Sull'autobus senza monetine

Dei circa 500 distributori automatici di biglietti disseminati alle fermate dei bus e dei treni, entro il 2027 ne rimarranno soltanto una trentina. A comunicarlo, a inizio estate, AutoPostale assieme alle società ABL, AMSA, ARL, FART, FLP, SNL e TPL. Una rivoluzione: il biglietto degli autobus e dei «trenini» ticinesi si farà quasi esclusivamente senza contante, tramite delle apposite colonnine «contactless» installate direttamente sui mezzi di trasporto. Due i motivi: uno di tipo logistico, perché «i costosi sistemi di cassa hanno raggiunto la fine del loro ciclo di vita e non sono più disponibili pezzi di ricambio». L’altro riguarda le abitudini: sempre più persone acquistano i titoli di trasporto tramite mezzi digitali. Logico, secondo le società interessate, cambiare sistema di pagamento.
Tendenza inarrestabile
In Svizzera, lo scorso anno, quasi quattro passeggeri su cinque non hanno usato il contante per acquistare i ticket. Una tendenza alla digitalizzazione in atto da anni e che interessa molti ambiti della vita quotidiana. Una tendenza che tuttavia, quando si concretizza come appena accaduto in Ticino, evidentemente non lascia tutti contenti. A prendere per prima posizione sul tema è stata l’Associazione consumatori della Svizzera italiana (ACSI), che alcuni giorni fa in una nota ha sollevato un problema: «Il trasporto pubblico per definizione dovrebbe essere accessibile a tutta la popolazione, non unicamente alla maggioranza», ha sottolineato l’ACSI. «Inclusi coloro che non fanno uso delle app o dei mezzi di pagamento digitali: siano essi anziani, minorenni o semplicemente dei turisti stranieri». Insomma, c’è il rischio che bus e treni diventino meno accessibili. Un controsenso, dunque.
Un punto di vista condiviso anche da Paolo Nodari, direttore di Pro Senectute Ticino e Moesano. «Queste misure di risparmio, seppur comprensibili nell’ottica di enti privati ma anche pubblici, vanno a scapito di chi ha più difficoltà ad accedere ad alcuni servizi digitali. E ciò riguarda anche le persone anziane», spiega al CdT. Tuttavia, non va commesso l’errore di fare di tutta l’erba un fascio. Anzi. Secondo Nodari, bisogna sfatare il luogo comune secondo cui gli anziani non sono in grado di usare la tecnologia. «Al contrario: sempre più persone over 65 si avvicinano al digitale, con curiosità e spirito di adattamento». Uno dei compiti della fondazione è proprio quello di sostenere e accompagnare le persone anziane in una vita il più possibile attiva e autonoma. Anche Fabio Canevascini, presidente dell’Associazione utenti trasporti pubblici (Astuti), osserva da parte sua come «oggi ci sono anziani decisamente sul pezzo per quanto riguarda i mezzi digitali».
Tornando alla decisione di togliere i distributori automatici di biglietti, il direttore di Pro Senectute dice di «aspettarsi che vi siano sempre alternative disponibili per chi non è familiare all’uso della tecnologia e potrebbe non avere accesso a servizi pubblici come l’acquisto di titoli di trasporto attraverso strumenti digitali. L’inclusione deve andare di pari passo con il rispetto della diversità delle competenze e dei ritmi di apprendimento». Canevascini nota invece come già oggi i distributori automatici di biglietti siano «complicati da usare». Tanto che «nemmeno io, a volte, riesco ad acquistare il ticket». Meglio usare l’app, «decisamente comoda e facile da utilizzare». Sulla decisione delle società di trasporto pubblico, però, il presidente di Astuti tiene a sottolineare un aspetto. «Per chi fatica a muoversi o non può più guidare, il trasporto pubblico rappresenta l’unica alternativa. Davvero vogliamo smantellare questo servizio?». Secondo quanto annunciato dalle società di trasporto rimarranno attivi - oltre a una trentina di distributori automatici («ma solo nei principali nodi di interscambio urbani») - anche gli sportelli di vendita, «per assicurare l’assistenza nella sottoscrizione degli abbonamenti e garantire consulenze personalizzate».
Differenze non solo regionali
Esludere il contante per il pagamento dei servizi non è una tendenza nuova. In Svizzera interna, ad esempio, il «contactless» è una realtà consolidata. Anche se ci sono parecchie differenze fra le regioni. «La situazione varia molto da un cantone all’altro, e persino da città a città», commenta Nodari. «Pro Senectute Svizzera, attraverso lo studio Digital Senior, si occupa di analizzare come si evolve l’utilizzo delle tecnologie digitali e l’impatto della digitalizzazione da parte delle persone anziane in Svizzera. Lo studio 2025 evidenzia che c’è una crescente apertura verso il digitale tra le persone anziane in tutta la Svizzera, ma persistono differenze sul territorio legate al contesto socio-culturale, all’accesso alla formazione e al supporto disponibile localmente». In realtà urbane come Zurigo e Berna, prosegue il direttore, l’accettazione delle tecnologie digitali è più alta, anche grazie a una maggiore offerta di corsi, iniziative pubbliche e infrastrutture. «Tuttavia, anche lì resta una parte significativa di popolazione anziana che si sente esclusa o insicura nell’uso quotidiano del digitale, in particolare per operazioni sensibili come i pagamenti». L’arrivo della rivoluzione digitale, aggiunge ancora Nodari, è invece più lenta altrove, ad esempio nei cantoni periferici o nelle aree rurali, come Ticino o Grigioni. «Ecco perché ci attiviamo localmente per rafforzare l’informazione e la formazione. Anche attraverso i nostri volontari che affiancano le persone più in difficoltà. Quello che osserviamo è che la disponibilità ad apprendere c’è: serve però un approccio su misura, basato sulla fiducia, l’attenzione e la vicinanza».
Una questione di sicurezza
L’uso del contante è quindi un tema che tocca principalmente gli anziani, ma non solo. Ricorda infatti Nodari: «Lo studio Digital Seniors 2025 mostra chiaramente che circa il 20% degli over 65 non si sente a proprio agio con i pagamenti digitali. Per molte persone - non solo anziane - il contante ha un significato che va oltre la sua funzione pratica: è sinonimo di fiducia, controllo, autonomia e sicurezza. La sua progressiva scomparsa può generare incertezza, ansia e senso di esclusione, soprattutto tra chi vive da solo o ha poca dimestichezza con la tecnologia». Difficoltà che non si limitano ai sistemi digitali, «ma anche all’uso quotidiano di dispositivi come smartphone o carte di credito», rimarca il direttore di Pro Senectute. «Non possiamo dare per scontato che tutti abbiano gli strumenti giusti o la capacità di usarli con serenità. E qui si conferma l’importanza di un accompagnamento attento per evitare che si creino esclusione o isolamento». Ecco perché la fondazione chiede che «vengano pensate e mantenute opzioni concrete per tutte le persone che desiderano continuare a utilizzare il denaro contante, in un’ottica di rispetto, inclusione e libertà di scelta».
«La digitalizzazione dei pagamenti non vada a scapito del contante»
Intervista a Edoardo Beretta, professore titolare di macroeconomia all'USI
Le società di
trasporto pubblico ticinesi hanno deciso di smantellare quasi tutti i
distributori di biglietti alle fermate entro il 2027. Da economista, come giudica questa scelta?
«Ne comprendo le
ragioni dettate dai mezzi di pagamento elettronici già in forte crescita
nell’acquisto di titoli di viaggio, a cui si aggiunge - come dichiarato dalle
otto principali aziende del trasporto pubblico ticinese - l’usura degli attuali
sistemi di cassa presenti alle fermate: nel contempo, la gestione del contante
comporta costi operativi per le aziende. Ciononostante, ritengo che si debba
prestare cautela a non ridurre la fruibilità del contante, che è legal tender,
ovvero moneta di diretta emissione della banca centrale e a corso legale. Non è
tanto il mantenimento dell’anonimato ad essere critico, quanto tenere conto di
una parte di società - fra cui le generazioni non “native” digitali - che si
vede spesso “forzata” a modificare le proprie abitudini. Penso, però, anche al
turista locale a cui magari è più comodo pagare con il “franchetto” nelle
tasche piuttosto che con carte di credito/debito (a cui possono applicarsi
commissioni di servizio all’estero). La digitalizzazione (non biasimevole) dei
pagamenti non deve andare a discapito del contante, con cui stando alla BNS nel
2024 sono stati condotti il 30% dei pagamenti quotidiani in loco e che a
maggior ragione i servizi pubblici dovrebbero tutelare».
In altre realtà
(pensiamo in particolare ai Paesi scandinavi o asiatici) il contante è già oggi
quasi un ricordo. Molte attività commerciali, addirittura, non accettano cash.
Anche in Svizzera, e in Ticino in particolare, si arriverà a questo punto?
«Stando alla BNS
il 95% delle persone è favorevole al mantenimento del contante: quindi, la
cultura in Svizzera e Ticino non è comparabile con i Paesi scandinavi. Si
ricordi, però, come la banca centrale svedese nel maggio 2025 abbia dichiarato
di supportare l’obbligo di accettazione del contante per i beni essenziali e di
volere rafforzare le responsabilità del sistema bancario
nell’approvvigionamento. Tale dietrofront parziale nasce dalla vicinanza con
terre di conflitto e dai rischi di ciberattacchi (a cui il sistema dei
pagamenti tradizionali si sottrarrebbe in parte). In Asia - penso alla Cina -
il caso è diverso, in quanto i pagamenti digitali possono costituire un
“grimaldello” per monitorare le abitudini della popolazione. Molto dipenderà
però da noi consumatori, se ci concederemo (o meno) alla dipendenza elettronica
eccessiva. Nel contempo, la BNS e i policymaker in generale sono chiamati a
tutelare il ruolo sociale del contante senza limitarne l’utilizzabilità come
invece recentemente operato dall’UE (e, ancor prima, da singoli Paesi membri)
introducendo soglie di pagamento massimo».
Più in generale,
è verosimile una società senza contante o in qualche modo rimarremo sempre
legati al mezzo fisico?
«Dipenderà da
tutti noi renderci conto dell’insostituibilità di concetti come “fisicità”,
“materialità”, “possesso” in tempi di incertezza in quanto ancestrali. Non è un
caso che i risparmiatori spesso prelevino parte dei loro risparmi durante le
crisi per non parlare delle “corse agli sportelli”. È poi in ambito
monetario-finanziario consigliabile diversificare per ridurre l’esposizione a
rischi. La storia monetaria ci tramanda come forme di pagamento siano
coesistite per secoli - il passaggio dai metalli preziosi alla cartamoneta è
durato dall’806 d.C. (data della prima banconota) al 1971 (anno di
demonetizzazione dell’oro) - senza che una escludesse l’altra. Sarebbe
economicamente poco saggio se si operasse ora diversamente».