«Sull’imposizione individuale il Ticino proponga il referendum»

Dopo aver spaccato in due il Parlamento, la Legge federale sull’imposizione individuale (approvata dalle due Camere per una manciata di voti lo scorso giugno) rischia di spaccare in due anche la Svizzera. Tanto che la modifica legislativa è già minacciata da un referendum lanciato a inizio luglio da un’alleanza composta da rappresentanti di Centro, PEV, UDC e UDF. Non solo: è probabile che ci sarà pure un referendum dei Cantoni. Ad oggi, sono cinque ad averlo proposto: Turgovia, Nidvaldo, Glarona, Appenzello Interno ed Esterno. Per la riuscita del referendum dei Cantoni ne servono almeno otto. E il Ticino potrebbe essere fra questi. Una richiesta in questo senso è stata depositata dal capogruppo del Centro Maurizio Agustoni insieme al capogruppo UDC Sergio Morisoli e al deputato Sem Genini (Lega). «Non mi sembra interessante, per il nostro Cantone, spendere di più e incassare di meno», spiega Agustoni al CdT. Il problema, infatti, è che la riforma fiscale andrebbe a gravare in maniera sostanziale sulle casse dello Stato: «A livello federale è stato stimato che dovranno essere trattate 1,7 milioni di dichiarazioni fiscali in più, per la cui evasione saranno necessari circa 1.700 funzionari aggiuntivi», osserva il capogruppo. «Per il Ticino, applicando le stesse proporzioni, ciò significherebbe circa 80.000 mila dichiarazioni in più e, di conseguenza, un’ottantina di funzionari. Che necessiterebbero non solo di essere stipendiati, ma anche di uffici e - probabilmente - di un nuovo programma informatico». Il tutto, senza dimenticare le perdite fiscali. Infatti, aggiunge Agustoni, «è l’unico caso di riforma fiscale in cui si incasserà di meno ma gran parte del ceto medio pagherà di più, mentre a beneficiarne sarebbero soprattutto le famiglie con doppi redditi elevati». A livello federale, prosegue Agustoni, sono state stimate perdite fiscali per oltre 600 milioni di franchi all’anno. «E anche al Ticino, a stare bassi, potrebbero venire a mancare 30-40 milioni di gettito, mentre sarebbero una trentina a livello comunale». Insomma, per il capogruppo del Centro «si va a creare un mostro burocratico assolutamente non richiesto e che non solo va a complicare la vita a chi paga le imposte, ma addirittura toglie risorse allo Stato e penalizza il ceto medio». Secondo Agustoni, quindi, «è senz’altro auspicabile che il popolo svizzero, e anche i ticinesi, abbia la possibilità di esprimersi su questa modifica di legge». I numeri, tuttavia, sembrano risicati. In caso di voto popolare, potrebbe riflettersi la spaccatura già vista alle Camere, in particolare fra le città e la campagna. E anche a livello di Parlamento cantonale la proposta di Agustoni, Genini e Morisoli potrebbe non avere vita facile. «Confido che si faccia un ragionamento di buon senso», sottolinea il capogruppo. «Questa riforma del tutto inutile va a pesare finanziariamente sulle spalle delle famiglie e dello Stato». Non a caso, aggiunge, nella procedura di consultazione 21 Cantoni, tra cui il Ticino, si erano detti contrari alla modifica.
«Un grosso problema»
«Per le famiglie contadine sarebbe un grossissimo problema e un immane lavoro burocratico aggiuntivo», spiega da parte sua Sem Genini, deputato della Lega e segretario agricolo cantonale. «Con la tassazione individuale, infatti, non solo il reddito, ma anche il patrimonio e tutti i beni dovranno essere divisi annualmente a fini fiscali tra i coniugi con una partecipazione agli acquisti. La fattoria, il bestiame, i macchinari e tutto ciò che è correlato dovranno quindi essere ripartiti annualmente in termini di patrimonio», evidenzia Genini, spiegando che anche l’Unione svizzera dei contadini ha deciso di sostenere il referendum.
Tredici domande al Governo
Sullo stesso tema, i tre deputati hanno inoltrato anche un’interpellanza al Consiglio di Stato. Tredici domande in cui si chiede al Governo di quantificare l’impatto della riforma fiscale sul Ticino. Anche sul possibile impatto finanziario di eventuali revisioni delle leggi sulle prestazioni sociali. Domande alle quali Agustoni spera che l’Esecutivo possa dare una risposta il 25 agosto, giorno della seduta straordinaria di Gran Consiglio in cui si discuterà dell’«arrocchino». «Il tempo stringe, perché il termine di referendum scadrà il 9 ottobre», sottolinea Agustoni. «Il Parlamento deve essere in possesso il prima possibile di tutte le informazioni sulle ripercussioni che avrà la modifica di legge, in modo da potersi esprimere sul referendum nella sessione di settembre».
Ma che cosa cambia?
Utile, a questo punto, ricordare come funziona oggi e cosa cambierà. Attualmente per i coniugi c’è l’imposizione congiunta, con il cumulo dei redditi. Marito e moglie formano una comunità economica. In futuro, invece, saranno considerati due contribuenti distinti. Ciò significa che le coppie sposate dovranno presentare due dichiarazioni separate, al pari dei conviventi. La riforma dovrebbe favorire fiscalmente circa la metà dei contribuenti che oggi pagano l’imposta federale diretta e penalizzare il 14%. Per chi già non paga niente o paga poco, non dovrebbe cambiare nulla. I principali beneficiari della riforma dovrebbero essere i pensionati e i nuclei familiari a doppio reddito, in particolare quelli in cui le entrate sono suddivise in modo più equo fra marito e moglie. Fra i perdenti, invece, rientrano le famiglie tradizionali monoreddito (un coniuge lavora, l’altro resta a casa ad accudire i figli) e le persone sole senza figli. Oggi una famiglia di quattro persone con un reddito imponibile di 120 mila franchi paga dai 2.700 ai 3.100 franchi d’imposta federale, indipendentemente da come è suddiviso il reddito nella coppia. In futuro i doppi redditi dovrebbero pagare solo 1.000 franchi, mentre chi ne percepisce uno solo dello stesso ammontare ne verserebbe al fisco federale 5.000.