Gambarogno

Spianata la strada ai rustici da vendere ad un franco

L’ARE ritira le sue riserve sul progetto di recupero del nucleo montano – Il sindaco: «Ottenuta la licenza edilizia riapriremo il concorso per la cessione degli stabili»
Vista imperdibile dai Monti di Sciaga, nel Gambarogno. © Matteo Mochi
Mauro Giacometti
31.03.2023 21:26

I rustici sui Monti di Sciaga, nel Gambarogno, da vendere al prezzo simbolico di un franco, potrebbero tornare presto d’attualità. Le opposizioni dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) sul progetto di ristrutturazione di otto edifici portato avanti dal Comune, infatti, sono state ritirate, come ci conferma il sindaco Gianluigi Della Santa. «Sulla nostra domanda di costruzione per gli otto rustici dell’alpeggio, che costituiscono il 90% del nucleo, l’ARE ha sciolto le sue riserve davanti al Tribunale amministrativo cantonale – dice -. Restano però le opposizioni su altri oggetti dei Monti di Sciaga di proprietà privata. Diciamo che da parte nostra siamo ottimisti e a breve, dopo il pronunciamento favorevole del TRAM, potremmo ottenere il via libera cantonale alla nostra domanda di costruzione e quindi avere la licenza edilizia. Dopodiché potremmo riprendere in mano il concorso di aggiudicazione dei rustici ad un franco», spiega Della Santa.

Oltre 400 richieste

L’iniziativa di mettere sul mercato i rustici di proprietà comunale risale al 2019. L’accordo eventualmente sottoscritto con i nuovi proprietari prevedeva la cessione, alla simbolica cifra di un franco, di ciascuno degli otto edifici in pietra nel nucleo montano. Non era un grande affare, considerando l’area panoramica ma discosta, raggiungibile solo a piedi (la strada più vicina è a 40 minuti) e le condizioni d’abbandono degli stabili. Ciò nonostante, l’annuncio della possibile alienazione praticamente gratuita degli edifici diroccati aveva scatenato l’entusiasmo: furono oltre 400 i possibili acquirenti che si annunciarono dall’estate del 2019, quando si lanciò l’idea di «regalare» i rustici di Sciaga. Nel frattempo, il Comune ha presentato la domanda di costruzione per il restauro conservativo degli oggetti che, come detto, dovrebbe essere sbloccata a breve. «Con la licenza edilizia può ripartire l’iter del concorso di aggiudicazione della proprietà dei rustici - sottolinea Olivier Chassot, capo tecnico comunale del settore Territorio e ambiente -. Fermo restando che, una volta acquistato uno o più oggetti, i proprietari dovrebbero assumersi i costi di ristrutturazione, che possono arrivare a 250, 300.000 franchi. Il Comune, per parte sua, potrebbe farsi carico degli oneri di urbanizzazione. Il Municipio, una volta rilasciate le licenze e sentita la Commissione Sciaga, stabilirà i prossimi passi procedurali effettuando la necessaria comunicazione», conclude Chassot.

Capanna Gambarögn nel 2024

«Arriviamo con un paio d’anni di ritardo sul previsto e i costi lievitati a 1,45 milioni, ma per la primavera 2024 dovremmo inaugurare la Capanna Gambarögn». Chi parla è Manolo Piazza, presidente dell’associazione «Amis dala Capanna Gambarögn», l’ex caserma militare che appunto un gruppo di amici e sostenitori sta ristrutturando per renderla fruibile a turisti ed escursionisti. «La sistemazione interna è terminata, mancano gli impianti elettrici e idraulici. C’è stato un rallentamento dei lavori, vuoi per le problematiche collegate alla pandemia e per l’aumento dei costi dei materiali. Ma nella prossima nostra assemblea, in maggio, potremmo dare a soci e sostenitori la buona notizia e cioè che tra un anno apriremo i battenti», confida Piazza.

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