Inchiesta

Traffico di canapa light a ridosso del confine

Fermato nel Mendrisiotto un furgone con a bordo oltre 95 chilogrammi di sostanza importata illegalmente dall’Italia – Le indagini dell’Amministrazione federale delle dogane hanno portato ad alcuni fermi nell’ambito di operazioni ben pianificate lungo la frontiera
La canapa light è legale ma non lo è l’importazione in barba alle disposizioni doganali. ©cdt/archivio
Stefano Lippmann
08.05.2021 06:00

Fino a metà del secolo scorso, alle nostre latitudini era considerata l’oro verde. Così era anche in Sudamerica, ma per usi (e scopi) differenti. È la canapa, o marijuana, che anche il nostro cantone ha ben conosciuto nei primi anni Duemila, con il proliferare dei canapai e la vendita dei sacchetti profumati. Più recentemente, invece, si è fatta strada la canapa light la quale, avendo un minore tenore di THC (il principio attivo), è considerata legale. A patto che le «carte» siano in regola. A maggior ragione se importata. Ed è proprio in questo contesto che l’Amministrazione federale delle dogane (AFD) ha scoperto un vasto traffico di canapa light a ridosso del confine. Si parla, per intenderci, di centinaia di chilogrammi non dichiarati. Come nel caso del 4 febbraio scorso quando le guardie di confine hanno intercettato un furgone zeppo di canapa: oltre 95 chilogrammi lordi, suddivisi in 14 bidoni (oltre a 14.000 euro). L’uomo alla guida aveva scelto un valico minore del Mendrisiotto per cercare di transitare senza essere scoperto. Invano. L’unità Antifrode doganale Sud ha dunque aperto nei confronti dell’autista un’inchiesta penale doganale per infrazione alla Legge federale sulle dogane e alla Legge federale concernente l’imposta sul valore aggiunto per aver, appunto, omesso di dichiarare la canapa light al momento dell’importazione dall’Italia.

La missione di 11 minuti

Quanto accaduto il 4 febbraio non è un caso isolato. Lo conferma, da noi interpellata, l’Amministrazione federale delle dogane la quale, pur senza entrare nei dettagli a causa dell’inchiesta in corso, comunica che «in questo ambito sono stati effettuati altri fermi». Insomma, quello del viavai di furgoni carichi di canapa, attraverso i valichi minori, è un fenomeno che all’inizio dell’anno si è ripetuto più volte. E dietro a tutto ciò ci sarebbe un modus operandi ben pianificato. È quanto emerge dal fermo del 4 febbraio. In quell’occasione, infatti, l’uomo era partito da Zurigo per prendere il carico. Basandosi sui dati forniti dal sistema di ricerca automatica di veicoli e monitoraggio del traffico, si evince che il furgone sia rimasto in Italia soltanto per 11 minuti. Dunque, unicamente per rifornirsi di canapa light. Una dinamica, sostiene l’AFD in un documento trasmesso alla Corte dei reclami penali, chiamata a esprimersi sull’acquisizione dei dati del cellulare dell’autista, che «lascia presumere un piano e una esecuzione ben stabiliti in precedenza». Per le guardie non vi sono dubbi: l’uomo «sembra essersi spostato espressamente da Zurigo in Ticino rispettivamente in Italia solo per compiere questa operazione. È ipotizzabile che abbia voluto importare la canapa light non dichiarata, allo scopo di rivenderla vantaggiosamente a terzi in Svizzera». Affermazioni, quest’ultime, che hanno trovato fondamento negli ulteriori fermi effettuati in questo ambito.