Valute digitali

«Tether partner sano e solido»

Il mondo delle criptovalute sta vivendo giorni difficili, con il crollo della piattaforma FTX che ha provocato reazioni a catena — Il sindaco di Lugano Michele Foletti relativizza: «I furbi ci sono, ma noi abbiamo alleati affidabili» — Paolo Bernasconi: «La Città sottovaluta i rischi legali»
©CdT/Archivio

«Mondo delle criptovalute nel baratro». «Anche Tether subisce il crollo di FTX». «Cripto-terremoto». «Crolla l’impero delle criptovalute». Questi sono solo alcuni dei titoli dei numerosi articoli pubblicati negli ultimi giorni in conseguenza del crollo della piattaforma americana FTX, la seconda «borsa» al mondo della moneta virtuale bitcoin. E alle nostre latitudini la domanda, non solo dei media, è sorta spontanea: «Al Plan B di Lugano serve un piano C?». Oppure, scritto in altre parole, quali ripercussioni avrà questo crollo sulle sponde del Ceresio?

Per il sindaco di Lugano Michele Foletti ben poche, anzi praticamente nessuna: «Noi siamo sempre stati chiari. Tutto il nostro Plan B si concentra soprattutto sulla formazione per la Blockchain. Per quanto riguarda le criptovalute invece il nostro riferimento sono i bitcoin, che possono avere alti e bassi ma si tratta della moneta virtuale più libera e meno controllabile che c’è, nel senso che è molto meno soggetta alle speculazioni di chi magari non si comporta in modo corretto». Il sindaco luganese comunque è consapevole dei rischi di un mercato come questo e non nega che sul percorso possano sopraggiungere difficoltà: «Ho sempre detto che gli scossoni erano possibili. Come ci furono ai tempi delle dot-com. Chi è sopravvissuto a quelle difficoltà è chi era più sano e strutturato, che aveva maggiori credenziali anche a livello finanziario. In ogni nuova tecnologia c’è da mettere in conto qualche scossone».

La bancarotta improvvisa di un leader del mercato della moneta virtuale ha provocato in pochi giorni effetti a cascata in tutto il mondo, stando ai media specializzati nel settore, anche la piattaforma Tether – che è partner di Lugano nel Plan B –, starebbe vivendo contraccolpi notevoli. Così però non risulta a Foletti, che si riallaccia al tema dei partner sani e strutturati: «Da quanto so sul mercato Tether non ha avuto scossoni, anzi da quanto mi è stato riferito aveva già preso misure per quei clienti che avevano investito sulla piattaforma FTX. Nella storia della finanza i furbi che vogliono lavorare senza una base ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ma noi con Tether abbiamo un partner sano e solido, con la liquidità necessaria per portare avanti la sua attività». Foletti conferma quindi la piena fiducia nel Plan B e nel partner Tether: «Magari sarò ingenuo, ma mi fido di chi ha una filosofia magari un po’ diversa. Quelli di Tether non vogliono guadagnare a tutti i costi ma impostano il loro lavoro sull’accessibilità: vogliono fornire un servizio para bancario anche nei Paesi dove le banche non sono accessibili a tutti. Non è una questione di finanza e basta, ma di accessibilità del proprio conto e dei propri soldi».

Ma cos’è successo a FTX?

Martedì scorso FTX e il suo storico rivale Binance hanno annunciato all’improvviso un accordo di fusione. Altrettanto all’improvviso l’accordo è però saltato, il giorno successivo, a causa della presa di coscienza da parte di Binance di gravi problemi finanziari in cui versava FTX. La situazione è rapidamente e ulteriormente precipitata, con le dimissioni dell’amministratore delegato Sam Bankman-Fried e l’avvio di procedure volontarie di fallimento. In pratica in meno di 72 ore l’exchanger, come vengono definite in gergo queste società che mettono in connessione chi compra e vende valute digitali, ha ricevuto richieste di rimborso dai suoi clienti pari a sei miliardi dollari. Somma che non aveva, evidentemente e nemmeno asset immediatamente monetizzabili. In scia, le conseguenze a cascata nell’universo delle criptovalute tanto che è stata definita la Lehman Brothers del mondo cripto. Con un’aggravante: mentre nel caso Lehman si poteva intuire cosa fosse successo (capitale proprio insufficiente, rispetto agli impegni, ndr), le cripto invece uniscono tutto ciò che i comuni risparmiatori non capiscono della finanza a tutto ciò che non capiscono dell’informatica.

Gli osservatori sono concordi nel non temere un contagio tra la criptofinanza e quella tradizionale. «È però certo che chi ha investito in FTX può dire addio ai suoi soldi», ci spiega il professor Paolo Bernasconi, esperto di diritto e di regole per il mondo finanziario. In questa veste nel gennaio del 2021 è stato sentito dalla Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio Nazionale proprio sulla necessità di norme per le criptovalute. «È un settore, quello della finanza legata alle valute digitali, completamente deregolamentato. Ed è proprio questo fatto a renderlo attrattivo e pericoloso. In pratica queste società «giocano» a fare le banche senza essere banche e soprattutto senza le regole e i requisiti di capitale che le banche devono avere», precisa il professor Bernasconi che continua: «Dal momento che i regolatori internazionale e a seguire quelli nazionali metteranno delle regole stringenti, le criptovalute spariranno».

Il Municipio di Lugano ha però creduto molto in questo settore con il famoso Plan B. «Credo che si siano sottovalutati i rischi, reputazionali in primis e quelli legali. Di fatto la Città di Lugano spinge i bitcoin e simili - quindi strumenti finanziari pericolosi - legittimandoli tra il pubblico non esperto. È cosciente il Municipio di una possibile causa collettiva che potrebbe arrivare, per esempio, dagli Stati Uniti o da Londra nel caso ci fossero risparmiatori che si sentissero danneggiati da questa campagna pubblicitaria? Sono stati fatti i necessari accantonamenti con i soldi del contribuente luganese?».

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