Tra sindaco e sindacalisti la battaglia continua

«Certo, è una questione personale». Tre sindacalisti UNIA da un lato – Giangiorgio Gargantini, Vincenzo Cicero e Matteo Poretti –, il sindaco di Paradiso Ettore Vismara dall’altro. Nel mezzo il picchetto sindacale che è andato in scena la mattina del 25 ottobre 2021. Quella mattina, infatti, fu allestito un picchetto sindacale davanti ai magazzini comunali di Paradiso: i dipendenti della squadra esterna – con il supporto di UNIA – incrociarono le braccia per alcune ore e, davanti ai cancelli, vennero posizionate alcune automobili. L’azione fu organizzata per manifestare disapprovazione per il licenziamento di un operaio comunale, ma anche per rivendicare l’esigenza di incontrare l’Esecutivo affinché venisse affrontato il tema dell’utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato, come pure quello di «frequenti inchieste interne e provvedimenti disciplinari» che, secondo il sindacato, avrebbero così portato a esercitare pressioni sui dipendenti.
Dal perimetro dei magazzini la vicenda si spostò ben presto negli studi d’avvocatura, al Ministero pubblico e, infine in Pretura penale. I tre sindacalisti furono infatti denunciati e la procura emanò nei loro confronti un decreto d’accusa per il reato di coazione. Decisione ribaltata nel novembre del 2024, quando il giudice della Pretura penale Flavio Biaggi pronunciò l’assoluzione nei confronti del terzetto. Finita qui? Nemmeno per sogno. Il sindaco di Paradiso e il Municipio, il 3 marzo scorso, hanno infatti dichiarato appello e della questione se ne occuperà la Corte di appello e revisione penale (CARP).
Manca l’autorizzazione
C’è, però, il proverbiale «ma». Quale accusatore privato al dibattimento ci sarà soltanto il sindaco Ettore Vismara e non il Municipio. Questo perché – salvo ulteriore ricorso – la Corte ha accolto un’istanza presentata dal difensore dei tre sindacalisti, Davide Ceroni. In estrema sintesi, l’Esecutivo non ha chiesto l’autorizzazione al Consiglio comunale. «Dagli atti – motivano i giudici Gianna Roggero-Will, Rosa Item e Manuela Frequin-Taminelli – non risulta che vi sia stato, da parte dell’Esecutivo, alcun coinvolgimento del Consiglio comunale e, soprattutto, non risulta che esso abbia dato al Municipio la necessaria autorizzazione a stare in lite nel procedimento penale qui in discussione». Per la CARP non vi sono dubbi: «Il Municipio del Comune di Paradiso non era, in realtà, legittimato a presentare, in nome del Comune e per il tramite del legale designato, la dichiarazione di costituzione quale accusatore privato». Tradotto. «L’appello presentato dal Comune di Paradiso è, quindi, inammissibile».
«È una questione personale»
Sul fronte sindacale non si risparmiano le critiche – anche in virtù di questa decisione – al sindaco Ettore Vismara: «È evidente che per Vismara la vicenda sia ormai diventata una questione personale, ma questo non è il vero nodo del problema – commenta il sindacalista Matteo Poretti –. Ciò che emerge è un modo di governare che calpesta le regole e lo spirito democratico». Poretti non va per il sottile: «A Paradiso il sindaco decide per tutti senza neppure consultare il legislativo. È facile immaginare il clima che si respira tra i dipendenti comunali. Un atteggiamento autoritario che dovrebbe allarmare non solo noi sindacalisti, ma anche i cittadini e le istituzioni cantonali, che non possono restare in silenzio di fronte ad un simile agire». Altrettanto perentoria è la replica del sindaco Ettore Vismara. «Ma certo che è diventata una questione personale», ci risponde. Quale accusatore privato, in aula, ci sarà soltanto lui: «Sono contento e felice che l’avvocato Salmina, prevedendo la possibile decisione negativa per quanto riguarda il Comune, abbia indicato anche la persona del sindaco». Vismara non si nasconde e difende la bontà di quanto fatto. La mente corre all’ottobre del 2021: «un atto sconsiderato nei confronti del Comune». E poi rincara: «Sono particolarmente arrabbiato per come sono iniziate le cose». Si continua a battagliare, insomma, pur riconoscendo rispetto nei confronti – passateci il termine – del «nemico»: «Quella mattina con i sindacalisti ci sono pure andato a bere tranquillamente un cappuccino».