«Ticino, grazie di avermi accolto a braccia aperte»

LOCARNO - Ha tutte le caratteristiche di un romanzo, la vita di Nelson Fonseca Nascimento. Un’esistenza avventurosa nella quale si rincorrono antenati audaci, paesi esotici, lusso, tanto denaro, amori travagliati, incontri con personaggi famosi, costose auto sportive, imprese commerciali da un continente all’altro, fulminee ascese seguite da altrettanto fulminee cadute. Potrebbe, insomma, scrivere la sceneggiatura per un film di successo, invece Nelson Nascimento lavora da qualche settimana come cameriere in uno dei bar che si affacciano sulla piazza Grande di Locarno. E lo fa con il sorriso sulle labbra. «Perché – racconta lui stesso, ormai sulla soglia dei 60 anni – ho fatto mia la filosofia secondo la quale anche la costruzione della torre più alta comincia sempre da terra. E io di inizi alle spalle ne ho davvero tanti». Ma se lo incontriamo non è perché siamo stati attirati dalle sue peripezie, quanto piuttosto per una lettera aperta che di recente ha inviato al Corriere del Ticino. Un messaggio di gratitudine al cantone e alla sua gente, «che mi hanno accolto a braccia aperte più di trent’anni fa, quando ero in cerca di fortuna. E che mi hanno riaccolto ora, dopo che quella fortuna l’ho trovata e persa quasi tutta. Qui ho incontrato persone dal cuore grande e mi sembra giusto ringraziarle pubblicamente. Anche – e forse soprattutto - per avermi dato una seconda possibilità».
La vita di Nelson Nascimento ha il sapore del romanzo già dagli esordi. «Sono nato – racconta al CdT – in Angola, che allora era una colonia portoghese». Del Portogallo, appunto, è originaria la sua famiglia. «Mio padre arrivò in Africa che aveva 14 anni, invitato da uno zio, il quale abitava in una zona dove era l’unico bianco. A quei tempi nel paese non c’era praticamente denaro corrente. I miei parenti avviarono un commercio di cera d’api e pelli di animali (allora la caccia era ancora permessa), basato sul... baratto. Mio papà doveva farsi 30 chilometri al giorno per andare al lavoro. Eravamo nel 1942». Una volta compiuti 19 anni, in Angola arrivò anche la madre. «Là – prosegue Nelson – i miei genitori si sposarono ed ebbero me e mio fratello». Nel ’75 nel paese africano scoppia la guerra d’indipendenza e la gran parte dei portoghesi è obbligata a fuggire. Il 16.enne raggiunge dapprima, solo, il Portogallo e poi si ricongiunge con gli altri familiari in Brasile, quindi l’intera famiglia fa rientro nella nazione d’origine. «In Portogallo ho studiato, a 19 anni mi sono sposato, ho avuto un figlio e ho iniziato una delle mie tante professioni: il venditore di libri porta a porta», prosegue il racconto. Ma il matrimonio finisce male e dopo il divorzio Nelson ha voglia di un nuovo inizio. «A una festa – aggiunge – conobbi un connazionale che lavorava a Lugano, il quale mi consigliò di venire a lavorare in Svizzera». Attraverso contatti della madre il giovane sbarca dapprima a Zurigo, poi scende in Ticino in cerca del conoscente, che lo ospita per qualche giorno. «A casa sua – ricorda sorridendo – cominciai a consultare le offerte di lavoro proprio sul Corriere del Ticino». Il primo impiego fu come lavapiatti, ma Nelson aveva l’ambizione di far qualcosa di più, così rispose ad un’inserizione dell’hotel Europa, sempre a Lugano. «Non sapevo nulla del lavoro, né in cucina né in sala, ma dopo poco tempo fui promosso ‘commis de rang’ e, per migliorarmi ancora, mi misi di buzzo buono per imparare l’italiano». La carriera nella ristorazione parte bene e prosegue ancora meglio, portando il giovane cameriere nei Grigioni, poi a Brissago e quindi a Locarno. «Ad assumermi fu Jean Scherrer, padre del vostro attuale sindaco, che aveva la Carbonara a Muralto. In totale, in Svizzera lavorai una decina d’anni e vi conobbi anche la madre del mio secondo figlio».
Ma a Nelson Nascimento piacciono le sfide e i nuovi inizi, così – con il gruzzolo messo da parte – torna in Portogallo. E a questo punto inizia un vorticoso racconto di redditizie attività commerciali in vari ambiti, favorite in modo particolare dai contatti mantenuti in Angola. Assieme ai famigliari si lancia, ad esempio, nel settore dell’abbigliamento. Ad un certo punto apre anche una fabbrica. Risiede per un po’ in Europa, poi si trasferisce in Africa, dove è vittima di due violente rapine. «Per cui, avendo un figlio piccolo, con mia moglie decidemmo di rientrare in Portogallo». Anche qui le attività prosperano. Diventa il punto di riferimento per una grande multinazionale, entra in contatto (e lavora) con personalità famose, dai calciatori Eusebio e Pelè alla famiglia reale portoghese al noto diplomatico brasiliano delle Nazioni Unite Vieira de Mello, ucciso in un attentato in Iraq nel 2003. Nel frattempo i conti in banca lievitano, così come il tenore di vita. Ricchezza, lusso, costose auto sportive, viaggi attorno al mondo sono all’ordine del giorno. A dimostrarlo documenti e articoli su riviste patinate che il nostro interlocutore ci mette sotto gli occhi. Ma basta poco, si sa, per finire dalle stelle alle stalle. L’entrata del Portogallo nell’UE mette in crisi la nazione, l’altalena della valuta angolana non aiuta e Nelson decide di lasciare le imprese di cui è socio prima del vero tracollo. «Qualche riserva mi rimaneva – racconta ancora –, ma sono sempre stato previdente e lavoratore e volevo garantire un futuro sicuro a me e alla mia famiglia». Così, nel momento di difficoltà gli tornano in mente i sereni anni in Svizzera. «Ho chiamato i vecchi amici, i capi di allora e, quando ho raccontato la situazione, mi hanno chiesto: quando vieni? Ora eccomi qui». Con il suo vassoio e il suo sorriso scatta qua e là fra i tavolini. «Come cameriere sono sempre stato apprezzato: non bado agli orari e sono sordo, cieco e muto – scherza –. Sono convinto che ogni lavoro abbia una sua dignità. Ripartire da zero ancora una volta non mi spaventa. Lo faccio prestando fede ad una regola che mi sono sempre imposto: trattare la gente come vorrei che mi trattassero».