Confine

Sirene e lampeggianti della Polizia cantonale a Lavena Ponte Tresa: in manette una donna

Da una prima ricostruzione dei fatti, sembra che la conducente di un'auto targata Ticino non abbia rispettato l’alt delle forze dell’ordine per proseguire oltre i confini svizzeri – Scesa dalla sua vettura, è stata poi immobilizzata e arrestata
Andrea Camurani
14.05.2025 22:28

Sirene, lampeggianti e manette nel tardo pomeriggio di oggi, mercoledì, ad un passo dalla frontiera, in territorio italiano, entro i confini comunali di Lavena Ponte Tresa. Ma le pattuglie «operanti» erano della polizia Cantonale. L’arresto di una donna è stato infatti eseguito dagli agenti ticinesi intorno alle 19 lungo la via Luino. Da una primissima ricostruzione dei fatti sembra che una donna alla guida di una Toyota Aygo targata Ticino non abbia rispettato l’alt delle forze dell’ordine per proseguire oltre i confini svizzeri, entrare in territorio italiano e continuare la sua corsa lungo la strada che costeggia il fiume Tresa e porta verso Cremenaga. Un tragitto tuttavia breve dal momento che i mezzi delle forze dell’ordine ticinesi hanno fermato l’utilitaria all’altezza del civico 65 della strada che porta verso Luino, a circa 750 metri dall'area doganale.

La conducente è scesa dall’automobile ed è stata poi immobilizzata a terra e arrestata. «Non ho fatto niente», ha urlato la donna mentre veniva ammanettata dagli agenti che le intimavano di collaborare. La scena è stata ripresa dai residenti (nella zona sono presenti diversi condomini) e alcuni video hanno fatto rapidamente il giro dei social. Non è chiara la motivazione della fuga della donna, che durante le concitate fasi dell’arresto faceva riferimento a questioni afferenti «una casa»; ma altro non si è stato possibile apprendere. La posizione della persona fermata è al vaglio delle autorità italiane che sono state informate dell’accaduto.

Da anni sono attivi servizi di controllo oltre confine da parte di pattuglie miste composte da forze dell’ordine italiane e polizia Cantonale. Specifici accordi, ricordano dalla questura di Varese, disciplinano la possibilità di perseguire cittadini in fuga anche oltre confine da parte delle autorità di polizia svizzere. Un caso simile, anche se il reato era stato consumato interamente in territorio italiano, è riferibile alla recente rapina ai danni di un orafo avvenuta a Como in zona stadio solo il 6 maggio scorso. Dopo il colpo, oltre alle auto della Mobile di Como e della Polstrada dell’Autolaghi che inseguirono dal capoluogo lariano un’auto con a bordo i quattro rapinatori (poi schiantatasi non appena uscita dalla A9 in direzione Sud), sul posto era presente anche un’unità della Cantonale, arrivata in supporto ad oltre 30 chilometri dal confine di Stato.