Sogni nati in pieno lockdown: un'oasi in mezzo al cemento
Un giorno di fine maggio 2020 è spuntato un cartello in via Bonoli 13 a Breganzona che recitava «Frutta e verdura a KM0, con amore dalla masseria». Il periodo, va da sé, non era dei migliori. Ha tolto tanto, ma ha regalato tempo, concedendo alle persone di fermarsi, aprire il cassetto dei sogni e, perché no, realizzarne uno. Ed è proprio quello che è successo a Karin Ernst, Daniel Graf e Mirko Marelli quando hanno abbozzato l’idea di realizzare in Ticino l’esperienza dell’Agricoltura supportata dalla comunità (CSA), una formula che aiuta i piccoli agricoltori a fornire prodotti uscendo dal circuito della grande distribuzione. Così in piena pandemia pescano dal cassetto il loro sogno, iniziano ad arare i campi, piantano le prime piantine e la terra gli restituisce il primo raccolto. Adesso in mezzo al cemento dei palazzi di Breganzona sorge un’oasi verde di oltre tre ettari che ospita l’associazione «Il Gemmo» e la CSA «Il Germoglio».
Studenti, famiglie e banchieri
Non stiamo parlando di un’azienda agricola, ma di un sogno che cresce con solide radici chiamate sostenibilità ambientale, coesione sociale e commercio equo e solidale. Attorno a questi capisaldi ruotano tutte le attività delle due associazioni. «Fin da subito abbiamo deciso di portare avanti il concetto dell’agricoltura biologica – ci spiega Mirko Marelli – e il riscontro dei ticinesi è stato oltre le aspettative con un via vai di persone curiose di sapere cosa stesse succedendo in quel terreno rimasto incolto per 15 anni. A distanza di due anni dall’avvio del progetto molti di quei curiosi sono diventati clienti affezionati, alcuni parte attiva del progetto, altri volontari come studenti, banchieri, pensionati e intere famiglie (adesso sono 15, l’obiettivo è arrivare a 40) che mettono a disposizione il loro sapere per coltivare i prodotti in un orto condiviso».
Niente sprechi
La sostenibilità ambientale, oltre ai prodotti certificati bio, si rispecchia anche nella riduzione dello spreco alimentare che viene pressoché azzerato. In sostanza non si butta via niente, perché «coltiviamo solo il necessario e le verdure vengono raccolte il giorno stesso della vendita senza alcun passaggio in frigorifero – rileva –. In questo modo si raccoglie solo quanto necessario e i prodotti, essendo freschi, si conservano per lunghi periodi anche a casa dei clienti».
Passaggio di saperi
Con la riapertura dello spaccio agricolo a fine aprile (martedì e sabato), l’associazione ha in programma di stringere collaborazioni sia con alcune scuole che con il centro diurno La Sosta di Massagno per portare avanti «il risvolto sociale e la condivisione di saperi». Insomma, a Breganzona di certo non ci si annoia.