«Tra Polonia e Canton Ticino nascerà una collaborazione»

La Polonia è una delle stelle emergenti della cosiddetta Nuova Europa. Il suo ruolo all’interno del fronte NATO e UE dopo il 24 febbraio dell’anno scorso - data di inizio dell’«operazione speciale militare» della Russia in Ucraina - è andato crescendo sempre di più, tanto che già si parla della Polonia come di una «media potenza» europea. Oggi, a Lugano, l’Ambasciata di Polonia in Svizzera apre il suo Consolato onorario. Ne abbiamo parlato con l’ambasciatrice Iwona Kozłowska.
Sulla base di quali riflessioni politiche e geopolitiche l’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Svizzera ha deciso di aprire il consolato di Lugano?
«Le relazioni tra la Polonia e la Svizzera sono ancora in attesa della rinascita, soprattutto nel Canton Ticino, dove il nostro Paese non ha mai avuto una propria rappresentanza. È importante che la collaborazione con la Polonia comprenda anche la Svizzera italiana. Il potenziale è enorme, perché Polonia e Svizzera sono estremamente vicine per il forte senso di indipendenza e sovranità dei cittadini, ma allo stesso tempo fortemente radicate nella tradizione, nella cultura e nell’identità locale. L’amore per la libertà ha unito i polacchi e gli svizzeri già nel XIX secolo. Oggi, di fronte all’imperialismo russo, abbiamo necessità di rafforzare la comunità di valori europea. La Svizzera è un partner fondamentale in questo senso. La guerra in Ucraina e la pandemia hanno dimostrato che oggi abbiamo bisogno di più collaborazione, più vicinanza e comprensione per poter affrontare insieme le sfide comuni».
Quali servizi offrirà e di cosa si occuperà il Consolato di Lugano? Quali rapporti manterrà con l’Ambasciata di Polonia in Svizzera? A chi si rivolgerà?
«Vorrei che il Canton Ticino, per il suo sviluppo estremamente dinamico e per la sua posizione strategica tra Nord e Sud, si aprisse alla Polonia e diventasse un partner economico interessante e attivo per una Polonia in dinamico sviluppo, ubicata tra l’Est e l’Ovest. Dall’inizio della mia missione in Svizzera cerco di costruire ponti di collaborazione e di comprensione. Sono contenta che nel Canton Ticino potrò farlo insieme al Console onorario, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo della collaborazione economica e della formazione professionale. E conto sul supporto del Consolato delle iniziative culturali sviluppate dalla comunità polacca».
Chi saranno i responsabili del Consolato luganese?
«Il Console onorario polacco a Lugano è Gian-Luca Lardi, che vanta una lunga esperienza manageriale in Svizzera e all’estero. In qualità di presidente della Società svizzera degli impresari-costruttori (SSIC), il signor Lardi dirige una delle tre maggiori associazioni di categoria della Svizzera. Sono convinta che questa ricca esperienza commerciale del console Lardi si rivelerà un’importante risorsa per lo sviluppo della collaborazione polacco-ticinese in vari settori».
Quanti sono i polacchi residenti in Svizzera e quanti in Ticino?
«Negli ultimi anni stiamo osservando un alto tasso di migrazione dei polacchi in Svizzera. Oggi la comunità polacca conta più di 50 mila persone. Le sue maggiori concentrazioni sono a Zurigo, Basilea, Ginevra e Losanna. Il Ticino ha una immigrazione polacca relativamente piccola. Tuttavia è importante per noi perché alcuni ex soldati polacchi internati durante la Seconda guerra mondiale si sono stabiliti qui e hanno messo su famiglia e sono diventati cittadini svizzeri. I loro discendenti, figli e nipoti, anche se spesso non parlano più polacco, si identificano con la loro ascendenza polacca. Ho incontrato molti di loro a Losone».
Cosa possiamo dire sull’interscambio commerciale Polonia - Svizzera?
«Che sta registrando una crescita costante. Nel primo semestre dello scorso anno il fatturato commerciale è stato di oltre 3 miliardi di euro, il che equivale ad un aumento del 18% rispetto al 2021 e una continuazione di una tendenza pluriennale. Tutto indica che siamo sulla buona strada per ottimizzare il potenziale reciproco nell’ambito dei contatti commerciali. In tale ambito contiamo anche sull’attività del console onorario».
Ci sono realtà commerciali e culturali polacche in Ticino?
«Contiamo sul fatto che l’istituzione del Consolato a Lugano attiri le aziende polacche e favorisca lo sviluppo dei contatti economici con la Polonia. Percepiamo che il Ticino grazie alla sua posizione e al successo della sua transizione economica è un importante centro economico. Il potenziale è quindi notevole. Inoltre, c’è un clima favorevole alla collaborazione con la Polonia. Ciò è favorito anche dall’evidente consapevolezza del Ticino di avere un patrimonio storico comune».
Può fare un esempio?
«Una figura che ci lega simbolicamente è Tadeusz Kościuszko, il cui cuore è stato conservato per molti anni nella Cappella dei Morosini di Vezia. In questa cittadina c’è l’unica strada in Svizzera che porta il nome di T. Kościuszko. Nella memoria degli abitanti del cantone sono presenti anche i soldati polacchi internati durante la Seconda guerra mondiale. Ma la presenza polacca in Ticino non è solo storia. Alcuni personaggi noti della vita pubblica ticinese provengono da discendenti polacchi. C’è poi, per fare un altro esempio, Robert Kowalski, originario di Danzica, violinista dell’Orchestra della Svizzera italiana».
La Svizzera ha una lunga tradizione di neutralità e la Polonia, per alcuni aspetti, anche. Tuttavia entrambe le nazioni hanno dovuto rivedere alcune loro attitudini neutrali con l’avvento della guerra in Ucraina. Che tipo di riflessione possiamo fare su questo? È un passo avanti o un passo indietro?
«Di fronte alla guerra, di fronte alle violazioni delle norme fondamentali del diritto internazionale, non si può rimanere neutrali. Da questo punto di vista, la Polonia non è mai stata neutrale. Per secoli ha lottato per l’indipendenza della propria esistenza nazionale, del proprio Stato, e per l’indipendenza di altre nazioni. Il motto “Per la nostra e vostra libertà” è il nostro DNA nazionale. L’aggressione della Russia all’Ucraina rappresenta un momento di svolta nella storia europea moderna. Le domande sul futuro dell’Europa, sui suoi valori e sulle sue norme ci portano a riflettere su come garantire la pace e la sicurezza in Europa oggi. Noi polacchi conosciamo bene il valore della pace e il prezzo della libertà, ed è per questo che stiamo aiutando i nostri vicini ucraini, credendo nell’uguaglianza sovrana degli Stati e che l’Ucraina vincerà questa sanguinosa battaglia per il diritto all’autodeterminazione».
La Polonia è già una media potenza nell’ambito europeo. Si sta anche armando a ritmo sostenuto. Può dirci qualcosa sulla visione che muove Varsavia?
«Da Paese che ha conosciuto la violenza e la malvagità di due regimi totalitari, la Polonia sta oggi costruendo il proprio futuro sulla base dell’appartenenza ad alleanze e organizzazioni internazionali come l’ONU, la NATO e l’UE. La posizione sul fianco orientale della NATO ci impone obblighi particolari per quanto riguarda le capacità di difesa. La Polonia deve essere in grado di difendersi da sola, ma anche, nel caso, di aiutare i suoi alleati. Come unico Paese della NATO e dell’UE che confina con la Russia, la Bielorussia e anche con l’Ucraina. Questo impone un’enorme responsabilità politica. Dopo oltre trent’anni di transizione politica ed economica, siamo maturati come società, diventando un alleato e un vicino affidabile su cui contare anche in tempi di crisi e di pericolo, siamo diventati un partner che vuole co-progettare il mondo che ci circonda».