Truffa dei finti poliziotti, due condanne

È una telefonata che nessuno vorrebbe ricevere: la Polizia che chiama per comunicare che un congiunto ha causato un grave incidente stradale, mettendo in pericolo di vita una donna incinta e uccidendone il figlio che portava in grembo. Polizia che poi aggiunge che dietro il pagamento immediato di una cauzione di 150.000 franchi il parente può tornare in libertà. Non ha abbastanza soldi? Va bene, ne basteranno trentamila. Ci aspetti al bar. Arriviamo subito, è una cosa che bisogna fare in fretta.
Messa così, è abbastanza chiaramente una truffa. Ma considerando lo shock emotivo, e l’età avanza della vittima - scelta «chirurgicamente» dai truffatori proprio perché anziana - è un attimo cascarci. E così è quasi stato quel giorno di marzo a Paradiso. I truffatori ci hanno però messo un attimo di troppo ad arrivare, e nelle ore di attesa, «dopo essere andato in banca a prendere tutto quello aveva», l’anziano ha capito di essere stato ingannato, grazie anche a una cameriera che si era avveduta della sua agitazione, e il tentativo d’inganno è stato sventato dalla Polizia. Quella vera.
Erano gli esecutori materiali
Il «reato estremamente odioso», per usare le parole del giudice delle Assise correzionali Marco Villa, è approdato in aula ieri, e ha visto la condanna in contumacia di due italiani, un 35.enne e una 23.enne, a nove mesi sospesi per tentata truffa. Il duo - difeso dagli avvocati d’ufficio Luca Taddei e Lara Tartaglia, che ne avevano chiesto il proscioglimento, è stato ritenuto essere «solo» l’esecutore materiale della truffa, la cui base logistica è invece probabilmente da ricercare in Polonia. A promuovere l’accusa era il procuratore generale sostituto Moreno Capella.
Se la giovane era incensurata, il 35.enne ha a casellario una lieve condanna cresciuta in giudicato per truffa in Italia. Inoltre la scorsa estate una persona con lo stesso nome e residente nella stessa città è stata condannata in primo grado a 4 anni e 4 mesi per una ventina di truffe del falso nipote in Lombardia e Piemonte, con modalità del tutto simili a quella di Paradiso («ha travolto e ucciso una donna incinta»). Non siamo però riusciti a confermare che si tratti effettivamente della stessa persona.
