«Sulla Piana d’Arbigo andremo avanti da soli»

I rilevanti contenuti naturalistici dell’area di 3,7 ettari nella Piana d’Arbigo a Losone mal si presterebbero a una sua riqualifica quale superficie per l’avvicendamento delle colture (SAC). Così la Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio ha motivato la decisione di scartare il progetto elaborato dalle FFS per compensare una parte dei terreni agricoli (in particolare SAC) che andranno persi a Castione a seguito della costruzione delle nuove Officine (vedi CdT del 13 gennaio). «Un progetto che avrebbe consentito di valorizzare ulteriormente quell’area di interesse pubblico», commenta il sindaco di Losone Ivan Catarin che, insieme ai colleghi di Municipio, la settimana scorsa ha preso atto della decisione della Commissione federale. Ora spetterà dunque all’Esecutivo comunale valutare se e come risanare e impreziosire, sia dal punto di vista naturalistico, sia da quello delle infrastrutture, quella vasta porzione di terreno. «Dovremo ristudiare la questione, questa volta senza appoggi esterni», rimarca Catarin. E questo tenendo conto delle indicazioni che giungeranno da Losanna. Contro la variante di Piano regolatore per il cambio destinazione del comparto dell’ex area militare sulla Piana d’Arbigo, che comprende anche l’ex caserma San Giorgio, è infatti tuttora pendente un ricorso al Tribunale federale. Dall’Alta Corte l’Esecutivo losonese attende in particolare un chiarimento al riguardo di quali contenuti sia possibile dare all’ex caserma (l’idea è quella di insediarvi il polo delle arti sceniche in collaborazione, tra gli altri, con l’Accademia Teatro Dimitri) ed ai terreni circostanti usati in passato per le esercitazioni militari.
L’acceso a golf e maneggio
Nel riordino del comparto rientra anche la rinaturazione del riale Segna, e la sistemazione della strada che dà accesso al maneggio, al golf e alla zona turistica. «Si tratta in particolare di intervenire sulla curva a gomito così da rendere la strada percorribile anche dagli automezzi di grandi dimensioni», precisa Catarin. Va ricordato che quest’ultimo intervento, anche qualora le FFS avessero accettato la proposta del Municipio di Losone di ampliare l’area del progetto per la riqualifica della Piana d’Arbigo quale compensazione parziale delle superficie SAC perse a Castione, sarebbero stati a carico del Comune. Caduto il progetto delle FFS, ora si deve, come detto, rivalutare il tutto. Ma cosa prevedeva il progetto allestito dalle FFS che la Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio ha giudicato in contrasto con i contenuti naturalistici presenti sulla Piana d’Arbigo? Quanto previsto non si limitava alla compensazione reale di 3,7 ettari di terreno grazie alla bonifica dei sedimi utilizzati per le esercitazioni militari: oltre ad un’ampia superficie prativa che in caso di necessità sarebbe potuta diventare coltivabile nel giro di un anno, era prevista anche la creazione di un frutteto, di una pista finlandese per la corsa, di un percorso ciclopedonale, nonché la pulizia della roccia verso lo Zandone e la rinaturazione di due corsi d’acqua.
Svago e sport
Tutto ciò non verrà più realizzato dalle FFS. Ma ciò non toglie, che l’area compresa tra l’ex caserma e lo Zandone, possa essere comunque valorizzata. Nella variante dei PR tutt’ora bloccata dal già citato ricorso al Tribunale federale, per il comparto che dal riale Segna si estende fino al corso d’acqua temporaneo si prevede uno spazio di transizione libero da costruzioni verso il resto della Piana di Arbigo a vocazione più naturalistica. L’area attrezzata è destinata a strutture per lo svago e per lo sport, come pure a spazi espositivi e formativi temporanei . In quel comparto è ammesso unicamente l’inserimento di strutture a carattere estensivo anche temporanee, quali, ad esempio, tendoni per attività teatrali piuttosto che piste per la pratica di attività sportive, oppure ancora spazi per attività didattiche, formative e di svago. Più ad ovest è poi prevista una zona per il tempo libero la cui gestione dovrà tener conto delle valenze naturalistiche e paesaggistiche esistenti. La sua valorizzazione dovrà avvenire attraverso, ad esempio, la formazione di prati secchi, biotopi umidi, favorendo nel contempo migliori collegamenti ecologici dalla montagna verso il fiume. Contemplata anche la possibilità di realizzare sentieri a carattere didattico.