Dopo l'incidente

Siamo (quasi) fuori dal tunnel

Proseguono nei tempi previsti i lavori all’interno della galleria di base del San Gottardo – La rimessa in servizio è confermata per il mese di settembre – Ora si sta lavorando al «famoso» portone divelto con il deragliamento
©Samuel Golay
Paolo Gianinazzi
24.05.2024 18:00

Nel giro di pochi mesi, all’interno della galleria di base del San Gottardo, è letteralmente cambiato il clima. O, perlomeno, è cambiata la stagione. Se un paio di mesi fa nel tunnel ferroviario – circa 500 metri sottoterra, diversi chilometri dentro il ventre della montagna – si respiravano 35 gradi celsius, oggi gli operai e gli ingegneri che vi lavorano giorno e notte possono «godere» di temperature decisamente più primaverili e di un’aria più fresca. Segno tangibile che, come vedremo, oltre alla stagione, pure lo stato dei lavori è cambiato parecchio.

Le immagini del treno deragliato all’altezza della stazione multifunzionale di Faido il 10 agosto dello scorso anno, infatti, appaiono oggi come un lontano ricordo. Niente più «scenari catastrofici». Anzi. All’occhio inesperto il tratto di galleria pesantemente danneggiato dal deragliamento appare quasi completamente rimesso a nuovo.

In realtà, di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio. Ma, come detto, i lavori avanzano spediti, senza intoppi. Tutto procede secondo la tabella di marcia e quindi, salvo imprevisti, i tempi per il ripristino completo (previsto a settembre) saranno rispettati.

Binari scintillanti

Lo stato dei lavori, si diceva. Una volta percorso con il pulmino il cunicolo che – scendendo per circa 3 chilometri a una pendenza del 13% – ci permette di raggiungere la canna Ovest della galleria (quella a suo tempo danneggiata), lo scenario che ci si presenta davanti è infatti rassicurante.

È sufficiente dare un’occhiata ai binari, un tempo completamente distrutti dall’incidente, per capire che il grosso del lavoro è stato fatto. Dall’inizio dei lavori, nell’ottobre dello scorso anno, sono stati completamente rinnovati sette chilometri di binari, per un totale di oltre 20 mila traversine in cemento.

Qua e là si possono pure notare i «ritocchi» fatti alle banchine in calcestruzzo. In altri punti, invece, sotto i binari interi blocchi di cemento sono stati sostituiti. Anche i due scambi ad alta velocità sono ora nuovi di zecca. Fatto sta, appunto, che il grosso è stato fatto. E ora, un centinaio di metri più a Nord, diversi operai stanno lavorando al famoso «portone» giallo divelto il giorno del sinistro. Mentre il «portone» provvisorio assicura ancora il completo isolamento della canna, a una decina di metri la nuova porta (consegnata a fine aprile) è infatti in fase di costruzione. Già, perché dopo essere stata portata da Erstfeld, la porta (le cui ante pesano circa 10 tonnellate l’una, larga quattro metri e alta dieci) è stata prima smontata e ora sarà rimontata in loco, pezzo per pezzo, giorno dopo giorno. Una porta che, è il caso di dirlo, è probabilmente tra le più costose e tecnologiche al mondo (quasi 3 milioni di franchi) e senza la quale, essenzialmente, la vita nella galleria non può tornare alla normalità. Si tratta, non a caso, di una fase definita dalle FFS come «fondamentale» per la riparazione del tunnel. La fine di questa operazione, su per giù, è prevista per metà giugno.

Tanta soddisfazione

«Siamo circa a metà dell’opera per quanto concerne il portone», spiega a tal proposito Gianluca Fontana, responsabile dei lavori di risanamento. Un responsabile che, nel mostrare ai media quanto è stato fatto in questi mesi, è giustamente soddisfatto e orgoglioso dei progressi ottenuti. «Sì, siamo soddisfatti. E ciò anche considerando il fatto che non avevamo una grande esperienza per un cantiere simile». Certo, ammette Fontana, «c’è stato qualche imprevisto, ma abbiamo cercato di reagire più velocemente possibile, trovando sempre soluzioni per evitare di ritardare la messa in esercizio della galleria».

Soluzioni che, talvolta, sono state ingegnose e hanno richiesto un po’ di inventiva. «La sfida logistica è stata la più importante da affrontare», prosegue il responsabile. Basti pensare alla seguente domanda: «Come trasportare gli operai per sette chilometri avendo una parte della galleria non praticabile?». Domanda non facile, a cui, appunto, è stata trovata una semplice soluzione. «Abbiamo introdotto anche misure un po’ strane, come i trotinette per spostare il personale». Tutto vero. In galleria non è raro incontrare un operaio in sella a un monopattino elettrico, proprio come quelli sempre più in voga nelle nostre strade.

I prossimi passi

Tutto procede, si diceva, secondo la tabella di marcia. Ma il lavoro non manca di certo.

I prossimi passi, oltre a ultimare i lavori sul portone giallo di cambio binario, «riguardano la parte elettro-meccanica del tunnel, con i vari sensori, l’illuminazione, i corrimani, e così via. Poi – prosegue ancora Fontana – ci sarà la fase di ripristino della linea di contatto a cui seguirà anche tutta la parte di pulizia». L’intera galleria, infatti, verrà pulita con un apposito treno per l’aspirazione e l’asportazione delle polveri. Infine, ovviamente, ci sarà l’importante fase di test e prova di esercizio ferroviario.

Le tempistiche? «Al momento sono rispettate», conferma il responsabile. «Ciò significa che si può confermare il ripristino per settembre 2024».

Momento in cui, va da sé, arriverà anche il cambiamento più atteso da tutti i viaggiatori: il ritorno alla normalità lungo l’asse del San Gottardo, con i treni che ogni mezz’ora collegheranno ad alta velocità il Ticino al resto del Paese.

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