Turismo

Ticino, prenotazioni a rilento per Pasqua

A meno di due settimane dal ponte festivo, il tasso di occupazione delle strutture alberghiere sul territorio cantonale è attorno al 40% - Pianezzi: «Molti riservano all’ultimo per controllare il meteo, il tutto esaurito è fattibile» - Perucchi: «Inflazione e rincari potrebbero frenare le famiglie»
©Chiara Zocchetti
Martina Salvini
27.03.2023 06:00

A due settimane dalla Pasqua, data che tradizionalmente segna l’avvio della stagione turistica in Ticino, le prenotazioni languono. «L’occupazione è attorno al 40%», dice il presidente di Hotelleriesuisse Ticino, Lorenzo Pianezzi, il quale però precisa: «Non è un dato di cui allarmarsi. Soprattutto con le vacanze pasquali, i turisti aspettano all’ultimo per prenotare». Fattore determinante è infatti il meteo. «Se dovesse andare avanti così, con il sole e il caldo, sarà una Pasqua sicuramente positiva. Ma, come detto, l’apporto del meteo è fondamentale».

Non a caso, il clima mite ha favorito il settore turistico anche durante tutto l’inverno. «A gennaio - osserva Pianezzi - abbiamo registrato risultati interessanti, anche grazie alle belle giornate e all’assenza di pioggia». Sintomo del fatto, prosegue il presidente di Hotelleriesuisse Ticino, che la destagionalizzazione è possibile. «Dobbiamo abbandonare - dice Pianezzi - il retaggio del passato che individuava nella Pasqua il primo vero banco di prova per il settore turistico. Oggi, grazie al meteo che ci regala giornate miti e soleggiate già a gennaio, chi sceglie il Ticino come meta di vacanza non aspetta necessariamente il ponte pasquale».

I rincari e la forza del franco

Più cauto, invece, Massimo Perucchi, presidente di HotellerieSuisse sezione Sopraceneri. «Abbiamo aspettative altissime, ma al momento direi che il tasso di occupazione è bassino: come detto, attorno al 40% a livello cantonale e più sul 50% per il Locarnese».

Poco, secondo Perucchi, «visto che ci attendiamo il pienone nel periodo di Pasqua» e soprattutto considerando che «normalmente, in questo periodo, nel Locarnese arriviamo già al 70-75%». Ma se è vero che da un lato molti turisti aspettano di essere certi che il sole faccia capolino prima di prenotare il soggiorno in Ticino, l’albergatore di Ascona avanza anche un’altra ipotesi. «Il periodo complicato dal profilo economico, i rincari energetici e l’inflazione possono aver messo in difficoltà le famiglie dei ceti medio-bassi che, quindi, a fronte di un budget limitato, forse si sono trovate a dover fare qualche rinuncia. E tra le vacanze estive e quelle primaverili, probabilmente la scelta è ricaduta sull’estate».

Una supposizione che troverebbe conferma nei dati delle prenotazioni. «Se andiamo a considerare le strutture alberghiere tra zero e tre stelle, notiamo che, nel Locarnese, la percentuale di occupazione al momento è ferma al 36%. L’anno scorso questo stesso segmento era già al 73%». A giocare a sfavore, poi, potrebbe essere anche la parità tra il franco e l’euro: «La forza del franco ci svantaggia e potrebbe spingere molti turisti a preferire l’Italia». Nonostante queste premesse poco incoraggianti, Perucchi si dice convinto: «L’obiettivo di riempire tutte le strutture rimane raggiungibile. Ma dobbiamo confidare nel meteo: occorre avere brutto tempo oltre San Gottardo e bel tempo da noi». Un concetto ribadito anche da Pianezzi: «Se il tempo tiene, avremo una Pasqua da tutto esaurito. Già questa settimana penso che saliremo al 60% dei posti occupati, per poi giocarci tutto dal 2 aprile in avanti».

«Non dobbiamo arretrare»

Gettando infine uno sguardo all’estate, gli attori del settore sanno già che replicare i numeri da record del 2021 sarà pressoché impossibile. «A mio avviso - dice Pianezzi - è imperativo mantenere i dati dello scorso anno. Nel 2021 abbiamo toccato quota 2,9 milioni di pernottamenti. Personalmente, avrei sperato di poter arrivare, nel 2022, a 2,6 milioni. Invece purtroppo ci siamo fermati a 2,5. Ora però dobbiamo impegnarci per non arretrare». Insomma, il traguardo da raggiungere è quello dei due milioni e mezzo di pernottamenti. «Altrimenti torneremmo ai dati prepandemici - con 2,3 o 2,4 milioni - e questo vorrebbe dire aver perso l’opportunità di fidelizzare la clientela acquisita durante la pandemia». Secondo Perucchi, invece, «potremo ritenerci già soddisfatti se riusciremo a eguagliare il 2019. Ma, viste le previsioni, qualche dubbio rimane».