“Sono impotente, altro che esibizionista”

Prosciolto un cinquantenne del Mendrisiotto: era stato accusato dalla sua badante-segretaria di averla molestata sessualmente - Per la giudice non ci sono le prove
I fatti risalgono ad oltre un anno fa.
Red. Online
05.09.2018 06:00

MENDRISIOTTO - «Non ho fatto nulla. È stata una vendetta motivata dal rancore nei miei confronti». L'ha ripetuto più volte il cinquantenne del Mendrisiotto comparso ieri in Pretura penale a Bellinzona per rispondere di due reati «infamanti», per usare le sue parole: esibizionismo e molestie sessuali. Alla fine la giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti l'ha prosciolto in virtù del principio in dubio pro reo in quanto non vi sono le prove che l'uomo, incensurato, abbia davvero commesso le fattispecie che gli venivano rimproverate dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, la quale ne aveva chiesto la condanna a una pena sospesa per due anni di 30 aliquote giornaliere da 80 franchi ciascuna.

La donna è irreperibile

La vicenda risale ad oltre un anno fa. L'imputato pubblica un annuncio su un noto portale online alla ricerca di una donna che fungesse sia da aiuto domiciliare sia da segretaria. Le risposte non tardano ad arrivare («oltre 200», ha affermato) e la scelta cade su una trentenne dell'Est residente in Italia. Prima di assumerla con uno stipendio mensile di «1.400 franchi al mese, che sarebbe aumentato fino a un massimo di 2.800» le fa fare alcuni giorni di prova per vedere se sa effettivamente svolgere le mansioni che le vengono richieste. È in questo lasso di tempo che, secondo la badante-centralinista, sarebbero avvenuti i fattacci. In un caso, stando al racconto della presunta vittima, il cinquantenne si sarebbe masturbato davanti a lei mentre guardava un filmato pornografico. In un'altra occasione si sarebbe fatto trovare nudo in salotto e avrebbe chiesto alla trentenne di fargli un massaggio dapprima prostatico e in seguito nelle parti intime nonché di dormire con lui, previo pagamento.

«Il caso presenta molti punti oscuri e l'inchiesta penale è stata deficitaria. Qualcosa di insolito nella condotta dall'accusato c'è stato, come ad esempio il fatto che nella candidatura era richiesta la bella presenza, che per l'annuncio di offerta di lavoro era stato utilizzato uno pseudonimo oppure, ancora, che in casa era presente un oggetto sessuale», ha osservato la giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti. Tuttavia l'impossibilità di procedere ad un confronto (la donna si è resa irreperibile subito dopo aver sporto denuncia) e la mancanza di prove certe hanno portato al proscioglimento dell'imputato.

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