Test antidoping tra i banchi di scuola

Pugno di ferro del Liceo Everest Accademy di Lugano contro le droghe - Il neodirettore Marco Meschini: "Vogliamo rendere il nostro ambiente un luogo sicuro e sano"
Dir. Marco Meschini durante la presentazione del nuovo regolamento
Red. Online
03.10.2018 18:20

LUGANO - Non è passata inosservata la decisione presa dalla direzione dell'Everest Accademy di Lugano che dal 3 settembre, con l'inizio del nuovo anno scolastico, ha scelto di fare piazza pulita contro le sostanze stupefacenti. In che modo? Test antidoping a sorpresa tra i banchi di scuola.

Si sa, il problema della diffusione e dell'uso delle sostanze stupefacenti tra i ragazzi in giovane età è un fenomeno che fa sempre molto discutere e che purtroppo sembra non volersi fermare. "Abbiamo deciso come istituzione scolastica di combattere l'uso di droghe per quanto possibile, almeno tra i nostri studenti" - afferma il direttore del liceo privato luganese Marco Meschini, che ci ha concesso un'intervista.

Dir. Meschini, innanzitutto le chiediamo cosa l'ha spinta, assieme al suo corpo insegnanti, a prendere questa decisione? 

"L'idea di scuola che vorremmo attuare è semplice: un luogo sano, sicuro e pulito. Ci immaginiamo una comunità costruita assieme ai nostri allievi e ai loro genitori, che ponga al centro l'educazione dei ragazzi. Per quanto ci concerne, il pieno raggiungimento delle potenzialità di apprendimento dei nostri studenti e studentesse implica il fatto di poter frequentare un ambiente sano e pulito".

Come pensa di rendere l'ambiente scolastico il più vicino possibile a quanto ci sta dichiarando? 

"Abbiamo deciso di scoraggiare l'uso di droghe per quanto possibile, almeno tra i nostri studenti. È solo il primo di altri passi che abbiamo pianificato e che contiamo renderanno il nostro Liceo ancora più attraente, oltre al numero chiuso (un massimo di 12 studenti per classe), i viaggi all'estero e l'innovazione digitale (computer, servizi cloud, test e giochi digitali interattivi, laboratori...). Inoltre abbiamo impostato un sistema che pone lo studente al centro, con al fianco la scuola e la famiglia, in modo che possano cooperare per il bene dei ragazzi".

Che riscontri ha avuto finora da parte dei genitori degli allievi? 

"I riscontri finora sono stati tutti positivi, anzi, abbiamo ricevuto anche manifestazione d'interesse da parte di una famiglia che ha i figli iscritti altrove e che è convinta degli ottimi risultati che questa iniziativa riuscirà a raggiungere. D'altronde nessuno dovrebbe preoccuparsi: è un problema di trasparenza, dal momento che la scelta libera e personale, alla fine, spetta sempre a loro. Se un ragazzo è pulito, non ha niente di cui preoccuparsi; se un ragazzo è in difficoltà con gli stupefacenti (tradotto: risulta positivo al test), può iniziare un percorso di crescita personale mediante il nostro supporto e quello della sua famiglia. Altrimenti, semplicemente, questo non è l'istituto che fa al caso suo".

Lei ha dichiarato in un'altra intervista al portale Ticinonline che avete introdotto anche altre novità, di cosa si tratta? 

"Abbiamo sviluppato un programma di coach assistant. L'iniziativa consiste nel far scegliere ad ogni studente un coach, già membro del corpo insegnanti, che lo aiuterà specificamente sul piano personale, con ricadute positive anche sul piano didattico. Una sorta di punto di riferimento con il quale condividere emozioni, esperienze, preoccupazioni e tutto ciò che fa parte del vissuto personale, ovviamente in piena fiducia e libertà. Siamo convinti che questa iniziativa faciliterà di molto l'apprendimento e la vicinanza dello studente a quella che è l'istituzione scolastica".

Vorrebbe essere un esempio per altri istituti? 

"Abbiamo una prospettiva molto più umile: noi come insegnanti e come istituzione siamo già contenti di aver sollevato la questione dell'uso delle sostanze stupefacenti nelle scuole, un fenomeno che tocca tutti gli operatori del settore. Da parte nostra, vogliamo sia chiaro che non ci sottraiamo al compito educativo, oltre che formativo, che ci è proprio e, insieme, che non pretendiamo certo di insegnare agli altri quello che è il mestiere più difficile e bello del mondo: accompagnare una persona nell'avventura della vita".

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