Sulla scia dei giganti di neve

LAVIZZARA - Da suggestiva cornice di paesaggi invernali e compagna di svago a fonte di disagi o addirittura di tragedie. Basta un attimo perché la candida neve si trasformi in un evento pericoloso, se non in una trappola mortale. Ce lo ricordano le valanghe catastrofiche che nei secoli scorsi hanno segnato la storia delle valli dell’Alto Ticino. E in tempi più recenti, ne sono una triste conferma gli incidenti dovuti alle slavine avvenuti nelle scorse settimane a Nord delle Alpi. Ieri come oggi, la natura non manca di ricordarci il suo primato sull’uomo. Ed è più che mai evocativo il titolo della mostra sul tema attualmente allestita negli spazi dell’Istituto scolastico di Lavizzara a Prato Sornico: «Valanghe: punizione divina o evento prevedibile?». Prendendo spunto dalle tragiche slavine che nel gennaio 1667 colpirono le valli dell’Alto Ticino provocando numerose vittime, gli ingegneri forestali Mark Bertogliati e Jan Holenstein hanno allestito un’esposizione che ripercorrere la storia del fenomeno in Ticino, con focus sull’evoluzione della gestione dei pericoli, dei rischi, delle misure di prevenzione e dell’equipaggiamento personale di sicurezza. Argomenti che sono stati approfonditi venerdì scorso nella sala multiuso di Prato Sornico da Mark Bertogliati – autore insieme ad Alberto Fumagalli del documentario «Le valanghe del 1667» (la cui proiezione ha preceduto l’incontro) – e dal geologo Giorgio Valenti, già responsabile del gruppo Valanghe del Cantone. Il CdT ha contattato quest’ultimo a margine della conferenza per parlare, in particolare, di pericoli e rischi. «Attenzione però – tiene subito a precisare – sono due concetti molto differenti tra loro: il pericolo è l’evento che potrebbe manifestarsi, mentre il rischio è la probabilità che accada qualcosa moltiplicata per le eventuali conseguenze. Se un tempo si analizzava soprattutto il pericolo, negli ultimi anni si è cominciato a valutare i rischi». Ecco, dunque, che oggi le misure di precauzione contro le valanghe (ma anche per prevenire altri fenomeni naturali) sono proporzionali al rischio. «Ad esempio – spiega Valenti – a Frasco, dove nel 1951 una valanga causò la morte di 5 persone, ci si è trovati di fronte a due possibilità: premunire la zona di distacco della slavina (con un investimento importante) oppure posare delle stazioni nivometeorologiche per monitorare il quantitativo di neve e, se del caso, evacuare gli abitanti, ospitandoli in una struttura costruita ad hoc per situazioni del genere. In base alle analisi del rischio, si è optato per la seconda soluzione, nettamente meno onerosa della prima e che finora si è rivelata essere stata una buona scelta». Mentre in Lavizzara – che negli ultimi decenni era stata regolarmente bloccata dalle valanghe – nel 2014, dopo i disagi provocati da oltre una ventina di slavine verificatesi in poco tempo, si è deciso di realizzare una galleria para valanghe (inaugurata nel 2016): «In questo caso – specifica l’ex geologo cantonale – si è scelto di ridurre al minimo il rischio slavina, realizzando un tunnel artificiale». Oltre a munirsi di opere di ingegneria di protezione, tutti i comuni ticinesi confrontati con problemi valanghivi, nel tempo, hanno adottato un piano di evacuazione, istituito commissioni ad hoc e presidi territoriali con il compito di analizzare eventuali situazioni di pericolo e di decidere di conseguenza il da farsi. Ad assumere un ruolo importante nella prevenzione la mappatura delle zone di pericolo naturale presenti nel cantone. A questo proposito, Valenti evidenzia che «a livello statistico in Ticino negli ultimi cento anni non abbiamo avuto neanche una persona morta all’anno per pericoli naturali; mentre è stato calcolato che nell’arco di dodici mesi 200 decessi sono direttamente riconducibili all’inquinamento atmosferico». Tornando alle slavine: in Ticino non si registrano morti per distaccamenti di lastroni di neve provocati dall’uomo dal 2010 (vedi anche edizione CdT del 22 gennaio, pagine cantonali). Per quanto concerne invece le valanghe catastrofiche (quelle naturali e che colpiscono abitati e vie di comunicazione), l’ultima risale al 1986 a Mogno: l’immensa coltre di neve distrusse la chiesa seicentesca e diverse altre costruzioni, fortunatamente però non vi furono morti. «In generale – spiega il nostro interlocutore – circa il 95% dei distaccamenti di lastroni di neve è causato dalla vittima stessa o dal suo entourage». Per questo motivo è importante pianificare ben bene qualsiasi escursione – «operazione oggi facilitata dalla disponibilità di programmi informatici all’avanguardia, che indicano in base all’itinerario che si desidera fare il rischio che si corre» –, consultando i bollettini emessi dall’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe di Davos e prevedendo un equipaggiamento di sicurezza adeguato (telefono cellulare, apparecchio di ricerca travolti in valanga ARTVA, airbag per slavine, pala e sonda da neve). «Ma prima ancora della pianificazione, è di fondamentale importanza la formazione – tiene a sottolineare l’ex geologo cantonale, che è anche istruttore –: bisogna frequentare dei corsi, conoscere e fare pratica con persone esperte».
Tornando all’interrogazione posta dalla mostra, Valenti conclude sottolineando che «nonostante tutti gli strumenti a nostra disposizione risulta ancora oggi impossibile prevedere con certezza assoluta il verificarsi di una slavina».
L’esposizione - «Valanghe: punizione divina o evento prevedibile?»
Fino al 31 marzo gli spazi dell’Istituto scolastico di Lavizzara a Prato Sornico ospitano la mostra «Valanghe: punizione divina o evento prevedibile?», allestita da Mark Bertogliati e Jan Holenstein per commemorare le funeste slavine del 1667. A oltre 350 anni di distanza da quei tragici eventi – che colpirono in particolare Anzonico in Leventina, Mogno e Rima in Lavizzara e Cumiasca in val di Blenio –, la mostra interroga sulle conseguenze delle valanghe e sul loro impatto materiale e culturale. Con fotografie, filmati e materiali d’epoca e attuali, l’esposizione ripercorre la storia delle valanghe in Ticino, ponendo l’accento sull’evoluzione delle misure di prevenzione e dell’equipaggiamento personale di sicurezza. La mostra è visitabile sabato, domenica e nei giorni festivi, nonché durante le vacanze scolastiche dalle 14 alle 17. Ulteriori informazioni sul sito www.lavizzara.ch (sezione Comune-Attualità).