Spedizionieri e sindacati, si va in conciliazione

Per il Basso Mendrisiotto e Chiasso in particolare, il settore delle spedizioni è sempre stato di indubbia importanza. Crocevia delle merci e punti franchi, indotto economico, posti di lavoro, per citare alcuni esempi. Gli spedizionieri, nella cittadina, hanno anche fatto la storia. Ma il settore, come noto, ha avuto (e ha) anche le sue difficoltà. Basti pensare al periodo pandemico e agli strascichi che si accusano ancora oggi. Senza dimenticare il conflitto in Ucraina. Situazioni che hanno portato a un aumento dei costi legati al carburante e alla difficoltà nel reperire autisti, precedentemente – proprio a causa della pandemia e delle restrizioni – lasciati a casa (vedi CdT del 22 aprile). E poi un altro aspetto fondamentale: la concorrenza. Fenomeno, quest’ultimo, che non sempre presenta aspetti positivi. Basti pensare ai fenomeni di dumping salariale. Un fenomeno ben presente nel settore che, lo scorso anno, ha portato il Consiglio di Stato a far entrare in vigore un Contratto normale di lavoro (CNL) che regolamentasse il minimo salariale per i lavoratori del settore. Una battaglia, se così può essere definita, portata avanti (e vinta) dal sindacato OCST, dalla Società degli impiegati del commercio Sezione Ticino (SIC) e dall’ATIS, Aziende ticinesi di spedizione e logistica. Tre attori, schierati tutti dalla stessa parte. Oggi, però, non è più così. Martedì, infatti, davanti all’Ufficio cantonale di Conciliazione – presieduto dal consigliere di Stato Christian Vitta – i tre protagonisti saranno divisi: OCST e SIC da un lato, ATIS dall’altro. Il motivo? Sindacato e Società degli impiegati hanno richiesto un’istanza di convocazione urgente. Oggetto del contendere: il (disdetto) Contratto collettivo di lavoro (CCL). ATIS, che sottostava da decenni al Contratto collettivo, dopo l’entrata in vigore del Contratto normale ha infatti inviato la disdetta. Ma come, verrebbe da chiedersi: ATIS, che è stata parte attiva per la definizione di un Contratto normale di lavoro disdice ora quello collettivo? Secondo le parti sociali, si potrebbe sostenere – si legge nella richiesta d’intervento – che il fine di ATIS era quello di raggiungere un CNL con soli salari minimi vincolanti, senza disciplinare altre prestazioni fondamentali. In parole povere: il Contratto normale disciplina unicamente il salario minimo e non regolamenta altre questioni come ad esempio le vacanze, le indennità malattia o altre voci nei confronti del personale.
Giovani e dumping
Dopo mesi di discussioni, vane, si andrà quindi all’Ufficio di conciliazione. Il segretario regionale del Mendrisiotto di OCST Giorgio Fonio, da noi interpellato, ribadisce innanzitutto un concetto: «Il Contratto normale di lavoro, che tra l’altro è basato sul CCL in vigore fino a poco tempo fa, tiene in considerazione solo la parte salariale e non tiene conto di tutte le componenti di tipo sociale. È, inoltre, normato dallo Stato e non come il CCL che valorizza il ruolo delle parti sociali». Facciamo presente, a questo punto, che si parla di un settore in difficoltà. «Sì – risponde il nostro interlocutore –, ed è proprio per questo che laddove le parti riescano a parlare si possono trovare soluzioni. Settore – puntualizza – dove è stata confermata la presenza di dumping salariale e speculazione». Per il segretario regionale v’è anche un altro aspetto, decisamente importante: «Il settore delle spedizioni, per quanto concerne Chiasso e il Basso Mendrisiotto è importante e prestigioso. E, tra l’altro, è un settore che forma numerosi apprendisti. Quale prospettiva diamo ai giovani che decidono di formarsi sapendo che la propria categoria è sottoposta a un Contratto normale di lavoro perché soffre il dumping salariale? Il tema della formazione degli apprendisti – spiega ancora – è centrale». Fonio spende anche due parole nei confronti di ATIS, che fino a qualche mese faceva fronte unito: «In ATIS vi sono molti datori di lavoro responsabili, che hanno seriamente a cuore le condizioni del settore. Nutro quindi la speranza che l’udienza possa fungere da primo passo verso una conciliazione che non farà bene soltanto ai lavoratori ma a tutto il settore che non merita lo smacco di essere etichettato unicamente come il settore che offre condizioni da dumping salariale».
O tutti o nessuno
Diversa, per contro, la posizione di Fabio Maciocci, presidente di ATIS. In merito al CCL evidenzia che «la disdetta è regolare e rispetta i termini concordati precedentemente con i sindacati». E uno dei motivi è presto identificato: «Non c’è motivo che solo ATIS abbia un Contratto collettivo. E quindi i soci siano tenuti a rispettarlo mentre tutti gli altri sono vincolati al Contratto normale». Il riferimento è ad altre associazioni che operano senza aver sottoscritto alcunché. Resta il fatto che sino all’anno scorso ATIS sedeva, come scritto, dalla stessa parte del tavolo: «L’anno scorso eravamo dalla stessa parte perché la nostra intenzione era quella di avere un Contratto collettivo che coinvolgesse anche altre realtà del mondo degli spedizionieri (come ad esempio Spedlogswiss, ndr). Ma non si è potuti arrivare a quel fine. ATIS, quindi, deve salvaguardare i propri associati. Il CNL è stato decretato proprio perché non c’era un Contratto collettivo che raggruppasse tutti gli operatori – sostiene Maciocci –. E sono stati rilevati diversi casi di dumping. Tutti dovrebbero agire in maniera corretta, ma purtroppo non tutti gli operatori lo fanno».