Un evento per ricordare quando Tesserete perse l'Eden

«Poi il giorno, quell’orrido giorno che tornai dalla Svizzera interna ed il mio palazzo non c’era più. Una ferita profonda, irreparabile, indimenticabile. Ricordo il mio pianto silenzioso quando stetti innanzi a quel vuoto. Tutto il nucleo appianato, lisciato come se si dovesse cancellare un passato brutto». Le parole sono d Soraja Sonderegger Hüsejnow, figlia degli ultimi gerenti della pensione Eden di Tesserete, sita nel «nucleo primitivo» la Rocca di Tesserete, assieme ad altri edifici che negli anni avevano ospitato appartamenti, una caserma, un barbiere, la Giudicatura di pace, la scuola di musica Filarmonica capriaschese, la palestra delle Scuole elementari e il carnevale.


A far rivivere la memoria di quei luoghi di cui l’ex Comune (oggi confluito in Capriasca) decise di disfarsi è oggi l’Associazione capriaschese Pom Rossin tramite una pubblicazione («L’ultimo Eden - Un angolo di paese sparito per sempre») e una serata pubblica questa domenica alla 17 presso le Scuole elementari di Tesserete (ex caserma) in cui interverrà proprio Sonderegger Hüsejnow che porterà i propri ricordi. L’auspicio degli organizzatori - la serata sarà condotta da Germana Carbognani-Baschier e Maurizio Cattaneo con Giorgio Menghetti e le musiche di Gabriele Cavadini - è che anche il pubblico che accorrerà possa portare le proprie testimonianze riguardanti l’ex quartiere in un momento conviviale che seguirà l’appuntamento.
Ristrutturare era troppo caro


Il libro si compone di una raccolta di interviste, testimonianze e foto della vita nel quartiere e alla pensione Eden. È da esso che abbiamo tratto la citazione d’ingresso e le foto che corredano questo scritto. A ricostruire le vicende del quartiere è in particolare un contributo di Carlo Anselmini in cui si legge che la demolizione degli edifici retrostanti all’attuale Casa comunali furono decisi perché ristrutturarli sarebbe stato troppo dispendioso. La Commissione cantonale dei monumenti storici aveva peraltro sconsigliato la demolizione in un primo parere, ma poi avrebbe cambiato idea dopo una visita sul posto. Di certo è difficilmente immaginabile che la medesima proposta fatta oggi potrebbe avere successo: basti pensare che il nucleo di edifici demoliti appariva già in una mappa catastale dell’Ottocento. La data esatta di realizzazione non è tuttavia nota. Leggenda vuole che l’area ospitasse un convento addirittura antecedente a quello del Bigorio, che è del 1535.