Tra asporto e online, la ristorazione cerca di reinventarsi

Le serrande sono state abbassate ieri sera alle 19.00 in punto. Gli ultimi clienti hanno cenato presto, allungando l’aperitivo. Poi il nulla. Bar e ristoranti potranno riaprire soltanto il 22 gennaio 2021. Sarà quindi un periodo di festa senza gioia per chi ha un’attività legata alla gastronomia. Un mese lunghissimo, colmo di pensieri: perdere Natale e Capodanno in un colpo solo, dopo un anno estremamente complicato e pieno d’incertezze, è un boccone difficilissimo da digerire. Anche perché in molti avevano già fatto provviste in vista dei cenoni o dei pranzi. Eppure non ci si perde d’animo. In tantissimi provano a reinventarsi, a proporre invitanti menù d’asporto per non perdere del tutto il fatturato delle feste. Ecco allora qualche testimonianza fra crisi e spirito imprenditoriale.
Subito anche online
Nonostante il difficile momento, in centro a Lugano non è passata inosservata l’apertura di un ristorante nuovo di zecca. Parliamo del Kohakinho, locale che propone cucina sushi fusion e ha aperto i battenti il 10 dicembre in via della Posta. «È un progetto al quale stavamo lavorando da tempo e sapevamo che aprendo in questo periodo avremmo corso il rischio di un secondo lockdown», spiega il manager Gabriele Stillitani. Il ristorante si è da subito dedicato all’asporto. «Nei dieci giorni di apertura abbiamo lavorato moltissimo, facendo anche doppi turni, - continua - e questo ci ha permesso di far conoscere la nostra cucina che da subito è disponibile sulla piattaforma di consegna a domicilio Divoora e lo sarà anche in modalità take away per gli uffici del centro». Anche il Bar Laura in via Bossi si appoggia alle piattaforme online per continuare a offrire i propri prodotti. «Ci affidiamo al servizio di delivery Smood dove si può trovare il nostro assortimento di colazioni che vengono consegnate direttamente in ufficio o possono essere ordinate online e ritirate al bar», spiega il proprietario del ritrovo Reto Blumenthal. Ma presto il servizio verrà esteso anche la sera. «Collaboriamo con il Ristorante albergo Firenze di Castagnola - continua il nostro interlocutore - per offrire, sempre in modalità delivery e take away, specialità sudamericane ma anche classici elvetici e un assortimento di bevande e cocktail».

Un Natale come al ristorante
Lo scorso febbraio Canio Muscillo aveva appena finito di ristrutturare il suo Ristorante Centrale a Minusio, in via San Gottardo. Cucina mediterranea con diverse «contaminazioni» ticinesi e locale a conduzione familiare. «In febbraio abbiamo aperto e subito richiuso, per due mesi. Ci siamo però attrezzati per la preparazione di pizze e alcuni piatti del menù ordinati dai clienti e consegnati «take away». È andata abbastanza bene, poi in estate ancora meglio, perché eravamo aperti. Ora però se vogliamo sopravvivere dovremmo rilanciare il servizio da asporto», ci dice al telefono mentre alle 19 di venerdì chiude per l’ultimo weekend prima della serrata definitiva fino al 22 gennaio. Niente cene aziendali, né tanto meno pranzi o cenoni di Natale e San Silvestro. Muscillo però non si perde d’animo e affronta con grinta il nuovo lockdown: «Stiamo preparando un menù di Natale da ordinare e ritirare al ristorante. Così anche chi sarà rinchiuso in casa potrà mangiare qualcosa di speciale», ci dice mentre ci saluta.
Qualcosa che prima non c’era
Ad essersi reinventato è stato anche il Grotto San Martino di Mendrisio che, già la scorsa primavera, aveva dato avvio a una collaborazione per l’asporto con il ristorante giapponese del Palacinema di Locarno. «Le frontiere con la vicina Italia erano chiuse e dato che nel Mendrisiotto non ci sono ristoranti giapponesi ci era sembrata una bella idea poter offrire un servizio di asporto momò», spiega il proprietario del grotto, nonché presidente di Gastro Mendrisiotto, Flavio «Mamo» Quadranti. «Abbiamo lanciato un sito online ad hoc e riattivato il servizio proprio qualche settimana fa in concomitanza con l’inasprimento delle limitazioni alla ristorazione. Andremo avanti finché rimarremo chiusi». Il San Martino continua anche con l’asporto dei suoi «classici» come la fondue chinoise e i piatti per le feste. «L’asporto però non salva la baracca - sottolinea Quadranti - ma è un servizio dovuto alla clientela che ci ha sempre dato fiducia e fa bene anche a noi: per chi fa il nostro lavoro ed è abituato a stare in mezzo alla gente è meglio continuare a tenersi impegnati piuttosto che stare a casa e perdersi in brutti pensieri».

Una mano dal Cantone
Il Cantone, tramite l’iniziativa «Vivi il tuo Ticino», si è attivato per dare visibilità ai ristoranti che praticano il servizio d’asporto. Da segnalare anche l’iniziativa di GastroTicino «Ticino che... BUONO». Si tratta di buoni pasto prepagati per un’idea regalo. Informazioni su www.viviiltuoticino.ch.
Passare dal cappuccino al sushi
A Bellinzona durante il primo confinamento il gerente Domenico Trunfio ha scovato l’idea giusta
«L’idea ce l’avevo già prima, ma è durante il lockdown che ho deciso di realizzarla subito, accelerando il progetto». Dal cappuccino al sushi il passo è stato breve per Domenico Trunfio, che a inizio 2020 aveva rilevato la gerenza del bar Codeborgo, in piazza Collegiata a Bellinzona. Nemmeno tre mesi dopo, lo stop per virus. E la necessità di reinventarsi. L’attività «tradizionale» ha poi ripreso normalmente dopo il confinamento, ma appunto nel frattempo gli era già stata affiancata un’altra offerta. Il passo è stato breve, dicevamo, ma solo in apparenza: importante l’investimento anche in termini di tempo e risorse. Eppure ne è valsa la pena: il sushi «La Terrazza» (dal nome del lounge bar che lo stesso esercente gestisce al bagno pubblico della capitale) ha preso piede negli scorsi mesi e ora quel servizio di take away e consegna a domicilio funziona bene: «Grazie alla qualità del prodotto e al sostegno della clientela», afferma il promotore. La sua è dunque una «macchina» oramai oliata e che da oggi, col lockdown gastronomico», potrà affrontare la nuova situazione con un’organizzazione già rodata.