Lugano

Svelato il progetto di Casa Vanoni che accoglierà minori in difficoltà

Al via il cantiere per la realizzazione del nuovo centro educativo che ospiterà 47 giovani provenienti da contesti familiari vulnerabili – Simbolico per la Fondazione il terreno di Molino Nuovo su cui sorgerà la struttura: «Siamo in questo quartiere popolare da più di cent’anni»
© Fondazione Antonia Vanoni
Estelle Vezzoli
20.03.2025 19:41

Entro tre anni lo storico comparto Vanoni di Molino Nuovo avrà un nuovo volto. Sul terreno ormai spoglio e incolto compreso fra via Bagutti, via Petrini e via Simen è stata infatti simbolicamente posata la prima pietra per la realizzazione del nuovo Centro Educativo per Minorenni (CEM) della Fondazione Vanoni. «Da decenni la nostra Fondazione voleva dare una nuova casa ai nostri ragazzi: la vecchia sede non era più confacente. Ci siamo guardati in giro, abbiamo cercato anche luoghi alternativi, ma poi ha prevalso la volontà di restare in centro, in un quartiere popolare, dove siamo da più di cent’anni. Ritorneremo quindi sul nostro terreno», ha spiegato il presidente del Consiglio di Fondazione, Stefano Camponovo, nel corso della conferenza stampa a cui hanno partecipato anche il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, l’amministratore apostolico della diocesi di Lugano Alain de Raemy e la presidente del Consiglio comunale Benedetta Bianchetti.

Casco in testa e pala in mano: posata la prima pietra
Casco in testa e pala in mano: posata la prima pietra

«Nato con la camicia di forza»

Il futuro edificio – che sorgerà sulle ceneri dello stabile dell’ex Caritas e del vecchio Istituto Vanoni demolito oltre tre anni fa – sarà a tutti gli effetti una nuova casa per 47 minorenni provenienti da contesti familiari vulnerabili con un équipe di specialisti rafforzata a dare supporto e accoglienza. Il progetto di Casa Vanoni avrà un costo complessivo di 19,7 milioni di franchi e beneficerà, oltre che del sostegno della Fondazione, anche di fondi pubblici in arrivo da Berna e Bellinzona. Non pochi sono stati gli ostacoli incontrati lungo un percorso che ha infine portato all’avvio dei lavori di un progetto che già da tempo aspettava di essere concretizzato. Come ha sottolineato Camponovo, «costruire uno stabile di pubblica utilità vuol dire trovarsi davanti ad uno stabile di burocrazia e complicazioni. Questo progetto è un sogno che è nato con la camicia di forza, ingessato, eppure siamo convinti di aver concepito una casa quasi familiare allo scopo di ricreare, per quanto possibile, quell’ambiente di affetto e di rispetto che i nostri ragazzi hanno faticato a trovare a casa loro». La Fondazione Vanoni non ha comunque perso di vista il suo compito educativo e di speranza, ovvero quello di permettere ai giovani di tornare dalle loro famiglie. Allo stesso modo si è espresso il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, osservando come «la posa di questa "prima pietra" non è solo un gesto simbolico, ma l’inizio concreto di un progetto che si trasformerà in una vera e propria casa per i minorenni provenienti da contesti familiari vulnerabili. Una casa che, come un rifugio sicuro, offrirà loro accoglienza, calore e fiducia in un futuro migliore».

Entrando più nei dettagli del progetto, il nuovo CEM si occuperà di fornire l’accoglienza e il supporto necessario a giovani in difficoltà e alle loro famiglie, accompagnandoli in un percorso formativo il cui obiettivo principe , come detto, è quello del reinserimento nel nucleo familiare. In quest’ottica, uno degli appartamenti dell’edificio – che si articolerà su sette piani e ospiterà 47 giovani fra i 3 e i 20 anni (35 dei quali in presa a carico residenziale e 12 accolti in collocamento diurno) – sarà dedicato proprio al supporto dei giovani e dei loro genitori. «Crediamo fermamente – ha rilevato il direttore della Fondazione Mario Ferrarini – che i temi come l’autonomia e il ritorno a casa non possano essere affrontati da soli, ma debbano essere condivisi con le persone più care e di riferimento, con l’accompagnamento e la guida di chi ha l’esperienza necessaria per aiutarli a ricostruire il proprio percorso».

Luogo di condivisione

In linea con l’idea integrativa del progetto che vorrà essere, come ha nuovamente ribadito Ferrarini, «anche un luogo di socializzazione, di vita comunitaria e di condivisione», il CEM comprenderà anche due sale multiuso che, oltre ad ospitare attività e formazione, «si apriranno anche all’esterno, verso la comunità» con il desiderio di stimolare «una partecipazione attiva da parte di tutti senza barriere e pregiudizi». Al fine di garantire la relazionalità con l’ambiente circostante, è stato inserito nel progetto anche un giardino esterno.

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