Sul Calypso cala l’ombra delle chiusura

«Sono stati rigidissimi. È lo stesso identico locale e sono le stesse identiche persone del 31 dicembre. Non possono dirmi di chiudere perché mi manca un documento». Si è sfogato con queste parole il gestore del locale notturno Calypso 2 di Ponte Cremenaga, che tre giorni fa ha ricevuto una visita dalla sezione TESEU della polizia cantonale, che ha proibito alle prostitute che lavorano nello stabile di frequentare il bar, confinandole di fatto nei loro appartamenti per svolgere la professione: «È l’anticamera per la chiusura del locale».

La nuova Legge
La nuova Legge sulla prostituzione è entrata in vigore a inizio anno (doveva farlo in luglio, ma è stata concessa una proroga di sei mesi ai locali per mettersi in regola). Da allora, ci dicono le forze dell’ordine, «la polizia cantonale ha svolto una serie di controlli in tutto il territorio cantonale, intimando dei divieti di esercizio della prostituzione laddove non sono risultati ottemperati i disposti delle normativa in materia». È stato il caso del Calypso (la TESEU vi si è recata tre giorni fa), e prima ancora del Bamboo Club di Pambio (ex Corona). Quest’ultimo locale erotico è tuttora chiuso, ci è stato confermato: «Stiamo valutando con le autorità di trovare una soluzione».
La nuova Legge prevede, fra le altre cose, che le prostitute versino 25 franchi al giorno di imposta forfettaria al gestore, che poi la girerà al fisco; e che il locale a luci rosse sia in possesso di una licenza edilizia che lo identifichi come tale.
Problemi a catena
Ma torniamo al Calypso, la cui situazione è particolare. A oggi il bar al pianterreno (dotato di privée) è considerato ritrovo pubblico, mentre le quattro stanze al piano superiore sono già in regola per esercitare la prostituzione, secondo quanto dettoci dal gestore. E che servisse una licenza edilizia «a luci rosse» anche per il bar, il gerente afferma di averlo saputo solo il 28 gennaio scorso. E poco tempo dopo sono giunte le forze dell’ordine a intimare lo stop all’esercizio della prostituzione al pianterreno: «L’intervento è avvenuto alle 14, con il locale appena aperto, mentre le ragazze stavano facendo colazione al bar. Gli è stato detto che non possono farlo perché lì non possono esercitare, ma secondo me è una limitazione eccessiva della libertà personale. Di fatto ora sono confinate nelle camere. E io non posso neanche dire ai clienti che le ragazze sono di sopra perché potrebbe configurarsi come promovimento della prostituzione».
La situazione che si è creata, continua il gestore, crea problemi a catena: non potendo più abboccare i clienti al pianterreno, le prostitute lavorano meno e non riescono più a pagare le camere, quindi probabilmente se ne andranno: «E visto che siamo in un limbo non mi sento di far venire nessuno di nuovo». Pertanto il futuro dell’attività è a rischio.
«Ma c’era tempo»
L’auspicio del gestore è quello di ottenere un permesso d’esercizio temporaneo per operare in attesa di entrare in possesso della licenza edilizia (la relativa domanda di costruzione è stata inoltrata l’altroieri, ci ha detto): «Abbiamo sempre consegnato tutti i documenti che ci sono stati richiesti, e adesso la pratica non è più nelle nostre mani».
Da parte loro le forze dell’ordine, pur non commentando il caso specifico, ricordano che a tutti i locali è stata concessa la già menzionata proroga semestrale «per adeguarsi alle nuove regole». Il gestore però afferma di aver ricevuto notizia solo il 28 gennaio della necessità della nuova licenza edilizia per il bar: «All’inizio non sembrava ce ne fosse bisogno». Ammette però di aver aspettato fino all’ultimo: «Ma non potevo fare altrimenti. Se fossi stato il primo a far pagare i 25 franchi giornalieri alle ragazze sarebbero andate a lavorare da un’altra parte dove ancora non dovevano versarli». Ma ora potrebbero andarsene lo stesso.