Sostegno ai media ticinesi, sarà una sfida all'ultimo voto

In Commissione economia e lavoro, la partita è finita 9-8. E anche in Gran Consiglio, a settembre, sarà sfida all’ultimo voto sulla possibilità di destinare un sostegno ai media locali. La mozione del 2020 depositata dall’allora deputato del Centro Lorenzo Jelmini e cofirmatari chiede infatti al Consiglio di Stato di proporre alcune misure di aiuto al settore, in particolare alla stampa scritta, ispirandosi a quanto già fatto da Vaud e Berna. I promotori sottolineano in particolare la necessità di garantire un’informazione pluralista e «vicina» al cittadino, soprattutto a fronte delle difficoltà vissute dal settore dei media negli ultimi anni, testimoniate dalla chiusura nel 2018 del Giornale del Popolo e dal ridimensionamento delle altre testate.
L’idea, hanno spiegato i promotori sentiti in Commissione, «non è quella di chiedere sostegni diretti, ma di trovare formule che permettano di aiutare il settore», intervenendo su più fronti. Per la maggioranza commissionale composta dagli esponenti di PLR, Lega e UDC, tuttavia, la proposta è da rispedire al mittente. «Pur operando in un contesto difficile - si legge nel rapporto del deputato democentrista Alain Bühler - i media ticinesi devono proseguire nel processo di rinnovamento e innovazione, rispondendo anche alle nuove abitudini dei giovani per ottenere informazione». Il sostegno più efficace, viene sottolineato, non è quello economico diretto, «ma quello che promuove un ambiente favorevole all’innovazione, all’imprenditorialità, alla formazione professionale». A mente della maggioranza, inoltre, «interventi strutturali in questo ambito devono innanzitutto essere affrontati a livello federale, per garantire coerenza, omogeneità ed evitare frammentazioni tra Cantoni». Ma non è tutto, perché secondo Bühler e colleghi, «il responso popolare del 2022, che ha espresso un chiaro rifiuto di un’estensione del sostegno pubblico diretto ai media, merita di essere rispettato anche su scala cantonale». Infine, viene fatto presente, «le attuali condizioni finanziarie del Cantone non consentono l’introduzione di nuovi oneri ricorrenti, specie se non accompagnati da un’analisi approfondita dell’impatto e della reale efficacia delle misure previste».
Anche il Consiglio di Stato, nel suo messaggio, è del parere che non si debba dare seguito alla mozione. Nonostante le difficoltà del settore, per l’Esecutivo l’attuale situazione delle finanze cantonali non consente «nuovi oneri» e, in tutti i casi, secondo il Governo è preferibile attendere l’esito delle discussioni in corso a livello federale, prima di valutare «interventi complementari».
Il parere della «minoranza»
Di tutt’altro avviso, invece, la minoranza della Commissione, composta dai deputati di Centro, PS, Verdi e Avanti con Ticino&Lavoro. Riepilogando l’iter dei lavori commissionali, nel rapporto di Claudio Isabella (Centro), viene spiegato che sono stati sentiti sul tema anche i vertici dei due quotidiani ticinesi, il Corriere del Ticino e laRegione. «Secondo i due CEO - Alessandro Colombi e Rocco Salvioni - la situazione difficile è evidente dai fatti: dal 2019 al 2024, i giornali hanno visto una diminuzione del gettito pubblicitario del 25%-30%. Solo nell’ultimo anno, da marzo 2024 a marzo 2025, la cifra d’affari pubblicitaria è calata del 16%». E, malgrado i passi verso la digitalizzazione, «il mercato digitale è più povero e non riesce a compensare le perdite». A tutto ciò si aggiungono poi «le problematiche dovute alla Posta, che ha aumentato i costi di consegna». Ai deputati, Colombi e Salvioni hanno avanzato alcune idee. In particolare, si legge ancora nel rapporto di Isabella, anziché un sostegno per copia, «si potrebbe prevedere un sostegno finanziario per giornalista, indipendentemente dal formato (cartaceo o digitale), inclusi i freelance». L’importo totale si aggirerebbe attorno ai 500 mila franchi all’anno per un periodo iniziale di 3-4 anni.
Da parte sua, la minoranza commissionale sottolinea che «la difficile situazione che stanno attraversando i giornali è un problema serio che va affrontato». È infatti «necessario garantire la pluralità dell’informazione ai cittadini ticinesi, assicurando che sia di qualità, originale e di prossimità, caratteristiche che sono messe in serio pericolo». Per questo, la richiesta al Governo è di «attivarsi concretamente elaborando misure di sostegno da adottare in favore di tutta la carta stampata regionale». Aiuti che dovrebbero essere previsti «per un periodo iniziale di 4 anni» e con un importo indicativo annuo di 500 mila franchi.
Due visioni a confronto
«Da parte nostra - spiega Isabella da noi contattato - riteniamo che sia importante agire subito, anche perché vista la situazione difficile in cui versano oggi le testate non si può attendere oltre». Rimanere alla finestra in attesa di capire cosa si muoverà a Berna, dunque, non è un’opzione. «Crediamo che si debba intervenire celermente, anche perché probabilmente gli aiuti che le Camere decideranno di mettere in campo saranno sufficienti solo a coprire l’aumento dei costi di spedizione dei giornali». Oltretutto, conclude, «crediamo che la cifra proposta di mezzo milione non sia così elevata da mettere in crisi le finanze del Cantone. Ma è un passo necessario per garantire alla cittadinanza di continuare ad avere accesso a una informazione di qualità e di prossimità, da Chiasso ad Airolo». Secondo il relatore di maggioranza Alain Bühler, invece, è una questione di principio. «Da un lato, c’è la votazione del 2022 che ha visto anche il Ticino tra i Cantoni che hanno respinto il pacchetto di misure a favore dei media. La volontà popolare ha il suo peso e deve essere rispettata. Dall’altro lato, riteniamo che l’indipendenza dei media debba essere salvaguardata. E a nostro avviso ogni misura di sostegno diretto comporterebbe inevitabilmente un condizionamento». Infine, dice, «siamo convinti che ogni eventuale proposta di sostegno indiretto ai media debba essere, in ogni caso, discussa e decisa a livello federale. Non avrebbe alcun senso avere 26 differenti politiche cantonali di sostegno: sarebbe controproducente».