavano davanti a Villa Ciani e non si interrogavano sulle sue origini» ci spiega l’ex professoressa. Da qui, nel 2019, era nata l’idea di affrontare un percorso con gli studenti delle scuole medie cittadine sulla storia dell’Ottocento ticinese attraverso le stanze della villa. Il progetto è articolato in tre frasi: un’uscita, una riflessione in classe e la produzione di un elaborato. «Negli anni abbiamo sempre ricevuto riscontri positivi dalle classi – osserva Sciancalepore – e so che alcuni ragazzi del liceo, dopo il progetto, hanno creato una chat in cui segnalavano i beni della loro città». Il progetto continuerà nell’anno a venire con le classi del Bellinzonese e del Locarnese. FAI Swiss, inoltre, insieme ai progetti che porterà avanti in Italia con il FAI, per la prossima primavera ha in previsione un evento sulle sculture del bosco in Val Calanca.