Processo

Sponsorizzazioni fittizie, rinviati a giudizio in nove

Compariranno davanti a una Corte correzionale gli imputati dell’inchiesta aperta dieci anni fa per presunta frode fiscale legata al mondo delle corse – Decreto di abbandono per un ex funzionario pubblico indagato per concessione e accettazione di vantaggi, corruzione, favoreggiamento e abuso di autorità
© CdT/Archivio

Mese più, mese meno ci sono voluti circa dieci anni per portare in un’aula penale il caso delle presunte sponsorizzazioni sportive fittizie. Parliamo di un’inchiesta aperta nel lontano 2015 e passata nelle mani di ben tre magistrati inquirenti. L’ultimo dei quali, il procuratore pubblico Daniele Galliano, ha concluso gli accertamenti a fine 2024 e – stando a nostre verifiche – ha promosso l’accusa nei confronti di nove persone: sia cittadini italiani sia svizzeri coinvolti nei fatti. Di fronte a una Corte delle assise Correzionali, gli imputati dovranno rispondere a titolo diverso degli addebiti di riciclaggio di denaro aggravato e falsità in documenti.

Tra il 2011 e il 2015

I fatti oggetto di inchiesta risalgono al periodo compreso tra il 2011 e il 2015. Agendo in veste di organi di diverse società (attive tra le altre cose nel ramo delle sponsorizzazioni sportive), di intermediari o consulenti, gli imputati avrebbero ripetutamente compiuto atti suscettibili di vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca di valori patrimoniali, sapendo o dovendo presumere che il denaro proveniva da un crimine, e meglio da una truffa fiscale ai danni dell’erario italiano (in particolare dell’IVA). Questo attraverso accordi di sponsorizzazione e di retrocessione al fine di realizzare un vantaggio fiscale illecito. L’inchiesta, lo ricordiamo, era partita da quella che, nel febbraio del 2014, aveva portato in carcere una guardia di confine, sospettata di aver importato valuta estera non dichiarata proveniente da attività illegali.

Divieto di retroattività

Oltre ai nove rinvii a giudizio (tra gli imputati vi è un uomo attivo nel mondo del motociclismo) c’è anche un’altra importante novità: nell’inchiesta era coinvolto anche un allora funzionario pubblico nei cui confronti erano stati ipotizzati i reati di concessione di vantaggi e accettazione di vantaggi. Ebbene, il Ministero pubblico ha confermato al Corriere del Ticino che gli articoli in questione sono entrati in vigore il 1. luglio 2016 e in virtù del divieto di retroattività della norma penale, gli imputati non possono essere condannati per una norma non ancora in vigore all’epoca dei fatti. È stato di conseguenza emanato un decreto di abbandono, che ha riguardato anche le fattispecie di corruzione attiva, favoreggiamento, abuso di autorità e corruzione passiva non essendo stati ravvisati, in corso di istruttoria, gli elementi costitutivi di tali reati.

Un buco multimilionario

Ma non è tutto: nelle scorse settimane, come riferito dal portale tio.ch, il pp Galliano ha rinviato a giudizio alle Assise criminali un cittadino svizzero arrestato a inizio 2015 per avere creato un buco plurimilionario dopo una serie di operazioni immobiliari. L’uomo è accusato di truffa aggravata, appropriazione indebita, falsità in certificati, amministrazione infedele aggravata e diminuzione dell’attivo in danno dei creditori. Anche questo caso era passato nelle mani di tre procuratori pubblici. Il legame con il caso di cui via abbiamo parlato poco fa? Stando a quanto abbiamo potuto appurare, in entrambi gli incarti appaiono riferimenti ad Adria Costruzioni e ai suoi due titolari, padre e figlio, condannati per un maxi crac finanziario (ma vi sarà un processo di Appello). Un altro caso risalente a un decennio fa, finalmente approdato in tribunale nei mesi scorsi.

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