Sicurezza nei locali: Lugano ha un piano di battaglia

LUGANO - Potrebbe sembrare un’operazione ad hoc dopo la tragedia nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo - dove venerdì sera hanno perso la vita sei persone nel fuggi fuggi generale causato da un ragazzo che ha spruzzato dello spray al pepe sulla folla -, ma non è così. Stiamo parlando dell’azione che prende spunto da un rapporto, risalente all’inizio di novembre, del Municipio di Lugano sulla sicurezza negli esercizi pubblici che ospitano un grande numero di persone. Lo scopo è aumentare il livello di sicurezza nei locali notturni luganesi in collaborazione con i gestori. L’input - spiega il capodicastero polizia Michele Bertini - lo ha dato l’accoltellamento avvenuto un anno fa fuori dal Quartiere Maghetti: «Dopo quell’evento ci siamo imposti la volontà di essere presenti maggiormente nel mondo della vita notturna, convinti che una tragedia sia già una di troppo. All’ente pubblico spetta il compito di controllare che le disposizioni vengano applicate, ma anche quello di stimolare e sensibilizzare sul tema della sicurezza intesa come incolumità degli avventori nel caso di un evento maggiore, dettato dal panico o dalla calca di persone».


Alle nove discoteche selezionate (BeLugano, Nikka Club, Blu Martini, Sky, Underground, Living Room, Seven, Auberge e Capo San Martino, si veda l’infografica a lato) l’Esecutivo ha mandato una lettera di raccomandazioni con una serie di misure riguardanti aspetti legati alla sicurezza: il rispetto delle norme antincendio e dei corsi ad hoc, i piani di evacuazione e il conteggio sistematico delle presenze.
A partire dalla settimana prossima e fino a gennaio inoltrato, nei locali sopraccitati sono in programma sopralluoghi dove verranno ricordate le misure sollecitate dal Municipio e verrà richiesto di sottoscrivere una dichiarazione d’intenti. Al sopralluogo parteciperanno la Città, la polizia, i pompieri e chiaramente i gestori dei locali. «Non si tratta di un’azione repressiva - sottolinea Bertini - ma è ovvio che chi poi non rispetterà quanto pattuito dovrà aspettarsi un controllo in chiave repressiva».


«Il tema non è prettamente legato alla polizia ma piuttosto alla tipologia di locale e all’organizzazione delle vie di fuga. Rientra quindi nell’ambito della sicurezza intesa come incolumità degli utenti», spiega il municipale. «Lo scopo è avere la sicurezza al primo posto e l’operazione di sensibilizzazione sarà un successo solo con una collaborazione responsabile da parte dei gestori anche per quanto riguarda la capienza del locale. Se questa manca e il gestore vuole fare solo cassetta speculando sulla sicurezza degli utenti, superando il limite consentito, allora abbiamo un problema».


Un ultimo problema per quanto concerne la capienza, spiega Bertini, «riguarda alcuni locali notturni che beneficiano di licenze molto datate (si parla di decenni, ndr.). Se i permessi dovessero venire rinnovati oggi la capienza potrebbe venire dimezzata, con una conseguente perdita economica per il gestore». Infine, per quanto riguarda quanto successo a Corinaldo, Bertini spiega che «la sicurezza all’interno dei locali non è di competenza della polizia» ma che le autorità sono «sensibili al problema dell’uso di questi nuovi metodi di seminare il panico, come lo spray al pepe o i fumogeni».


La tragedia di Corinaldo ha scosso l’opinione pubblica ma anche il mondo della vita notturna alle nostre latitudini. «C’è stato anche da noi un caso di un ragazzo che ha spruzzato dello spray al peperoncino in bagno, ma per fortuna non è successo nulla di grave». A parlare è Paolo Franzi, da quattordici anni proprietario e gerente dell’Underground, locale del centro città. «Il locale si era svuotato immediatamente ma con tranquillità - racconta -, la sicurezza aveva fatto quello che doveva fare e io ero andato personalmente a controllare che nei bagni fosse tutto ok. Una volta che la ventilazione aveva fatto il suo dovere, i clienti sono potuti rientrare».
Ma cosa si fa per prevenire situazioni del genere? «All’entrata vengono controllate le borse, mentre gli zaini vanno lasciati in un locale separato», continua. «È già capitato di dover ritirare flaconi di spray al peperoncino ad alcune ragazze alle quali è stato poi ridato all’uscita». Nonostante si cerchi di prevedere e arginare queste cose, «non sempre è possibile arrivare ovunque: per le dimensioni ridotte del mio locale ho tanto personale». Personale che viene istruito: «L’anno scorso abbiamo fatto una simulazione antincendio insieme ai pompieri e sto valutando anche di fare un corso sull’uso degli estintori». Infine, per quanto riguarda la capienza si cerca di lavorare nella norma tramite i conta persona all’entrata e all’uscita.


«La prima cosa che ho pensato quando ho sentito di Ancona è che è davvero una brutta storia», ha esordito Maurizio Lucia, gerente e coproprietario del Living Room di Via Trevano. «Da noi non è mai successo qualcosa di simile. Tanto per dirne una, non teniamo chiuse le uscite di sicurezza», ha aggiunto.
E i controlli? «Sicuramente c’è di buono che le autorità preposte in Ticino, Cantone e Comuni in primis, li effettuano regolarmente. Sono fondamentali quelli antincendio in particolare. Oltre a quelli ufficiali, ci sono anche quelli che gli artigiani fanno di loro iniziativa, per manutenzione, dunque la cadenza è piuttosto frequente. Inoltre noi sensibilizziamo molto il personale, affinché sappiano come ci si deve comportare in ogni situazione», ha concluso il gerente del locale di via Trevano.