Sul red carpet ticinese tante stelle e pochi capricci
L’atmosfera cinematografica ce l’ha nel sangue. Lucius Barre è nato infatti nel 1949 nel quartiere di New York dove, qualche decennio più tardi, nel 1990, Martin Scorsese gira Quei bravi ragazzi. Una coincidenza che però non basta, da sola, ad avvicinarlo al mondo dell’accoglienza da tappeto rosso. Lucius, da giovane studente, inizia infatti a collaborare con gli uffici degli scambi culturali universitari. «Grazie a quell’esperienza ho conosciuto numerose realtà, farle incontrare e unirle mi ha subito affascinato». Lì scatta la scintilla che lo mette sulla strada giusta.
Oggi il suo ruolo è «responsabile del protocollo», anche se lui usa altre parole per descrivere ciò che fa per il Locarno Film Festival. «Il mio lavoro - dice - consiste essenzialmente nell’aprire le porte di casa e accogliere tutti, far sentire gli ospiti benvenuti e rendermi disponibile per qualsiasi richiesta». Già, le richieste. Si potrebbe facilmente pensare che le pretese degli ospiti siano le stesse di viziate superstar, ma Lucius ci spiazza: «Questo tipo di VIP è soltanto un mito, non esiste. Sono persone normali, con le loro paure e insicurezze. Non è insolito osservare una star fare un lungo respiro profondo prima di affrontare i flash del red carpet. Solitamente, si rivolgono a me perché il letto dell’hotel è troppo duro oppure la camera è piccola. Non lo fanno per un capriccio, ma perché viaggiano tanto e hanno bisogno di spazio per aprire la valigia».
Davvero tutto qui? «Altre volte chiedono di avere a disposizione un’auto per andare ad Ascona. Se sei una star, solitamente è più facile ottenerla rispetto a un attore alle prime armi. Però bisogna considerare che chi è agli inizi potrà diventare famoso in futuro. La mia missione è trasformare chiunque in un ambasciatore del Film Festival. L’ospite che torna a casa deve divertirsi e consigliare l’esperienza anche ai suoi amici».


E le richieste assurde?
E quando le star alzano il tiro con richieste assurde? «Vuoi un elefante rosa alla conferenza stampa oppure un aereo privato per andare a Milano a fare shopping? Non dico mai subito no, non è il mio compito. Rispondo sempre “ok, vediamo che cosa si può fare”. Verifico sempre. E quando con lo staff capiamo che è irrealizzabile, lo comunichiamo dicendo che abbiamo fatto tutto il possibile».
Insomma, nell’accogliente salotto di Locarno non c’è spazio per i capricci. Ma Lucius Barre lavora per altri festival di caratura internazionale. «Dietro le promozioni di Cannes ci sono sponsor giganteschi. Una volta mi è stato chiesto di procurare un elicottero per mandare Sting a consegnare un premio. È stato lì per un minuto e non ha nemmeno parlato o cantato».
Molti hanno calcato il tappeto rosso di Lucius: dalle stelle più brillanti della settimana arte agli arrembanti sconosciuti in cerca di gloria. «Non faccio differenze tra VIP e altri ospiti, cerco di trattare tutti e dare loro il benvenuto allo stesso modo».
Quel negozietto di borse
Il Pardo non tiene eccessivamente occupati i suoi ospiti, che possono quindi strutturare il proprio tempo libero come vogliono. «Che cosa fanno? Forse vanno nelle Centovalli a mangiare il risotto… Scherzo, lo dico solo perché sento parlare di questo posto ogni anno e non ci sono ancora stato. In realtà, tutti vogliono fare qualcosa di bello la sera, solitamente mangiare bene. Ci sono posti nei pressi del lago che fanno un buon pesce, li mandiamo lì. Locarno non è una città adatta allo shopping sfrenato, ma vanno tutti pazzi per un particolare negozio di borse. Esiste anche in altre parti del mondo, ma qui è decisamente più fornito, persino più di Parigi. È normale che qualcuno ne approfitti».
Incredibile ma vero, Lucius non assiste ad alcuna proiezione. Una volta che gli ospiti hanno attraversato il «suo» tappeto rosso, torna in ufficio. «Lo faccio per ripercorrere il programma del giorno seguente, non è facile godersi un film con la testa piena di informazioni da evadere». Qualche ricordo delle edizioni passate? «Un fotografo ha chiesto a Faye Dunaway di avvicinarsi alla finestra per uno scatto. Lei si è rifiutata. Questo perché la cosa più importante per un’attrice, soprattutto di una certa età, è avere l’illuminazione migliore, senza ombre. Stessa cosa per Jacqueline Bisset, che si è fatta intervistare nella sua camera d’albergo assicurandosi personalmente che la luce fosse frontale».
