Sul polo congressuale i partiti sono scettici

Cari partiti, diteci la vostra sul Polo congressuale al Campo Marzio. Municipio e forze politiche cittadine si erano lasciate così dopo l’interpartitica dello scorso 27 febbraio, quando l’Esecutivo aveva deciso di tastare il polso dei partiti. Il nodo centrale, lo avrete intuito, è il partenariato pubblico privato. Di qui la domanda principale fatta dal Municipio: «Siete d’accordo con il principio del partenariato? E se sì, quanto va concesso agli investitori privati?». Il nodo da sciogliere è proprio questo: più si concede al privato (più palazzi, insomma), meno la Città dovrà sborsare per il centro congressuale. Per restare nel limite dei 50 milioni di investimento pubblico. Il Municipio ha elaborato diversi scenari con un unico filo conduttore: quanta percentuale di superficie utile lorda (SUL) va concessa all’investitore privato? Si va da un limite massimo del 50% (il Polo congressuale costerebbe così circa 40 milioni) a uno minimo del 25% (costo stimato per le casse cittadine: 55 milioni). La palla è dunque passata nel campo della politica. Proprio nelle scorse settimane il Municipio ha ricevuto le risposte dei vari partiti, riunite in un documento – che il Corriere del Ticino ha potuto consultare – dal quale emerge un dato interessate. Un accordo politico ancora non c’è. Anzi.
«Da valorizzare»
La Lega, spiega il capogruppo Lukas Bernasconi, non è del tutto convinta: «Un progetto come quello che ci è stato presentato, ossia con 250 appartamenti, implica la cementificazione del comparto. Non è appropriato». Per la Lega, «bisognerebbe rivolgersi a un architetto di grido che sappia valorizzare la zona, abbinando il centro congressuale a un business hotel e a una parte residenziale di alta qualità, più contenuta. Quanto al centro multigenerazionale/alloggi a pigione moderata, l’invito di Bernasconi è di realizzarlo, ma in altre zone della Città».
Qualche perplessità è stata espressa anche dal gruppo PLR-PVL. «Non così, non ora. Siamo favorevoli a realizzare un centro congressuale, ma non così come ci è stato proposto», afferma la capogruppo Natalia Ferrara. «Stiamo parlando di una posizione pregiata che va sfruttata al meglio». Come? «Bisogna costruire con un alto standing architettonico e abbinare il centro congressuale stesso a un albergo all’altezza e un autosilo pubblico capiente». Aspetti che, facile intuirlo, cozzano con la possibilità di realizzare alloggi a pigione moderata. Ancora Ferrara: «Non è adatto al contesto e nemmeno lungimirante. È giusto che vengano costruiti, ma non lì. Bisogna fare delle scelte. In questo modo rimarrebbero i mezzi finanziari per occuparci degnamente anche di Campo Marzio Sud. E di farlo al più presto, offrendo alla popolazione un maggiore accesso al lago».
«No, grazie»
Dalle perplessità leghiste e liberali radicali si passa al niet di Avanti con MTL – che – spiega il capogruppo Dario Petrini – boccia tout court il partenariato pubblico-privato «viste le esperienze avute sinora (il riferimento è al PSE, ndr)» – e dei Verdi: «Il principio del partenariato pubblico-privato non gode del nostro favore», ha risposto il gruppo guidato da Danilo Baratti. «Consapevoli» che la maggioranza politica propenderà invece per una collaborazione con i privati, gli ecologisti prediligono «una forte limitazione dei contenuti residenziali, con una quota importante di unità abitative di pubblica utilità».
A sostenere il partenariato pubblico-privato è l’UDC: questo tipo di collaborazione – afferma il capogruppo Tiziano Galeazzi – è il punto centrale per minimizzare l’impatto finanziario sui conti della Città. Di qui l’assenso al limite massimo del 50% della SUL delle superfici residenziali.
«Serve una riflessione»
Anche il Centro si è detto d’accordo, di principio, a un partenariato pubblico-privato e al fatto che Lugano debba disporre di un’offerta congressuale d’eccellenza. Tuttavia, rileva il capogruppo Lorenzo Beretta Piccoli, «in questa fase riteniamo opportuno prendersi il tempo per fare una riflessione a più ampio raggio». La questione di fondo: è opportuno dare il via alla realizzazione del polo congressuale con un PSE ancora in cantiere e le incognite legate all’indebitamento della Città? «Anche lo stallo che dura da decenni dovrebbe indurre il Municipio a riconsiderare l’esigenza reale di edificare un centro congressuale proprio al Campo Marzio. Una rilettura del tema potrebbe portare a proposte completamente diverse ma non per questo meno funzionali. Si potrebbe creare un centro congressuale diffuso, integrando e mettendo in rete strutture già esistenti in Città con altre in disuso (come il cinema Corso) oppure utilizzando il comparto del PSE per dare una soluzione nel breve-medio termine nel mentre viene fatta la riflessione a più ampio respiro». Quanto al ‘peso’ delle superfici residenziali da edificare, per il Centro «non c’è una grande differenza in termini assoluti sull’insieme dell’investimento. Ragione per cui si dovrebbe preferire la variante che permetta di ottenere sia maggior qualità funzionale per il centro congressuale, sia qualità urbanistica per il quartiere e la Città».
«Utilità da dimostrare»
«La Sinistra – dichiara la capogruppo Nina Pusterla – ritiene che l’utilità di un futuro nuovo centro congressuale sia tutta da dimostrare, mentre la necessità assoluta di nuovi spazi verdi per la popolazione e dell’accesso a lago sono evidenti». Pertanto, per il gruppo La Sinistra «la pianificazione (e poi la realizzazione) del comparto Campo Marzio Nord devono essere vincolate alla pianificazione e alla sistemazione effettiva di Campo Marzio Sud, azioni che permetterebbero appunto di incrementare il numero di spazi verdi fruibili e di accedere direttamente al lago». La Sinistra ritiene inoltre «che in caso di effettiva pianificazione e realizzazione del Comparto Nord l’eventuale aumento della quota di unità residenziali dovrà essere vincolata ad un sensibile aumento di unità abitative di utilità pubblica nella politica dell’alloggio della Città: la priorità sono lo sviluppo concreto di una politica dell’alloggio per le cittadine e i cittadini di Lugano, nonché una spinta decisa verso più spazi verdi fruibili e finalmente verso un accesso diretto al lago».
La reazione: «Sono molto deluso»
Come già ribadito, l’investimento in autonomia, vista la situazione delle casse cittadine, è escluso. Il costo del Polo congressuale è stimato in 250-300 milioni di franchi: 100 per i soli contenuti pubblici (centro congressi, area verde e posteggi) e 150-200 per quelli privati (residenziale). Il Municipio ha già piazzato l’asticella per l’esborso pubblico: massimo 50 milioni. Per questo, prima di presentare un messaggio alla Gestione va sciolto un importante nodo politico: la quantità di spazi residenziali che la Città vorrà lasciar costruire ai partner privati (il consorzio Halter-Implenia Svizzera). Ad oggi, una risposta ancora non c’è: «Sono molto deluso. Dal profilo politico vedo poca lungimiranza», afferma il vicesindaco e capodicastero Cultura, sport ed eventi, Roberto Badaracco. «Lugano ha un potenziale enorme, e lo si vede in questi giorni con il Congresso sui Linfomi. La Città può diventare un punto di riferimento nazionale ed internazionale nel settore congressuale, ma ha bisogno di un’infrastruttura moderna ed adeguata. Dalle risposte ricevute percepisco che esiste poca consapevolezza sull’importanza strategica di realizzare questo Polo. Non possiamo più tergiversare: perderemmo un treno che potremmo non riprendere mai più. La concorrenza è forte e tutti si stanno attivando. Stare fermi ora sarebbe un clamoroso autogoal!». E adesso, quali saranno i prossimi passi? «I servizi coinvolti faranno le loro valutazioni interne che proporranno al Municipio. Sulla base di questi esiti e delle varie posizioni espresse l’Esecutivo prenderà la sua decisione facendo una proposta definitiva al Consiglio comunale. Quest’ultimo dovrà poi assumersi la responsabilità di far rinascere il progetto o decretarne la fine». Pertanto nei prossimi mesi vi sarà un messaggio del Municipio al Consiglio comunale che dovrà decidere se accettare la proposta o bocciare tutto.