Soltanto due lupi abbattuti in Ticino, perché? «Era difficile fare di più»

«Era difficile fare più di così». Chiusa la finestra temporale durante la quale era consentita la regolazione dei branchi, in Ticino sono stati abbattuti appena due lupi su cinque. Un bottino scarno, specialmente se paragonato a quello degli altri cantoni. I Grigioni, infatti, hanno ucciso 20 esemplari su 31 potenziali bersagli, mentre in Vallese sono stati abbattuti 27 lupi su 34.
Eppure, ribadisce il capo dell’Ufficio della caccia e della pesca, Tiziano Putelli, «abbiamo fatto di tutto per dare seguito agli ordini ricevuti». Cos’è mancato, allora? «In primis - risponde Putelli - rispetto agli altri cantoni, noi avevamo solo ordini di regolazione dei branchi, e non di rimozione. Ciò significa che potevamo sparare solo ai lupi che si trovavano in branco e preferibilmente in prossimità di bestiame o di abitazioni». Se in Vallese, o nei Grigioni, era consentito il tiro sui lupi avvistati da soli, in Ticino questo non era possibile. «E questo ha reso più complicato il tiro». Inoltre, fa presente Putelli, i nostri branchi sono transfrontalieri: «Il fatto che i lupi siano rimasti a lungo sul territorio italiano - dove non possiamo operare - ha complicato il tutto». Alla fine, come detto, sono stati soltanto due gli esemplari uccisi. Nel primo caso, si tratta di un giovane lupo maschio di 26 chili di circa 6-8 mesi, appartenente al branco Carvina. L’animale, spiega il DT, è stato abbattuto nel Comune di Mezzovico. Nel secondo caso, invece, a finire nel mirino dei guardiacaccia è stata una femmina di 23 chili e di circa 8 mesi, appartenente al branco transfrontaliero della Val Colla e uccisa nel Comune di Isone. «Questo branco ha passato diverso tempo sul territorio italiano - spiega Putelli - e così non è stato possibile completare la sua regolazione con l’abbattimento di altri due giovani lupi». Stessa cosa anche per il branco dell’Onsernone, «rimasto quasi esclusivamente sul territorio italiano, con limitate e brevi incursioni sul suolo cantonale». Insomma, ribadisce Putelli, «sono mancate le condizioni, ma quello che potevamo fare lo abbiamo fatto. Fin dall’inizio, del resto, avevamo detto che l’operazione era tutt’altro che facile».


Regole più stringenti
Tra le condizioni da rispettare, figurava anche l’età dei lupi. Sotto tiro, infatti, potevano finire solo i giovani esemplari, quelli cioè nati nel corso del 2023. «Proprio la difficoltà nel distinguere i lupi giovani da quelli ha adulti ci ha portato a escludere una collaborazione con i cacciatori», dice Putelli. Un aiuto del quale, invece, si sono serviti gli altri cantoni. «Da noi, viste le precise condizioni di ingaggio, il rischio di commettere un errore era troppo elevato: in questo periodo dell’anno, infatti, gli esemplari giovani non sono più lupacchiotti e si distinguono dagli adulti solo per il peso. Occorre quindi osservarne il comportamento per stabilirne l’età, e anche così il margine di errore è molto elevato». La mancata collaborazione con i cacciatori, evidenzia Putelli, «non ha dunque nulla a che vedere con una mancanza di fiducia, ma è stata dettata dalle precise condizioni previste dalla regolazione dei branchi. Regole più complicate rispetto a quelle previste dalla rimozione».
Mille ore di lavoro
Nei due mesi messi a disposizione per regolare i tre branchi del Carvina, della Val Colla e dell’Onsernone, i guardiacaccia hanno impiegato oltre mille ore di lavoro tra monitoraggio, ronde notturne e appostamenti. «In Ticino possiamo contare su 22 guardiacaccia. Troppo pochi, considerando che si occupano in contemporanea di una miriade di altri compiti». In questo senso, secondo Putelli sarebbero necessarie risorse in più. «Abbiamo chiesto di poter avere almeno qualche unità supplementare. Ma, vista la situazione finanziaria del Cantone, sappiamo quanto sia complicato. Per questo speriamo che possano arrivarci più fondi dalla Confederazione, con importi sufficienti per poter assumere almeno un paio di guadiacaccia in più». Chiuso questo primo periodo utile per gli abbattimenti, si guarda già al futuro. La prossima finestra per la regolazione «attiva» del lupo, ossia senza che sia giustificata da predazioni, si aprirà in settembre. «Nel corso dell’estate, quindi, dovremo analizzare la situazione dei branchi sul nostro territorio e capire quanti esemplari potranno essere abbattuti».