Processo

Tragedia a Malvaglia: «Un comportamento scellerato»

Chiesti 3 anni e 10 mesi di carcere per il giovane che cinque anni fa causò l’incidente in cui perse la vita un suo coetaneo
Lo scontro non aveva lasciato scampo al giovane bleniese. ©Rescue Media
Spartaco De Bernardi
03.03.2020 13:49

«Quella maledetta notte si è consumata una tragedia che non è però il frutto di una fatalità. È frutto dei comportamenti scellerati dell’imputato». Così il procuratore pubblico Andrea Minesso nella requisitoria al termine della quale ha chiesta una condanna di 3 anni e 10 mesi per il 23.enne a processo da questa mattina di fronte alla Corte delle Assise criminali di Blenio, riunita a Lugano sotto la presidenza del giudice Amos Pagnamenta, per aver causato la notte del 31 ottobre 2015 a Malvaglia l’incidente stradale costato la vita ad un 20.enne che stava rientrando a casa dopo una cena con i colleghi. Particolarmente grave, hanno sottolineato tanto il pp quanto il rappresentante dell’accusatore privato, avvocato Elio Brunetti, è stato il comportamento del giovane, allora 19.enne, subito dopo lo schianto avvenuto poco prima della una di notte sulla strada cantonale in zona Lesgiüna. Dapprima ha tentato di nascondere il suo fuoristrada, chiedendo in vano l’aiuto di due suoi colleghi di lavoro, e poi ha addirittura cercato di addossare alla vittima la colpa di quanto accaduto. E ciò sia nella chiamata al 117 effettuata solo una quindicina di minuti dopo l’incidente, sia istruendo l’amico e la compagna che lo seguivano su di un’altra auto sulla versione da rendere agli inquirenti. Versione che il 23.enne ha mantenuto a lungo durante l’inchiesta: non era stato lui ad invadere la corsia di contromano dopo un sorpasso a tutta velocità sul rettilineo che precede la curva a gomito all’uscita del paese di Malvaglia, bensì il 20.enne poi deceduto a seguito dell’incidente. «Non riuscivo a ricordarmi cosa fosse accaduto quella sera. Poi ci ho lavorato ed ora sono consapevole di quello che ho fatto. Mi dispiace davvero tantissimo di quanto accaduto, Il mio comportamento dopo l’incidente è stato una schifezza» ha dichiarato ieri in aula rispondendo alle domande del presidente della corte. Un’assunzione di responsabilità che, ha sottolineato il suo patrocinatore, avvocato Paolo Luisoni, è frutto di un lungo processo nel quale il ragazzo è stato aiutato da una psicologa. «Oggi è una persona cambiata» ha osservato ancora l’avvocato Luisoni per il quale il suo assistito deve essere condannato ad una pena che consenta di essere sospesa condizionalmente. La sentenza è attesa nel pomeriggio.