Lugano

Stadio, i toni si abbassano dopo lo strappo politico

Il Municipio si è incontrato per discutere anche delle recenti prese di posizione di Raoul Ghisletta su PSE e disinvestimenti – Durante il confronto è stata ribadita l’importanza della collegialità – Esclusi provvedimenti come la segnalazione agli Enti locali – Domande da sinistra
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
12.06.2025 21:30

Un confronto franco, durato più di un’ora. Al centro, lo strappo istituzionale consumatosi la scorsa settimana, quando in un comunicato il municipale e capodicastero Immobili, Raoul Ghisletta, aveva invitato il Municipio a riflettere sulla possibilità di cedere lo stadio al patron del FC Lugano Joe Mansueto. Al «no, grazie» della società bianconera erano seguite altre due prese di posizione, una via social, l’altra in una nota stampa, in cui lo stesso Ghisletta aveva criticato i colleghi e il Lugano. «Pagano solo 400 mila franchi per l’uso esclusivo quando la città deve disinvestire» è stato in sintesi il suo pensiero.

Un’uscita, la sua, che i colleghi di Municipio avevano poco gradito; non tanto per il contenuto della proposta, ma piuttosto per come è stata annunciata. Ossia tramite una nota stampa e senza aver informato i colleghi. Su queste colonne, il sindaco Michele Foletti non le aveva mandate a dire: «Uscite di questo genere non aiutano a migliorare il clima in Municipio». Insomma, un vero e proprio strappo istituzionale che l’Esecutivo ha voluto ricucire internamente nel corso della seduta di oggi. Una riunione che, stando a quanto abbiamo appurato, ha portato a una sorta di «cartellino giallo». A Ghisletta sono state prospettate le misure che potrebbero entrare in linea di conto come extrema ratio: segnalazione alla Sezione degli Enti locali, una denuncia per violazione del segreto di ufficio o addirittura per diffamazione. Un passo che, lo precisiamo subito, il Municipio voleva evitare. La legislatura, facile intuirlo, sarebbe stata compromessa poco più di un anno dopo le elezioni.

«Non dipende dal PSE»

Soddisfatto del confronto e fiducioso sulla ricucitura dello strappo si è detto il vicesindaco Roberto Badaracco. «Abbiamo ribadito l’importanza di lavorare tutti insieme per il bene della Città». Quanto alla proposta di vendere lo stadio e alle critiche sull’impatto di quest’opera (ancora da riscattare), «abbiamo fatto presente che le dismissioni di beni pubblici», ossia i disinvestimenti sui quali il Municipio sta ragionando, «non sono state causate dal Polo sportivo. Già nel 2020 il debito pubblico era enorme. È un esercizio da fare alla luce della situazione finanziaria attuale», ha affermato il capodicastero Sport, cultura ed eventi.

Milioni in ballo

Dal canto suo Ghisletta, da noi raggiunto, ha «apprezzato la discussione», durante la quale sono state ribadite le rispettive posizioni sulla questione stadio e disinvestimenti. Posizioni che restano divergenti. Per Ghisletta, infatti, il tema rimane sul tavolo: Lugano dovrà vendere beni materiali e immateriali per 200 milioni di franchi e a rimetterci potrebbero essere i cittadini.

Sedici quesiti

In ogni caso, il Municipio di Lugano dovrà a breve prendere posizione sulla questione. Sempre quest'oggi i consiglieri comunali de La Sinistra Cristiano Canuti, Silvia Barzaghi, Elena Rezzonico, Nina Pusterla, Edoardo Cappelletti hanno inoltrato un’interpellanza con sedici domande che riprendono in buona parte le obiezioni sollevate da Ghisletta. All’Esecutivo, per esempio, viene chiesto se ha effettuato una valutazione di tutte le possibili opzioni alternative all’affitto dell’Arena sportiva; quali sono le ragioni che giustificano la scelta dell’affitto invece che della vendita e perché nel messaggio sul PSE del dicembre 2020 ha indicato che le conseguenze finanziarie per la Città sarebbero state relativamente indolori (10,2 milioni ), assorbibili con un semplice aumento del 3% del moltiplicatore. Ma non solo: «Il vicesindaco ha affermato che sarebbe un problema, in caso di vendita e successivo fallimento della società, se la Città restasse senza stadio. Perché sarebbe un problema non avere uno stadio, visto che non ci sarebbe nemmeno una squadra di calcio?». La partita, quella politica, è tutt’altro che chiusa; a breve, la Città indicherà dove intende disinvestire.

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