Incendio

Tre lettere e un silo con la farina, non resta altro

Il comandante dei pompieri di Lugano, intervenuto con i colleghi di Melide e del Mendrisiotto: «Parte del perimetro del Mulino di Maroggia è ancora in piedi, ma la parete sul lato della ferrovia è pericolante»
©KEYSTONE/Ti-Press/Davide Agosta
Chiara Nacaroglu
24.11.2020 06:00

«G I A». Tre lettere, le ultime. Sono le uniche rimaste della scritta «Mulino Maroggia» che si leggeva, tutta in maiuscolo, sulla facciata dello storico impianto molitorio in via Ai Molini. Tre lettere e poco altro sono quello che rimane del più grande mulino ticinese in funzione.

Il resto è stato distrutto dal vasto incendio scoppiato ieri poco dopo le 17 per cause che l’inchiesta di polizia dovrà stabilire. Gli abitanti della zona sono stati subito invitati a rimanere nelle loro case chiudendo porte e finestre e, nel buio della sera, era facile scorgere le sagome di chi non riusciva a staccare gli occhi dallo spaventoso spettacolo di fuoco e fumo. Per il paese si aggiravano pochi abitanti, sui loro volti le stesse espressioni di sconcerto e paura. Le uniche voci udibili erano quelle dei pompieri che gridavano informazioni sulla potenza degli enormi getti d’acqua sparati sull’edificio circondato dal fumo.

«È bruciato tutto»

«È bruciato tutto, è bruciata la storia di Maroggia», ci ha detto una ragazza quasi in lacrime. Dal canto suo, un signore che abita proprio di fronte allo stabilimento, in via Ai Mulini, ci ha spiegato che era in casa quando all’improvviso ha sentito un boato. «Come mi sento? Mi sento triste. A parte il disastro di per sé, la struttura è un simbolo del paese». La gestione della storica attività molitoria - nata negli ultimi anni del 1800 per volontà del fondatore Michael Stadlin - è in mano da tempo alla famiglia Fontana e negli anni lo stabile è stato ristrutturato e ammodernato. L’ultimo intervento risale al 2017 quando è stata sistemata la parte più antica dello stabilimento, quello che a suo tempo ospitava la riseria.

E un dispositivo enorme

«Quello divampato ieri è un incendio totale», ci ha spiegato Federico Sala, comandante dei Pompieri di Lugano giunti immediatamente sul posto insieme agli uomini del Centro Soccorso Cantonale Pompieri Mendrisiotto per dare manforte ai colleghi di Melide. A Maroggia ieri erano operativi circa una settantina di pompieri e una quarantina di agenti di polizia tra Cantonale, Polizia Città di Lugano, Polizia Città di Mendrisio, Polizia comunale di Chiasso e Polizia Ceresio Sud. Sulla linea ferroviaria è giunta anche la Difesa dell'Impresa FFS con ben due treni di spegnimento carichi di 45 mila litri d’acqua l’uno. Presenti, infine, anche i soccorritori del SAM.

Al lavoro tutta la notte

Non è stato segnalato alcun ferito, anche se sembrerebbe che alcune persone abbiano avuto leggeri sintomi di intossicazione . Quasi quattro ore dopo lo scoppio del rogo la situazione era sotto controllo. «Ora la situazione è tranquilla - ha spiegato ancora il comandante Federico Sala verso le 20.30 di ieri sera - e abbiamo visibilità all’interno della struttura. Siamo riusciti a salvare il silo di cemento contenente la farina, il resto è andato distrutto. Parte del perimetro dell’edificio è ancora in piedi, ma la parete sul lato della ferrovia è pericolante». Le operazioni di spegnimento sono state molto impegnative e rese difficili dalla tipologia di materiale presente all’interno. È stato necessario inoltre rifornirsi di acqua dal vicino lago. I pompieri hanno lavorato tutta la notte per estinguere il fuoco propagatosi anche negli anfratti più nascosti del complesso.

Traffico in tilt

A causa del denso fumo sprigionatosi dal rogo e per facilitare le operazioni di spegnimento, ieri la strada cantonale è stata chiusa da Bissone a Maroggia in entrambe le direzioni. L’odore di bruciato si sentiva a nord fin sulla strada della Forca di San Martino, sulla quale si sono formate lunghe colonne di auto in uscita da Lugano. Lo stesso è successo sulla cantonale da sud, dove le auto venivano bloccate a Melano. L’incendio ha infatti mandato in tilt gran parte del traffico del Sottoceneri, stradale e non. Anche la linea ferroviaria è stata chiusa da Melide a Capolago-Riva San Vitale e centinaia di passeggeri sono rimasti a piedi. Alcuni abitanti di Maroggia sono invece rimasti senza una casa: la polizia ha provveduto a evacuare le abitazioni vicine al mulino. Per coloro che non hanno potuto recarsi da parenti o conoscenti, è stata allestita una tenda della Protezione Civile.

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