Tasto «on» sulle luci rosse dopo una lotta di sette anni

«Un’oasi del sesso da tre milioni». Così titolavamo nel febbraio del 2014 presentando il progetto per un nuovo postribolo destinato a una trentina di prostitute nella zona artigianale-commerciale di Cadenazzo, un’iniziativa che si ispirava alle offerte analoghe già presenti Oltralpe, e che sarebbe dunque dovuta essere una primizia in Ticino. Su tre piani avrebbe dovuto ospitare un contact-bar da 150 posti, nove camere per l’esercizio della prostituzione, diciotto stanze doppie per le professioniste e una zona fitness attrezzata con sauna, solarium e idromassaggio. Da allora sono passati sette anni esatti e adesso, dopo un percorso particolarmente travagliato, per la prima volta la licenza edilizia è definitiva. Il Tribunale amministrativo cantonale (Tram) ha infatti respinto il ricorso presentato nel 2019 dal vicinato, l’ennesimo tentativo di contrastare il progetto con l’intento di tutelare gli interessi dei residenti, a cui quella futura convivenza proprio non andava giù. Ma i giudici hanno in sostanza ribadito quanto già stabilito dal Consiglio di Stato, ovvero che tecnicamente quel progetto si può fare. I contenuti della casa d’appuntamenti, insomma, da un punto di vista pianificatorio non collidono con la zona in cui i promotori intendono realizzarlo. Dopo una lotta durata anni, almeno in questa sede gli opponenti hanno deciso di fermarsi, rinunciando a ricorrere allo step successivo, ovvero il Tribunale federale (non ci è invece noto se siano o meno intenzionati a proseguire la battaglia in altre sedi). Motivo per cui, come detto, la licenza edilizia concessa dal Municipio di Cadenazzo a quel progetto, rivisto più volte anche sulla base di altre sentenze, è ora confermata. I promotori avranno due anni per farla valere, dopodiché dovranno richiedere una proroga.
Il contesto è mutato
Ottenuto il via libera, ora che ne sarà del progetto? Le luci rosse si accenderanno nuovamente a Cadenazzo dopo che nel corso degli anni tutti i locali erotici situati sul territorio comunale si sono man mano spenti? Il progetto rimane valido, ci ha spiegato uno dei promotori. Ora che c’è la licenza, insomma, non ci si tira indietro. La sensazione è però che, almeno per un po’, il postribolo da tre milioni di franchi non si farà. Progetto valido, dunque, ma in stand-by, conferma il co-promotore. Da quando la prima domanda di costruzione era stata pubblicata nel febbraio di sette anni fa, infatti, di acqua sotto ai ponti ne è passata molta. Parecchie le cose che sono cambiate. Anzitutto, allora sul settore della prostituzione non era ancora calata la mannaia dell’operazione Domino, con cui la magistratura ticinese ha messo ordine nel mondo delle luci rosse ticinesi. L’operazione aveva portato a numerose chiusure di locali tollerati per anni, mentre le relative inchieste penali avevano condotto davanti alla giustizia varie persone per reati di vario genere. Senza dimenticare la crisi economica, pure spesso citata dai gestori di questo tipo di attività nello spiegare la generale frenata vissuta rispetto ai decenni precedenti, quando sul territorio cantonale si contavano decine e decine di bordelli. Per i locali hot i tempi erano dunque grami già prima di un anno fa. Poi la pandemia ha inevitabilmente procurato il colpo di grazia. Ora anche la casa d’appuntamenti di Cadenazzo rimane dunque alla porta valutando l’evoluzione della situazione.
Gli scenari
Quali le possibilità per il progetto? Il co-promotore, premettendo che in caso si volesse andare avanti occorrerà comunque affrontare anche la questione del finanziamento, spiega che vi sono varie ipotesi. Tra queste figura pure quella di coinvolgere altri investitori, o ancora quella di cedere l’idea a chi dovesse ritenerla interessante.
