Invasione

«Tora! Tora! Tora!», i giapponesi attaccano il Mendrisiotto

Accertata a Stabio, per la prima volta in Svizzera, la presenza del coleottero nipponico - Si è deciso di creare una sorta di gigantesca zona di quarantena che comprende l’intero Distretto - Negli Stati Uniti si stima che questi insetti causino ogni anno costi per mezzo miliardo di dollari
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John Robbiani
30.10.2019 06:00

Da guardare sono anche carini e simpatici. Piccoli, colorati e perennemente affamati. Ma le vostre piante, soprattutto quelle da frutta, potrebbero non pensarla allo stesso modo. Stiamo parlando del (pericoloso) coleottero giapponese, avvistato in Svizzera - a Stabio - per la prima volta nel giugno di quest’anno. E le autorità si sono immediatamente messe al lavoro per evitare che questo insetto si propaghi al resto del Ticino e della Svizzera.

In arrivo dall’Italia

Ed è così, che probabilmente all’urlo di «Tora! Tora! Tora!» (il messaggio in codice che lanciò l’ammiraglio Yamamoto poco prima dell’attacco nipponico a Pearl Harbor il 7 dicembre del 1941), il coleottero giapponese ha deciso di invadere il Mendrisiotto. In realtà, scherzi a parte, le autorità cantonali e federali lo considerano un problema serio, tanto da aver ordinato una sorta di zona di quarantena. E raccontare l’arrivo del coleottero giapponese (il nome esatto è popillia japonica) è anche un modo interessante per capire come gli uffici preposti - un po’ come accaduto con la zanzara tigre - monitorano la situazione e tentano di prevenire l’entrata in Svizzera (e la successiva diffusione in massa) di insetti dannosi. Quel che è noto è che da alcuni anni la presenza del coleottero è documentata (lo conferma la Sezione dell’agricoltura, che parla di «un importante focolaio») nel Parco del Ticino, a cavallo tra Lombardia e Piemonte.

È nella «lista nera» europea

Il coleottero giapponese è uno scarabeide di origine asiatica inserito nella lista degli organismi di quarantena, la cui ulteriore diffusione in Europa è da evitare. Per questo la sezione cantonale, in seguito all’aumento constante delle catture nel sito di monitoraggio di Stabio-Gaggiolo (attivo dal giugno 2015 e che serve proprio a intercettare gli adulti di questo insetto) ha deciso di agire. Questo considerando appunto la cattura dei primi individui di popillia japonica avvenuta in altre trappole del Mendrisiotto. «Catture - viene spiegato - che confermano una presenza non accidentale del coleottero».

Le contromisure

Che fare allora? Come evitare che l’insetto si propaghi (visto che, almeno per ora, la sua presenza pare circoscritta)? La diffusione può dipendere sia da una naturale espansione dei focolai sia dal trasporto di materiale vegetale contaminato da adulti o larve. «Il tentativo di contenimento prevede l’integrazione di metodi di lotta diretta con un’attenta attività di prevenzione e di informazione». Sono dunque state definite tre zone che si sviluppano dal centro del focolaio. La prima, quella più critica, comprende un’area (il raggio è di un chilometro) il cui centro corrisponde al punto di massime catture avvenuto attraverso una trappola a feromoni. La seconda (chiamata «Zona di lotta», che è già tutto un dire) ha una larghezza di almeno 3 chilometri attorno alla zona focolaio, e comprende quindi Stabio e Genestrerio. La terza fascia (chiamata «cuscinetto») ha una larghezza di almeno 10 chilometri dal focolaio e comprende tutto il Mendrisio (ma anche Arogno, Bissone, Brusino Arsizio, Maroggia, Melano, Melide, Morcote, Rovio, e Vico Morcote). Nella «zona di lotta» sarà vietata la movimentazione di ogni tipo di pianta con terra associata alle radici, compresi i rotoli di tappeto erboso precoltivato. Fuori dai limiti di questa zona la vendita e la movimentazione di piante che si trovano in questa zona sono consentite ai vivaisti, ai giardinieri e ai centri per il giardinaggio unicamente se a radice nuda oppure se in possesso di un’autorizzazione speciale annuale. Durante il periodo di volo dell’insetto (da giugno a settembre) il materiale vegetale derivante dalla manutenzione del verde dovrà essere obbligatoriamente smaltito all’interno di tale zona. Il materiale di compostaggio, proveniente da impianti sprovvisti di box di fermentazione termoregolati (e di vagliatura finale del compost), non può essere utilizzato al di fuori di tale zona. E poi sarà in generale vietata la movimentazione dello strato di terreno superficiale fino ad una profondità di 30 centimetri al di fuori della zona di lotta. E il materiale di scavo deve venir riutilizzato unicamente nel luogo in cui viene prelevato o in alternativa, ma esclusivamente al di fuori del periodo di volo dell’insetto, può essere portato in discarica e interrato a una profondità di almeno due metri (previa una notifica all’Ufficio dei rifiuti e dei siti inquinati). Vivaisti, giardinieri e centri per il giardinaggio nella zona cuscinetto sono inoltre tenuti a sorvegliare le proprie parcelle e hanno l’obbligo di avvisare immediatamente il Servizio fitosanitario cantonale in caso di presenza del coleottero.

Combinano guai quando sono in gruppo

Il coleottero giapponese appartiene alla famiglia degli scarabeidi. Infesta più di 300 specie vegetali, in particolare mais, soia, fragola, pomodoro, peperone, vite, rosa, susino, pero, pesco, lampone, rovo, pisello, mirtillo e nocciolo. Un singolo individuo non riesce a fare grandi danni, ma interi gruppi possono compromettere gravemente la salute delle piante. Le larve invece possono distruggere i tappeti erbosi. Negli USA gli interventi mirati al controllo del coleottero costano 460 milioni di dollari l’anno, e le sole infestazioni causano danni per 250 milioni.