Trasporti pubblici affollati, la polemica è servita

I treni affollati non sono certo una novità per gli studenti ticinesi. In tempi di pandemia, però, mantenere la distanza sociale è diventata un’abitudine per tutti e così, a causa di alcune carozze più affollate del solito, negli scorsi giorni si è tornati a discutere del tema. «Il Governo deve agire in maniera urgente», scriveva il sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (SISA) lanciando una petizione online per chiedere un potenziamento nelle tratte più utilizzate. Ma la polemica, non si è fermata qui.
Una risposta, una polemica
Una prima risposta per ovviare al problema del sovraffollamento sui mezzi pubblici è infatti arrivata stamane dal DECS. Il Dipartimento di Manuele Bertoli, tramite la Sezione dell’insegnamento medio superiore e d’accordo con il medico cantonale, ha scritto ai direttori dei cinque Licei cantonali e della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona per chiedere di modificare l’orario e posticipare l’inizio delle lezioni di un’ora a partire da lunedì 23 novembre. La comunicazione è poi giunta anche a diversi allievi e ben presto è finita sui media. Ma la decisione del DECS ha però preso un po’ di sorpresa anche gli attori del trasporto pubblico ticinese; dalle aziende del trasporto pubblico fino al Dipartimento del territorio, che hanno appreso della notizia solo in giornata. Insomma, l’idea del DECS per sgravare per quanto possibile i mezzi pubblici durante gli orari di punta non è stata condivisa in anticipo con tutte le parti in causa, creando un po’ di scompiglio a Bellinzona. Tantoché a fine pomeriggio è stato convocato un incontro streaming (tuttora in corso) tra le parti per cercare di chiarire la questione. Anche perché, va detto, il cambiamento degli orari scolastici avrebbe un importante impatto sul traffico passeggeri dei treni.
Va poi detto che l’attuazione pratica (nei dettagli) della richiesta del DECS non è di facile applicazione ed è tuttora in corso. Non tutte le classi saranno toccate da questa decisione e i rispettivi direttori degli istituti stanno lavorando per adattare la griglia oraria (un lavoro non certo facile) alle specifiche necessità della propria sede. Tanto è vero che solo una parte degli allievi ha finora ricevuto una comunicazione in tal senso. L’adattamento, però, per forza di cose allungherà di un po’ la giornata di alcuni studenti.
Il cambiamento, inoltre, non è definitivo e potrebbe subire delle modifiche. Una prima valutazione da parte del Dipartimento dovrebbe infatti arrivare nelle settimane successive all’entrata in vigore. Senza dimenticare, infine, che a metà dicembre entrerà in vigore il nuovo orario dei trasporti pubblici e quindi, verosimilmente, saranno necessari ulteriori ritocchi.
Il Dipartimento, va detto, è intervenuto per quanto di sua competenza, poiché l’eventuale potenziamento (o modifiche) delle tratte non spetta al DECS. Certo è che, però, le altre parti in causa avrebbero preferito essere maggiormente coinvolte nel processo che ha portato alla decisione.
Il no comment delle FFS
«La decisione del DECS non la commentiamo». Esordisce così, Patrick Walser, portavoce delle FFS. Non c’è molta voglia, in effetti, di approfondire quella che in sostanza è sembrata una decisione univoca. Certo, le ferrovie federali, così come tutte le imprese di trasporto pubblico ticinesi, verranno toccate dalla decisione, la subiranno in qualche modo. Forse grazie a essa eviteranno però problemi di sovraffollamento.
«Sì, ci sono delle corse più frequentate di altre, ma è anche vero che, nelle ultime settimane, da quando è arrivata la cosiddetta seconda ondata, abbiamo notato una regressione graduale nell’utilizzo dei nostri mezzi, una regressione molto marcata sulla lunga percorrenza, comunque percepibile nel traffico regionale. Poi alcune corse restano più affollate di altre, negli orari di punta. Ma proprio per questo, già prima della pandemia – e a maggior ragione lo facciamo oggi –, consigliavamo dove possibile di evitare tali orari. In tutti i casi, molte aziende hanno già introdotto il telelavoro e, va ricordato, soltanto due settimane fa il Consiglio federale sottolineava la raccomandazione a muoversi il meno possibile. In tutti i casi, dal momento in cui le autorità federali o cantonali dovessero richiedere nuove misure, ci siederemmo a un tavolo per parlarne e poi le applicheremmo».
Anche se dovesse trattarsi di aggiungere treni? «Bisogna sempre considerare che la quantità di treni disponibile è quella che è. Non possiamo mettere in servizio treni che non abbiamo, su tracce che non ci sono. Il traffico va bilanciato, all’interno della rete nazionale – una delle più trafficate al mondo su rotaia – e di concerto con le altre imprese di trasporto pubblico”. Walser continua: “Le FFS si rifanno al piano di protezione elaborato dall’UFSP, in collaborazione con le stesse imprese di trasporto. Se ogni azienda dovesse iniziare a stabilire delle proprie misure, l’utente non capirebbe più nulla. Le FFS d’altronde sono un’impresa di trasporto pubblico, non di sanità pubblica: mettiamo in atto le misure che ci dicono di prendere, ma non siamo noi a doverle decidere».