Turismo

Un altro mese da incorniciare, «Investiamo nella qualità»

I pernottamenti di giugno in Ticino sono aumentati del 73% rispetto al 2020 - Trotta: «Anche meglio dei risultati prepandemici» - Ma come capitalizzare questo traguardo? «Marketing mirato e cultura dell’accoglienza»
Anche a giugno l’afflusso di turisti confederati è stato decisivo. © cdt/gabriele putzu
Paolo Galli
04.08.2021 18:18

Il puzzle dell’estate ticinese aggiunge un’altra tessera a completare un quadro turistico sempre più da incorniciare. La conferma è giunta ieri con la pubblicazione dei dati dell’Ufficio federale di statistica (UST). Rispetto al 2020, i pernottamenti di giugno in Ticino sono aumentati del 73%. Se vogliamo considerare un dato non influenzato dalla pandemia occorre guardare al 2019. E anche qui, il risultato è ottimo: + 18%. Il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta non nasconde la sua soddisfazione: «Giugno conferma la tendenza semestrale. Rispetto al 2020 i pernottamenti nei primi sei mesi dell’anno sono aumentati del 173%. Rispetto al 2019, del 27 %. Marzo, aprile, maggio e giugno sono stati strepitosi».

Il peso dei confederati

Di che brindare, a fronte di una situazione nazionale che invece ha dovuto mandar giù diversi bocconi amari. A livello svizzero i risultati semestrali sono ancora lontani dai livelli prepandemici. Le statistiche indicano un ribasso del 39% sui pernottamenti. Ma torniamo al Ticino. A gonfiare le vele del turismo cantonale questa estate, com’era già avvenuto nel 2020, sono stati i turisti confederati, che hanno scelto il sud delle Alpi. «Un ottimo segnale. La quota di mercato degli svizzeri a giugno è calata leggermente, pur rimanendo su livelli altissimi, attorno all’87%. Lo scorso anno era al 92%». Varrà, ancora una volta, il paragone con il 2019: «Nel periodo pre COVID la quota di turisti confederati si aggirava attorno al 56%». Quindi? La conclusione è semplice: durante la pandemia gli svizzeri hanno scelto il Ticino. Ma chiediamo: perché il nostro cantone e non altre regioni svizzere? Ancora Trotta: «Anche prima della pandemia il Ticino era considerato la meta preferita degli svizzeri. Va detto - a nostro merito - che in molti ci hanno visitato per la prima volta. Anche perché siamo considerati “la destinazione più mediterranea’’. Non solo. Credo che abbiano scelto il Ticino anche per una certa immagine di sicurezza che abbiamo saputo offrire. Siamo stati i primi ad essere toccati dal virus; ma anche i primi a dare le giuste risposte sanitarie. L’insicurezza legata ai viaggi all’estero ha fatto il resto».

Il sud oltre il confine

Dicevamo: a giugno c’è stato un leggero calo di turisti confederati. L’apertura delle frontiere ha reso il nostro territorio più permeabile: la fuga verso sud oggi prosegue dopo Chiasso. «Per contro sono aumentati i turisti internazionali», aggiunge Trotta. Un normale travaso che dovrà essere seguito con attenzione dagli specialisti del settore. L’obiettivo, comunque, sarà non farsi sfuggire la nuova quota di mercato conquistata in questi due anni: le famiglie e gli svizzeri romandi in primis. «Occorre lavorare sulla qualità. Il migliore biglietto da visita». Su questo punto i risultati sono incoraggianti. «Stiamo lavorando con l’Università di San Gallo e con gli Enti turistici regionali (OTR) per analizzare gli scenari futuri che si presenteranno a corto, medio e lungo termine», spiega ancora il direttore di Ticino Turismo. «Abbiamo monitorato il grado di soddisfazione dei turisti, che in Ticino risulta molto alto. Un buon risultato da cui partire e su cui occorre continuare a investire». Ma da solo non basta. «Per capitalizzare i nuovi target che abbiamo raggiunto durante la pandemia sarà fondamentale sviluppare un marketing più diretto con il turista, confezionando messaggi specifici per ogni categoria». In questo senso il ventaglio delle proposte che può offrire il Ticino è piuttosto ampio: «Questa è una peculiarità del nostro cantone: un paesaggio molto variegato, che va dai laghi alle montagne. A livello di marketing, quest’anno abbiamo puntato anche sulla prossimità, ovvero sul fatto che il Ticino è una meta facile da raggiungere. Da Zurigo ci vogliono meno di due ore. Senza dimenticare il clima, anche se luglio è stato un disastro». Con i cliché del sole e del paesaggio mediterraneo, anche l’enogastronomia - conferma Trotta - è entrata a pieno titolo tra i temi trainanti del marketing turistico ticinese.

Infrastrutture ma non solo

Ma cosa risponde il direttore di Ticino Turismo a chi sostiene che sia giunto il tempo di investire in progetti di forte richiamo, dalla forte impronta identitaria, in grado di segnare i ricordi e l’immaginario del turista? «Condivido solo parzialmente. Credo sia altrettanto importante lavorare costantemente per migliorare la qualità di tutta l’offerta: dagli eventi alle infrastrutture alberghiere. In questo senso negli ultimi anni si è fatto molto. Migliorare costantemente il prodotto e l’offerta infatti è fondamentale. Ripeto: questo è il miglior biglietto da visita. Poi, chiaramente, se ci dovesse essere anche un grosso investimento dal forte richiamo internazionale, non potrebbe che farci bene. Sia esso un’opera architettonica come lo è stato il LAC; sia a livello di eventi. Sarebbe la ciliegina sulla torta. Credo d’altro canto che i nuovi riconoscimenti ottenuti dal Ticino sul fronte UNESCO non vadano sottovalutati. Ai Castelli di Bellinzona si sono aggiunti il monte San Giorgio, le processioni storiche di Mendrisio e - più recentemente - le antiche faggete della Valle di Lodano». Questi riconoscimenti, conclude Trotta, costituiscono oggi per il Ticino un motore di forte richiamo internazionale su cui vale la pena continuare a costruire.

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