Ulisse, l'Odissea è finita

LUGANO - "Non hanno violato la libertà delle prostitute che lavoravano all'Oceano". È con queste parole che il giudice Amos Pagnamenta, nel pomeriggio di quest'oggi, ha prosciolto dalle accuse di usura e promovimento della prostituzione nei confronti di Ulisse Albertalli (tra i più noti re dei night in Ticino) e di sua figlia.
I due erano a processo per aver gestito l'Oceano, probabilmente il più noto e grande postribolo della Svizzera italiana. La Corte delle Assise criminali di Lugano, sposando la tesi difensiva portata in aula dall'avvocato Marco Garbani, ha dunque smontato l'atto d'accusa stilato dal procuratore generale John Noseda, che per loro aveva chiesto una condanna a 2 anni e mezzo.
"Le ragazze non erano costrette a restare all'Oceano. Potevano andarsene quando volevano", ha spiegato il giudice. "Tutte erano regolari e provenienti dall'area Schengen. E se avessero ritenuto eccessive le pigioni che dovevano pagare (tra i 160 e i 180 franchi a notte, ndr.) avrebbero potuto segnalarlo alle autorità, o ad andarsene". Il procuratore generale ha già annunciato che ricorrerà in Appello contro la decisione della Corte.