Processo

Toccamenti al figlio minorenne: «Ma era solo un gioco»

«Ha tradito la fiducia del bambino in maniera odiosa»: chiesti 3 anni per un padre accusato di reati sessuali con fanciulli – L’uomo minimizza e insiste sul carattere ludico di quanto avvenuto ripetutamente
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Simone Berti
24.01.2023 11:00

(Aggiornamento 12.45)

È accusato di aver ripetutamente toccato le parti intime del figlio minore di 10 anni. Ma nega il carattere sessuale di quegli atti. Secondo lui erano solo manate, date in un ambito di lotta giocosa, e sempre sopra i pantaloni. A processo oggi, martedì, a Lugano c’è un uomo sulla quarantina che deve rispondere del reato di atti sessuali con fanciulli e con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Il giudice Amos Pagnamenta lo ha interrogato in merito alle intenzioni di quanto avvenuto sull’arco di oltre tre anni. Ma l’imputato, come detto, nega con fermezza che si sia tratto di atti sessuali. «Non volevo ferire mio figlio, erano solo giochi, ed è successo solo due o tre volte», ha affermato davanti alla Corte delle Assise criminali di Bellinzona minimizzando la ricostruzione fatta dagli inquirenti.

«Bugiardo ed egoista»

Eppure secondo il procuratore pubblico Simone Barca quanto raccontato dal figlio durante l’inchiesta è credibile: «Come avrebbe potuto inventarsi cose simili?». Il bambino va creduto. Il padre no. «È un bugiardo ed egoista che non ha mai provato rincrescimento per gli atti ignobili fatti subire al figlio che ora ne sta soffrendo molto», ha detto il responsabile delle indagini citando la perizia. «È un vittimista e manipolatore preoccupato solo per sé stesso e per la sua situazione - ha aggiunto il magistrato - Per soddisfare le proprie pulsioni sessuali e per rimediare alla diminuzione dei rapporti con la moglie e madre del figlio, ha tradito la fiducia del bambino, usandolo come fosse un oggetto e un giocattolo sessuale». Per atti definiti odiosi, avendo l’imputato violato un vincolo sacro come quello esistente tra padre e figlio, il procuratore pubblico ha quindi chiesto una pena di 3 anni, di cui almeno 18 mesi da scontare in carcere, oltre all’espulsione dal paese per 7 anni (l’uomo è cittadino italiano e non ha forti legami con la Svizzera), e un trattamento ambulatoriale per cominciare a curarsi.

“Non era per il piacere sessuale”

Ha poi preso la parola il difensore d’ufficio, l’avvocato Niccolò Giovanettina, il quale ha contestualizzato la vicenda pur senza negarne la gravità. Ha ribadito che i fatti si sono svolti nell’ambito del gioco. Non avrebbero dovuto prendere quella piega inaccettabile, ovvio. Ma secondo il legale nulla, nemmeno dagli atti dell’inchiesta, dice chiaramente che alla base ci fosse la volontà del padre di soddisfare il proprio piacere sessuale. L’origine la si può invece trovare in una “enorme sottovalutazione” di quei gesti, ed in un contesto di inadeguata educazione sessuale da parte dei genitori verso i figli, madre compresa. Il difensore - pur riconoscendo a più riprese la credibilità del bambino abusato - ha inoltre sottolineato che tra i differenti episodi citati in aula si sarebbe fatta un po’ di confusione. È vero, ha ammesso: di atti sessuali si tratta, e quindi l’uomo va condannato. Ma non tutti i fatti avevano carattere sessuale. E soprattutto, non c’è mai stata strumentalizzazione o coercizione per raggiungere uno scopo. “Del resto è una padre che rimane molto amato”.

Un altro motivo, ha aggiunto l’avvocato, per cui l’imputato deve avere la possibilità di ricostruire la propria famiglia. Da qui la richiesta di assoluzione su alcuni punti, una pena massima di 12 mesi sospesi (che configurerebbe la scarcerazione immediata dopo un anno di detenzione già fatto sinora) e nessuna espulsione dalla Svizzera.

“Non sono stato compreso”

“Mi dispiace per tutto quello che è successo, non è stato compreso da gente che non mi conosce”, ha detto da parte sua in lacrime l’imputato a cui è stata concessa l’ultima parola prima che la Corte si riunisse per deliberare. La sentenza sarà comunicata alle 16. 

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