Tra le nubi all’orizzonte, la botta (da 200 milioni) di EFAS

Il contesto è noto da tempo: le finanze cantonali sono in difficoltà e all’orizzonte, complici svariati fattori, non si vedono schiarite. Anzi, come vedremo, la situazione appare destinata ad intricarsi (eufemismo) sempre più. Ci sono le prospettate misure di risparmio della Confederazione; ma c’è anche la crescita del PIL che stenta a causa del contesto internazionale; ma soprattutto c’è l’arrivo della riforma EFAS, il nuovo sistema di finanziamento uniforme delle prestazioni dell’assicurazione delle cure medico-sanitarie, approvata dal popolo lo scorso novembre. Una riforma che rischia di avere un impatto sulle finanze cantonali ticinesi ben superiore a quanto inizialmente previsto dalla Confederazione.
Cifre sottostimate
Questa mattina a Bellinzona, per fare il punto su questi e altri aspetti, il Consiglio di Stato è stato sentito in audizione dalla Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio. E proprio riguardo all’implementazione di EFAS, come spiegatoci dal presidente dell’organo parlamentare Fabrizio Sirica (PS), tra i deputati «c’è grossa preoccupazione». Sì, perché come poi riferitoci dal direttore del DSS, Raffaele De Rosa, l’implementazione della riforma potrebbe costare molto caro al Ticino. L’impatto inizialmente previsto della riforma – che si basava su dati del 2019 – era di circa 15 milioni per il 2028 (momento di entrata in vigore) e di 57 milioni dal 2032 (quando la riforma entrerà «a regime»). «Ma da allora sono successe tante cose», spiega De Rosa. «Già al momento della votazione avevamo detto che le cifre della Confederazione erano sottostimate. Anche per questo motivo come Cantone, in maniera indipendente, abbiamo proceduto a un aggiornamento». E il quadro scaturito da questa analisi, appunto, non è per niente roseo. Ancora De Rosa: «Per il 2028 parliamo di circa 100 milioni di franchi, mentre per il 2032, quando la riforma sarà a regime, di circa 200 milioni di franchi». Insomma, rispetto alle prime stime della Confederazione, il costo per il Cantone è essenzialmente quadruplicato. Alla luce di ciò, spiega il consigliere di Stato, «in prima battuta chiederemo anche alla Confederazione di aggiornare, in maniera uniforme per tutti i Cantoni, le stime dell’impatto fatte nel 2022 e basate sui dati del 2019, che sono ormai obsolete e superate dagli eventi. Il tema è federale e quindi è giusto che sia Berna a fare un aggiornamento delle cifre». E se i dati stimati dal Ticino dovessero rivelarsi corretti, «è chiaro che ciò porterebbe molta preoccupazione» al Governo. Motivo per cui, oltre all’aggiornamento, De Rosa chiederà «garanzie affinché le promesse fatte in campagna elettorale siano mantenute», e dunque che, «come promesso, avvenga una parallela diminuzione dei premi di cassa malati e che, visti gli importi in gioco, ai Cantoni siano forniti strumenti di pilotaggio e controllo della spesa effettivi ed efficaci».
L’economia che rallenta
Come riferito all’inizio, tra le preoccupazioni del Governo non c’è solo l’implementazione della riforma EFAS. Durante l’audizione, come spiegatoci da Sirica, sono state elencate almeno altre due «nubi scure» nell’orizzonte delle finanze cantonali: il piano di risparmi della Confederazione che, come riferito nei giorni scorsi, potrebbe costare al cantone circa 40 milioni di franchi (a cui andrebbero ad aggiungersi altri 15 milioni di costi indiretti) e le stime della crescita del PIL cantonale, che verosimilmente sarà più contenuta del previsto.
Su questo fronte abbiamo sentito il direttore del Dipartimento finanze ed economia, Christian Vitta. «Alle misure di risparmio della Confederazione e alla riforma EFAS si aggiunge un certo rallentamento economico, accelerato dalle vicissitudini internazionali e in particolare dai dazi annunciati dagli Stati Uniti, che hanno portato a rivedere al ribasso le stime del PIL nazionale e, di riflesso, cantonale». E per il Ticino, aggiunge Vitta, «ciò significa necessariamente vedere al ribasso i prospettati introiti». Di quali cifre stiamo parlando? «Di svariate decine di milioni di franchi di minor gettito». Tutti fattori che, rileva il consigliere di Stato, «si aggiungono a un disavanzo strutturale che stiamo già cercando di contenere». Motivo per cui, «il Governo ha ribadito alla Gestione la necessità di proseguire nell’ambito dei preventivi con misure di riequilibrio delle finanze».
Il nodo delle votazioni popolari
Va infine pure citato che il Governo durante l’audizione è tornato a ribadire la propria posizione contraria alle due iniziative popolari (oggi pendenti in Gestione) che mirano a contenere la fattura dei premi di cassa malati dei cittadini. Iniziative che, ricordiamo, costerebbero rispettivamente circa 100 milioni in minori entrate (quella della Lega) e 300 milioni di ulteriori uscite (quella del PS). «Abbiamo ribadito – spiega ancora Vitta – che il Ticino su questo fronte è già il cantone più generoso, sia per i sussidi sia per le deduzioni fiscali. E abbiamo reso attenta la Commissione sulla sostenibilità delle iniziative nell’attuale situazione finanziaria del Cantone». Già, anche perché, chiosa il consigliere di Stato, «l’adozione di tali misure comporterebbe automaticamente lo sforamento del meccanismo del freno ai disavanzi. E, dunque, è necessario anche decidere quali misure adottare per garantire la copertura finanziaria di queste iniziative, perché una volta sforato il freno ai disavanzi delle misure andrebbero prese per rispettare la legge».