Stava cercando di salvare la ditta: mandato esente da pena

La vicenda approdata oggi di fronte alle Assise correzionali di Lugano presiedute dal giudice Siro Quadri è la dimostrazione di quanto sia facile commettere illeciti penali, pur senza volerlo. Di fronte al giudice è comparso il titolare di un'impresa di trasporti ticinese, un uomo di 45 anni residente nel Luganese, che doveva rispondere delle accuse di ripetuta appropriazione indebita di imposte alla fonte e di abuso delle targhe. Per la prima imputazione è stato mandato esente da pena («Anche se il reato è stato commesso, non c'è spazio per la condanna», ha detto Quadri), per la seconda ha rimediato una piccola pena pecuniaria sospesa.
«Il danno non c'è più»
Il caso, chiariamo, è un «correzionalino» - al limite cioè dall'essere argomento da Pretura penale - ed è interessante nella misura in cui mostra alcuni rischi insiti nel fare impresa. L'accusa principale mossa all'imputato era quella di aver sottratto oltre sessantamila franchi di imposte alla fonte. Concretamente: di non averli versati all'Ufficio delle imposte alla fonte e del bollo. Ancora più concretamente: di non averli versati per tempo. Perché al momento di arrivare in aula l'uomo aveva saldato il dovuto e lo Stato si è quindi disinteressato dalla vicenda. I soldi, ha detto l'avvocato Stefano Camponovo, «li stava accantonando da mesi», a indicare che il suo assistito aveva sempre avuto tutte le intenzioni di pagare. Ma non lo ha fatto per tempo perché altrimenti avrebbe rischiato di far fallire la propria ditta, che dà lavoro a oltre una trentina di persone. Il problema è nato dal fatto che la ditta dell'imputato lavora in particolare per una manciata di grandi clienti e che qualche anno fa uno di loro è fallito, causando alla società di trasporti importanti ammanchi. Al contempo l'imputato ha deciso di smettere di lavorare con un'altra grande azienda in quanto poco o nulla affidabile nei pagamenti. Tutto questo mentre la ditta di trasporti stava crescendo. Ciò ha costretto la ditta a indebitarsi e solo di recente sta smettendo di fare i conti con le conseguenze finanziarie di quel periodo: «Negli ultimi tre anni è stato versato mezzo milione di franchi all'Ufficio esecuzioni», ha detto Camponovo. Quindi, sì, le imposte alla fonte non sono state versate per tempo. Ma, dato che nel frattempo il conto è stato saldato e che l'imputato non ha fatto uso personale di quel denaro, il giudice Quadri l'ha mandato esente da pena: «Il danno non c'è più, l'Ente pubblico si è detto soddisfatto, quindi non c'è spazio per una condanna anche se il reato c'era».
La confusione, la negligenza
Quanto all'abuso delle targhe, si è trattato di un veicolo dell'azienda che, con tutta probabilità per via di un disguido con il broker assicurativo, ha viaggiato privo di assicurazione RC. La polizia aveva chiesto alla ditta di ritornare le targhe del mezzo in quanto privo di assicurazione (non era stato pagata, si scoprirà poi, una piccola franchigia per un piccolo incidente). La ditta si è quindi rivolta alla propria broker assicurativa, la quale le ha sostanzialmente detto che la questione era risolta. Ma non lo era, e il veicolo è stato guidato da una terza persona ignara e anche portato all'estero. Il reato, ha concluso Quadri, anche in questo caso c'è, seppur commesso per negligenza. Ma stavolta non si può essere mandati esenti da pena, in quanto il veicolo ha effettivamente circolato senza autorizzazione e se fosse accaduto un incidente sarebbe stato un bel problema. Da cui la condanna a 15 aliquote giornaliere da 120 franchi, sospese per due anni.