Mendrisio

Un colpo sferrato alla cieca, la condanna per tentato omicidio

Cercava di recuperare soldi per comprarsi la droga il 21.enne che, lo scorso ottobre, ha accoltellato uno studente – La Corte lo ha condannato a 4 anni e mezzo di carcere, ma la pena sarà sospesa a favore di un trattamento stazionario
©Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
06.05.2025 18:18

Il desiderio inarrestabile di trovare i soldi per comprare della cocaina; il coltello a serramanico nella tasca; il consumo di alcol. E poi, ancora, dei disturbi psichici e comportamentali pregressi e la sospensione delle cure. Un mix micidiale. Nel mezzo una vittima, uno studente italiano dell’Accademia di Mendrisio che – la notte tra il 26 e il 27 ottobre dello scorso anno – si è trovato «al posto sbagliato nel momento sbagliato». Alla sbarra – davanti alla Corte delle assise criminali di Mendrisio, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta – quest'oggi è comparso il 21.enne della regione che, quella notte, ha accoltellato uno studente in via Gismonda a Mendrisio. Il tutto, come detto, nel tentativo di avere qualche soldo per comprarsi un po’ di polvere bianca. Da qui l’accusa – formulata dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas – di tentato omicidio, subordinatamente lesioni gravi e di tentata rapina aggravata (nonché contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti). L’uomo è stato effettivamente condannato per tentato omicidio (per dolo eventuale), ma la pena è stata sospesa a favore di un trattamento stazionario. Per lui, in sostanza, si apriranno le porte di Villa Argentina dove potrà essere preso a carico e seguire il necessario percorso terapeutico. Una misura che è stata sposata sia dall’accusa che dalla difesa, come pure dal diretto interessato.

Fenomeno preoccupante

Resta, sicuramente, la gravità di quanto successo quella notte. Una ricostruzione che, anche oggi in aula, ha effettuato il 21.enne. «Ero a casa e avevo bevuto un po’ – ha risposto a domanda del giudice –. Verso le 23 sono uscito per cercare della cocaina, ma non trovavo i soldi». A questo punto la vicenda prende tutt’altra piega: «Ho visto questo ragazzo passare, l’ho fermato e glieli ho chiesti». Inizia il peggio: «Inizialmente ho chiesto se avesse qualche soldo per me, poi sono stato un po’ più insistente». La situazione si fa tesa (lo studente non era solo, con lui c’era una ragazza), c’è qualche spintone e poi la vittima si difende sferrando un pugno: «Ho reagito colpendolo con un coltello». La ferita, come riportato nell’atto d’accusa, lede la milza e pone lo studente «in imminente pericolo di vita». Un aspetto sottolineato anche dal procuratore pubblico Akbas durante la requisitoria. Fortunatamente l’ospedale era a poche centinaia di metri di distanza e, grazie a un intervento chirurgico urgente, si è riusciti a scongiurare il peggio. Considerazione, quest’ultima, fatta dall’avvocato dello studente, costituitosi accusatore privato, Matteo Quadranti, il quale si è allineato alle richieste di giudizio formulate dall’accusa. Il procuratore pubblico, nel chiedere una pena di sei anni e mezzo di carcere, non ha nascosto preoccupazione: «Succede sempre più spesso di essere confrontati con giovani o giovani adulti che vanno in giro con armi». Nel caso specifico, la stessa accusa ha riconosciuto – evocando la perizia psichiatrica che ravvisa una scemata imputabilità di grado medio – che il 21.enne debba essere aiutato. Rimane, ad ogni modo, la «colpa molto grave» per quanto commesso.

«Non voleva uccidere»

La difesa, dal canto suo, si è battuta per il proscioglimento dal reato di tentato omicidio e per una pena di massimo 3 anni di carcere. «Non cercherò di fornire giustificazioni, non ce ne sono» ha detto in apertura d’arringa l’avvocato Nicola Orelli. Il 21.enne, ha evidenziato, «ha ammesso e collaborato, ha consegnato il coltello, ha compreso ed è sinceramente pentito». Richiamando la perizia psichiatrica e le vicissitudini («un passato e un presente molto complessi») passate, ha sottolineato il fatto che il suo assistito abbia «tentato di recuperare denaro nel peggiore dei modi, ma non era intenzionato ad uccidere».

«Un colpo alla cieca»

La Corte, infine, ha condannato l’uomo a una pena di 4 anni e mezzo di carcere. Ma è stata sospesa, come detto, a favore di un trattamento stazionario. «Chiunque sa che accoltellare una persona al ‘bersaglio grosso’ può causare gravi ferite che possono portare al decesso» ha detto, nel motivare la sentenza, il giudice Amos Pagnamenta. Tentato omicidio, abbiamo visto, per dolo eventuale: il 21.enne, ha ravvisato, «non aveva alcun motivo per uccidere, il denaro era la sua preoccupazione principale. Ma colpendo alla cieca si è assunto il rischio di uccidere». Di più: «Con il suo agire ha messo in pericolo una persona che passeggiava tranquillamente in Città».