«Stava preparando un massacro»: 7 anni e mezzo di carcere sospesi per il giovane

«Il punto di non ritorno non è stato raggiunto per fortuna, anche se fino al giorno dell’arresto era convinto di fare la strage. Aveva preparato un massacro. I dubbi erano legati al fatto di dover andare fino in fondo, cioè di suicidarsi. È questo che temeva. È inaudito, angosciante, terrificante e mostruoso quello che stava facendo. Le modalità previste fanno rabbrividire: pensava di assassinare una persona, ad esempio, solo per rubarle il badge che dava accesso alle aule. Anche il movente è perverso: rivendicare il suo odio, vantarsi di quello che lui avrebbe fatto. Non ci sono aggettivi nella lingua italiana per descrivere quello che pensava di mettere in atto. Pensiamo quante vite giovani sarebbero state spezzate e lo sconforto di numerose famiglie. È vero che si può sempre fare peggio, ma la Corte ha voluto infliggergli la pena massima».
Tutto come previsto, alla fine. L’allievo modello voleva compiere una strage, il 15 maggio 2018, alla Scuola cantonale di Commercio a Bellinzona nella quale sarebbero morte numerose persone, fra studenti, docenti e personale di servizio. La Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani non ha avuto dubbi e lo ha condannato, oggi, a 7 anni e mezzo di carcere sospesi per atti preparatori punibili di assassinio plurimo e per ripetuta infrazione alla Legge federale sulle armi, accessori di armi e le munizioni. Il 21.enne però non finirà dietro le sbarre. Potrà terminare il percorso psichiatrico intrapreso negli ultimi due anni in un foyer romando, come auspicato sia dall’accusa (che si era battuta, appunto, per una pena di 7 anni e mezzo posta al beneficio della condizionale) sia dall’avvocato difensore Luigi Mattei (che aveva auspicato una sensibile riduzione di quanto chiesto dal procuratore pubblico capo Arturo Garzoni).
Tutto, secondo la Corte, è iniziato con il licenziamento dall’ex regia federale, nel 2014: quando è sfumato «il sogno della vita è caduto in depressione. Tanto da far ricorso prima ad uno psicologo e poi ad uno psichiatra. Il primo si impicciava dei fatti suoi e gli chiedeva di parlare della sua vita. All’imputato questo dava fastidio». Alla prima ferita importante si sono aggiunte il fatto che il padre l’avesse obbligato a frequentare la Commercio e poi le delusioni amorose. Sono in seguito subentrate le simpatie per l’ideologia nazista, «alcuni personaggi storici lo appassionano per la loro violenza». Intenti inquietanti che, ad inizio 2017, sembrano sopirsi. Ma poi ricompaiono con la sua fidanzata, nel senso che il ragazzo ha atteggiamenti di tipo razzista. Dopo l’ennesimo scoramento dovuto ad un’altra ragazza che lo lascia, per sfogare le sue frustrazioni riprende il discorso del 2016: «Acquista le armi che vanno a rimpolpare il suo già ampio arsenale».
Già nel gennaio 2018 il giovane parla di «school shooting» con un amico in chat, fa ricerche online sul Ku Klux Klan: «Il piano andava sempre più delineandosi. Voleva colpire quella scuola che lui non amava, che gli è stata imposta, dove non era considerato dalle compagne». La situazione si aggrava nella Pasqua dello stesso anno. Lì inizia ad esaltarsi delle stragi nei college americani, in primis per gli autori che avevano colpito nell’eccidio della Columbine nel 1999. Ma l’allora 19.enne non cita mai il terrorista norvegese Anders Breivik, che uccise 77 persone nel 2011, «perché lui non si è tolto la vita».
E, ancora, segue il raccapricciante video-confessione del 3 maggio 2018: disegna una piantina della Commercio ed acquista il caricatore da 100 colpi ed il giubbotto antiproiettile. Era pronto per agire, ha precisato il giudice Mauro Ermani: «Il suo grande cruccio, ciò che gli impedisce di passare alla fase esecutiva, sono il coraggio e la forza di suicidarsi. Così i suoi problemi sarebbero finiti per sempre». Più che il lavoro di intelligence della polizia cantonale, ha fatto inoltre notare il presidente della Corte, bisogna ringraziare «l’amica che ha avvisato la direzione dell’istituto scolastico, che a sua volta ha allertato gli inquirenti». Beninteso, ha in ogni modo puntualizzato Ermani, la polizia ha fatto un buon lavoro.
L’imputato ha assistito, impassibile, alla lettura del dispositivo. Da ragazzo intelligente qual è sicuramente se l’aspettava: in cuor suo sa benissimo quello che aveva pianificato e che, per fortuna, non è andato in porto. Domani, sabato, verrà riportato oltralpe per sottoporsi alle cure disposte dalla Corte. La difesa, da noi interpellata, rinuncia a ricorrere.