La domenica del Corriere

Tra grandi opere e cerotti

Il Territorio al centro del dibattito – Renzetti: «I documenti nella cassa per le banane» – Caroni: «Tempi biblici» – Bourgoin: «Più strade, più auto» – Roncelli: «Traffico internazionale via dal San Gottardo»
Claudio Zali, Luca Renzetti, Evaristo Roncelli, Paolo Caroni e Samantha Bourgoin. ©CDT/Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
12.02.2023 20:00

A La domenica del Corriere è arrivato il turno del Dipartimento del territorio, il direttore Claudio Zali e i suoi dossier che talvolta si trascinano per decenni. A dibattere con il leghista c’erano Samantha Bourgoin (candidata al Governo PS-Verdi), Paolo Caroni (Il Centro) ed Evaristo Roncelli (Avanti con Ticino&Lavoro»). Nelle mani del Territorio ci sono opere (più o meno grandi) che si trascinano per anni. Una realtà che ha portato lo stesso Zali ad esprimere «malcontento e frustrazione. Non è la prima volta che lo dico». Ma questa è la Svizzera? «Si può fare meglio, occorre rispondere rapidamente anche per orientare l’economia su nuove sfide, ma servono le strutture» ha detto Roncelli. A volte a mettere i bastoni tra le ruote sono anche ecologisti e ambientalisti, vero Bourgoin? «Se imparassimo ad adottare un concetto verde prima di pianificare non ci sarebbero ritardi». Soffre solo l’edilizia pubblica? «Assolutamente no - ha osservato Renzetti - noi vediamo i palazzi che vengono costruiti, ma non sempre sappiamo la trafila che c’è stata prima, anni e anni. Ho vissuto in prima persona progetti presentati, contestati, avallati anche dal Tribunale federale e costretti ad attendere altri 12 anni. Non è solo un problema dell’edilizia pubblica. C’è anche un problema che si chiama digitalizzazione. Mi è capitato di recapitare una domanda con classeur e documenti cartacei portati con una cassa per le banane». A rincarare è stato Caroni: «Tempi lunghi? Io parlerei di tempi biblici. C’è senz’altro la questione dei ricorsi, un diritto delle parti, ma a pesare è anche la trafila amministrativa, a livello comunale ci sono piani regolatori approvati ma che per entrare in vigore richiedono ancora mesi quando non anni. Alcuni quando iniziano a produrre i propri effetti risultano già vecchi».

I Piani regolatori

Sulla procedura Zali ha osservato che «i 12 anni citati sono un caso limite, una licenza edilizia che non crea problemi viene assegnata in poche settimane. Poi sono possibili ricorsi che possono ritardare di un paio di anni. Metterei la firma per un’opera pubblica realizzabile in questo lasso di tempo». Tornando all’edilizia privata «chi ha un terreno suo è legittimo che aspiri ad utilizzarlo, poi ci sono i peccati originari dei piani regolatori. Siamo in discussione con Berna che reputa le nostre capacità edificatorie sovradimensionate, ma non è agendo sulla singola licenza che risolviamo i problemi e Caroni ha ragione». Uno degli altri problemi è l’età media di questi documenti d’indirizzo, in alcuni casi arrivano fino a 35 anni.

L’esempio virtuoso di Airolo

Il dibattito è poi scivolato sulle grandi opere, partendo da quello che si potrebbe definire un esempio particolarmente virtuoso, il progetto di interrare l’autostrada ad Airolo: la spinta è arrivata dal basso e, senza opposizioni si è giunti a promesse di sostegno da parte di Berna e del Cantone nella misura di 50 milioni di franchi a testa. Ma questo è un raro esempio, il più delle volte il tema grandi opere fa rima con lunghi tempi e tan te polemiche. È il caso del progetto PoLuMe nel Sottoceneri: «Il progetto inizia a Lugano Sud, una visione in cui il trasporto veicolare non è più predominante non è per il breve termine e il trasporto pubblico non ha la capacità di sobbarcarsi il movimento dell’ora di punta. Oggi porta il 15%, pensiamo pure di raddoppiare, il 70% resterebbe su strada». Per Renzetti il PoLuMe «s’ha da fare, la situazione attale è insostenibile, non si può proseguire così. Con la mobilità elettrica in espansione si è scelto di continuare ad usare le strade». Per Bourgoin «è illusorio credere che aumentare le strade faccia diminuire il traffico. Il tappo, da una parte o dall’altra, rimane, anche con opere nuove. Servono misure complementari». Cerotti? «Non sono cerotti, penso al telelavoro, i programmi di car sharing e il problema di una persona un’auto». Dal canto suo Caroni ha osservato che «sono tutte misure utili, ma il PoLuMe ci vuole. Abbiamo una rete nazionale che è rimasta indietro. La rete dinamica può aiutare». E, in conclusione, Roncelli ha detto che «l’infrastruttura necessita di un aggiornamento. Il Mendrisiotto soffre del traffico quello interno, quello internazionale e quello transfrontaliero. Penso che quello internazionale dovrebbe essere dirottato altrove». Un’idea che riporta in auge il pedaggio che voleva già Giuliano Bignasca? «Potrebbe essere una soluzione».