Trattative sfumate, e l’azienda fallisce

Le luci, alla ElettroCrivelli SA di Breganzona, si sono definitivamente spente. D’altronde, la comunicazione apparsa questa mattina sul Foglio ufficiale non lascia spazio a dubbi: la procedura di fallimento è stata ufficialmente decretata e per l’azienda fondata nel 1987 da Alberto Crivelli – una delle più grosse, in Ticino, nel campo delle installazioni elettriche, della domotica, della telematica e del fotovoltaico – non resta che chiudere definitivamente i battenti. A perdere il posto, in Ticino e nelle succursali di Burgdorf, Renens e Zurigo saranno circa 170 persone, ottanta delle quali attive nel nostro cantone.
Le reazioni dei sindacati
La notizia, però, era nell’aria da diverso tempo. Se non del possibile fallimento, almeno delle difficoltà finanziarie che avevano colpito l'azienda. Stando a La Regione, già nei giorni scorsi è stata inviata una lettera ai dipendenti nella quale il Consiglio di amministrazione della società confermava di aver avviato la liquidazione. E anche i sindacati UNIA e OCST erano al corrente dei problemi di liquidità, emersi tra settembre e ottobre. La conferma del fallimento ha stupito poiché arrivata «quasi come un fulmine e ciel sereno», da un giorno all'altro, commenta al CdT il responsabile del settore artigianale di UNIA, Igor Cima. «Dallo scorso autunno si sapeva di problemi ma l’azienda ci ha sempre rassicurati sul fatto che si sarebbe trovato una soluzione, cercando possibili investitori oppure, nel caso peggiore, tramite una moratoria concordataria. A saperlo prima, avremmo potuto lavorare a un piano sociale».
Di vero e proprio fulmine a ciel sereno parla invece il segretario regionale del Luganese dell’OCST, Lorenzo Jelmini. «Avremmo potuto agire prima», afferma. «La comunicazione con le aziende è un punto su cui lavorare». Entrambe le sigle sindacali sono al lavoro per far ottenere agli ex dipendenti i salari di dicembre (la Crivelli SA ha regolarmente versato la tredicesima) tramite procedura fallimentare.
Tentata anche una riorganizzazione
«Già in autunno c’era stata una riunione in presenza dei dipendenti, durante la quale erano stati aggiornati sulle difficoltà finanziarie della nostra azienda. E i sindacati sono stati informati», ha replicato, contattato dal CdT, il proprietario dell’azienda, Alberto Crivelli. Ma come si è arrivati a questo punto? Che cosa ha portato la ditta, tra le più grosse in Ticino nel settore delle installazioni elettriche, a dover chiudere definitivamente i battenti? «Ad aver pesato – risponde – sono stati i mancati incassi, accentuati dalle difficoltà di approvvigionamento dei materiali e dalle tempistiche delle consegne. Senza contare un mercato, quello ticinese, molto cambiato anche dopo la pandemia». Negli ultimi due anni, prosegue Crivelli, «abbiamo attuato misure di riorganizzazione aziendale e chi aveva perso il lavoro era stato ricollocato presso alcuni colleghi del settore. Inoltre, eravamo in trattative con due-tre possibili investitori, ma le stesse sono però naufragate. Una riguardava l’acquisto di tutto il gruppo, ma l’operazione si era rivelata troppo onerosa, mentre le seconda per la sola attività in Ticino. Ma anche quest'ultima era sfumata». Con l’epilogo che ben conosciamo: «Abbiamo cercato di procedere con una moratoria concordataria ma l’Ufficio fallimenti ha ritenuto non fosse il caso e abbiamo dovuto depositare i bilanci».
Resta aperto uno spiraglio
«Dal canto nostro – assicura Crivelli – cercheremo di trovare un impiego ai nostri dipendenti rimasti senza lavoro». E lo stesso lo faranno le due sigle sindacali. A far bene sperare, per quanto possibile, è la situazione di un settore e di un mercato in salute. Proprio mercoledì uno studio dell’istituto X28 di Thalwil aveva evidenziato come in Svizzera manchino ben 6 mila elettricisti. Senza contare, concludono Cima e Jelmini, che il settore del fotovoltaico – nel quale operava anche la ElettroCrivelli – è in continua espansione.