Il caso

Spari contro il radar, indagato un poliziotto

Potrebbe esserci la mano di un agente della Cantonale dietro ai colpi d’arma da fuoco esplosi nel novembre dello scorso anno a Monteggio contro un apparecchio per la rilevazione della velocità – Il Ministero pubblico conferma l’apertura di un procedimento di natura indiziaria
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Un vero e proprio colpo di scena. Emergono importanti novità in merito a quanto successo all’incirca un anno fa a Monteggio. Era infatti il 22 novembre quando venne preso di mira un apparecchio per il controllo della velocità semi-stazionario – un radar – nella località malcantonese. Come? Fu letteralmente preso a colpi... d’arma da fuoco, presumibilmente esplosi da un fucile di piccolo calibro. Nel riportare la notizia, lo scorso 12 giugno, avevamo scritto che l’autore era ancora ignoto e che le verifiche erano state prontamente avviate dalla Polizia cantonale. Queste verifiche hanno portato a vagliare la posizione di più persone che si sospettava potessero aver avuto un ruolo nella vicenda.

Arriviamo ora al colpo di scena: stando a quanto abbiamo potuto appurare l’autore del gesto potrebbe essere un agente della Polizia cantonale.

Il condizionale è d’obbligo perché, sino a prova contraria, vale la presunzione d’innocenza. Stando a nostre verifiche, il poliziotto è stato fermato e interrogato dagli inquirenti, una prima volta, nel corso del mese di settembre e figurerebbe quale indagato nell’inchiesta che sta coordinando il procuratore generale Andrea Pagani. Le attenzioni degli inquirenti nei confronti dell’agente sarebbero scaturite da una segnalazione effettuata negli scorsi mesi che, appunto, lo chiamava in causa. Gli approfondimenti, in tal senso, proseguono e, sempre secondo nostre informazioni, il procuratore generale avrebbe recentemente chiesto di togliere i sigilli dal cellulare del poliziotto – per conoscerne i contenuti quali fotografie, messaggi o spostamenti tracciati – per comprendere se vi possano essere le prove di un suo possibile coinvolgimento nell’atto vandalico.

Gli altri accertamenti

Da noi interpellato, il Ministero pubblico si limita a confermare che in essere vi è un procedimento e che lo stesso è di natura indiziaria.

Il portavoce della Polizia cantonale, Renato Pizolli, dal canto suo, conferma altresì al Corriere del Ticino che nei confronti dell’agente è stata avviata un’inchiesta disciplinare formale, sospesa in attesa delle risultanze del procedimento penale.

Vi è però un’altra inchiesta che corre parallela a quella del procuratore generale Andrea Pagani. Al vaglio degli inquirenti – in questo caso gli approfondimenti sono coordinati dal procuratore pubblico Simone Barca – vi sarebbe la posizione di una seconda persona residente nel Luganese. Inizialmente, gli accertamenti degli inquirenti si erano concentrati proprio sul suo ruolo in questa vicenda, che sarebbe marginale.

I precedenti

Cifre alla mano, il caso del radar preso a colpi d’arma da fuoco è l’ottavo danneggiamento in cinque anni. Prima ancora, nell’ottobre del 2024, un apparecchio a Canobbio era stato preso a colpi d’ascia mentre il 21 aprile ad Airolo era stato incendiato un altro radar semi-stazionario. Negli anni precedenti, il bersaglio era stato un apparecchio a Cadenazzo, uno a Iragna e così come il radar fisso a Balerna, scassinato nel 2021 da un’automobilista del Mendrisiotto, fotografato sopra il limite di velocità. Per trovare un altro precedente bisogna risalire al 2019: l’apparecchio semi-stazionario di Pazzallo venne colpito con una molotov artigianale, i due giovani autori – di cui un 20.enne «vittima» dello stesso radar – erano stati fermati mesi dopo. Quasi sempre gli autori vengono identificati. E il conto è salato: un radar semi-stazionario vale circa 220 mila franchi, uno mobile circa 100 mila. In Italia, lo scorso anno, avevano fatto parecchio parlare di sé le gesta di «fleximan», il giustiziere delle strade venete che aveva danneggiato diversi radar a colpi di flessibile. Il presunto colpevole, un 43.enne era stato accusato lo scorso marzo di danneggiamento aggravato.