Giustizia

Si muove la riforma delle ARP: «In Parlamento entro dicembre»

Il rapporto della Commissione è quasi pronto – Claudio Zali ha «preso atto» delle proposte
©Chiara Zocchetti
Giona Carcano
21.10.2025 06:00

«Entro dicembre vogliamo arrivare in Parlamento. Per l’implementazione effettiva, invece, l’orizzonte temporale potrebbe essere di un anno e mezzo, due anni». Alessandro Mazzoleni (Lega), presidente della Commissione giustizia e diritti, indica le tempistiche dell’importante riforma delle Autorità regionali di protezione (ARP). Una riforma che aveva ricevuto il pieno appoggio popolare esattamente tre anni fa, ma che strada facendo si era incagliata sugli scogli del finanziamento e dell’organizzazione. Ora, finalmente, il lungo cantiere sembra muoversi. La bozza di rapporto è quasi pronta, mentre Claudio Zali – oggi in audizione assieme a Frida Andreotti, direttrice della Divisione giustizia – ha preso atto delle proposte formulate dalla Commissione per superare gli ostacoli e andare in Gran Consiglio.

Per Mazzoleni, sono essenzialmente tre i nodi da sciogliere: il finanziamento, la ripresa del personale e i servizi d’appoggio. La questione più delicata è la prima, perché tocca da vicino i Comuni. La riforma delle ARP, infatti, prevede la «cantonalizzazione» del servizio, ora in mano agli Enti locali. Il Cantone si assumerebbe «solo» i costi aggiuntivi della riforma (6 milioni), mentre ai Comuni resterebbero i costi sostenuti già oggi (13 milioni). Una soluzione che però ha fatto storcere il naso a molti. La Commissione, tuttavia, sembrerebbe intenzionata a mantenere la proposta nel rapporto, affidando però al Governo il compito di trovare una formula per compensare i Comuni entro un periodo di tempo definito. «Una possibilità di neutralizzare i costi per i Comuni potrebbe essere quella di ‘pescare’ una misura contenuta nel progetto ‘Ticino 2020’», spiega Mazzoleni. Ad ogni modo, nota il presidente della Giustizia e diritti, «vogliamo tranquillizzare gli Enti locali: i 13 milioni che già oggi pagano per le ARP verranno in qualche modo compensati». L’obiettivo della Commissione è avere il consenso più ampio possibile anche al di fuori del Parlamento. «Per i Comuni si tratterà di una fase transitoria», chiosa ancora Mazzoleni. Come dire: una soluzione per coprire i costi verrà trovata.

L’altro elemento riguarda la ripresa del personale: chi oggi lavora per le ARP è un dipendente comunale. Domani, invece, sarà un dipendente del Cantone. Il fabbisogno dovrebbe essere di circa una sessantina di Unità amministrative, una decina in più delle attuali. Al momento del «passaggio di consegne» contrattuale, tuttavia, verrà valutato caso per caso. La ripresa dei dipendenti da parte del Cantone non sarà quindi automatica.

Il tema dei servizi d’appoggio è invece un capitolo a sé stante. La Commissione ha individuato criticità: alcune decisioni delle ARP, infatti, non vengono applicate per via di servizi «poco performanti». «E questo è un problema», osserva il presidente della Giustizia e diritti. Tuttavia, i servizi d’appoggio non fanno capo al Dipartimento delle istituzioni, bensì al DSS. E per potenziare questo settore aumentandone la qualità , serviranno maggiori finanziamenti. «Bisognerà fare una discussione politica, perché non è possibile scaricare costi da un Dipartimento all’altro», conclude Mazzoleni.