Sul destino dell’ex Canetti la visione di Mario Botta

C’è la matita e l’estro di Mario Botta nell’ultimo tentativo di ristrutturazione dello stabile che s’affaccia in Piazza Grande e che fino a qualche anno fa ospitava la storica Cantina Canetti. Il proprietario dell’immobile, l’imprenditore e ingegnere di origine iraniana Rahim Houshmand, ci conferma che qualche mese fa ha chiesto aiuto all’architetto di Mendrisio prima di decidere di abbandonare ogni sogno di gloria edificatoria del palazzo che delimita la parte alta del salotto cittadino. «Non ho ancora progettato nulla di definitivo e nemmeno tracciato uno schizzo - ci dice Mario Botta - ma su richiesta del proprietario ho effettuato uno studio di fattibilità sull’area attualmente occupata dall’edificio e dal giardino retrostante, basandomi sui parametri dettati dal Piano regolatore vigente. Ne è risultata un’occupazione decisamente inferiore degli spazi a disposizione, con minimi indici di sfruttamento rispetto al precedente progetto», sottolinea l’archistar momo.
Progetto contrastato
Il precedente progetto, elaborato dall’architetto locarnese Tiziano Vannini, peraltro, non aveva avuto vita facile. Tra diverse opposizioni e richieste avanzate dal Municipio, aveva subito una serie di adattamenti prima della versione definitiva e della domanda di costruzione, anch’essa però contrastata. Con circa 17 milioni di investimento si prevedeva una profonda ristrutturazione di tutto il comparto con la costruzione di una cinquantina di appartamenti per anziani autosufficienti affiancati, al pian terreno, da uno studio medico e da diversi negozi che si affacciavano sia su piazza Grande che su piazza Muraccio. Inoltre, l’architetto locarnese intendeva in qualche modo riportare agli antichi splendori lo stabile e soprattutto il giardino retrostante che ospitava la popolare Cantina Canetti, proponendone la riedizione in chiave moderna con un porticato aperto su via Duni e una fontana al centro. Ricordiamo che per evitare la chiusura del Canetti, avvenuta alla fine del 2014, fu sottoscritta da oltre 6.300 persone una petizione che chiedeva appunto alle autorità comunali di impegnarsi affinché «l’ultimo tassello di storia, di cultura e di interscambio sociale e generazionale di Locarno venisse protetto e tutelato», riportava l’appello.
Idea abbandonata
Dunque l’idea di Vannini, avallata dal proprietario, era quella sì di ristrutturare uno stabile strategico, in posizione privilegiata, ma di ricreare una sorta di isola popolare intrisa di socialità nel cuore della città, considerando la destinazione della cinquantina di appartamenti in favore di anziani autosufficienti. «Il Cantone alla fine ha respinto questa nostra idea proprio sulla base degli indici di sfruttamento che ha considerato eccessivi - ci conferma Houshmand -. Ma prima di abbandonare a se stesso lo stabile, con una perdita da parte mia ma anche d’immagine della città, visto che appunto s’affaccia su piazza Grande, ho deciso di giocarmi l’ultima carta, quella di affidare l’elaborato ad un architetto stimato e con delle visioni originali come Mario Botta», conclude l’imprenditore.
